Capitolo 4 Benvenuta all'Inferno

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Lo scheletro cerco di colpirmi sventolando la spada da sinistra a destra e da destra a sinistra, non sembrava molto capace con la spada. E sapere che era il riflesso delle mie abilità, lo faceva apparire una presa in giro.

Continuavo ad indietreggiare, allontanandomi sempre di più dalla parete in cui avrei dovuto intrappolarlo: ma non sapevo come avrei dovuto fare.

Quando lo scheletro tentò un fendente cercai di pararlo con il pugnale con tutta la forza che avevo e mi accorsi che non era poi così forte come avevo immaginato e riuscì a spingerlo via facendolo barcollare, ma sfortunatamente non cadde a terra. Nonostante fosse una copia delle mie abilità sembrava molto più capace di me a mantenere l'equilibrio su quel pavimento instabile, mentre le mie gambe tremavano costantemente.

"Un momento, le gambe... era impossibile che non se ne fosse accorto, gli sarebbe bastato un colpo alle mie gambe per mandarmi a terra. Il duello non sarebbe durato nulla, ma lui avrebbe vinto. Non era quello il suo obbiettivo?"

Quella riflessione però mi distrasse a sufficienza per permettere allo scheletro di colpirmi al fianco, mi spostai all'ultimo secondo e mi procurai solo un graffio. Quel colpo però, anche se fosse andato completamente a segno, non mi avrebbe procurato una ferita poi così grave, sarebbe bastato solo qualche secondo e la ferita sarebbe guarita. Il graffio infatti come era apparso era sparito.

"Perché non mi ha colpito direttamente al centro della pancia?" questo suo mancato tentativo di colpirmi non centrava nulla con le sue abilità e ne ebbi la conferma dopo.

Tentai di attaccarlo nuovamente, lo scheletro evitò tutti i miei attacchi, ma il mio obiettivo era spingerlo contro la parete di scheletri.

Resosi conto della mia strategia di metterlo all'angolo tentò un altro colpo questa volta proprio sul collo.

Gemetti dal dolore e lo scheletro indietreggiò di nuovo.

Portai in fretta la mano al collo per tamponare la ferita, ma... era solo un graffio. Perché? Avrebbe potuto tranquillamente passarmi la gola da parte a parte.

Lo scheletro attaccò di nuovo, ma riuscì a scasarmi.

Non andava bene, dovevo farlo tornare contro la parete, ma non potevo andare avanti con tentativi, se solo quel pugnale fosse stata una spada sarebbe stato più facile probabilmente, oppure... lasciai cadere il pugnale a terra e lo scheletro seguì quel movimento.

"Perfetto"

Lo colpì con un calcio allo sterno lui cadde all'indietro perdendo la spada, prontamente la afferrai e la puntai sotto il teschio, ma come avrei dovuto farlo tornare alla nella parete? Sollevai la testa verso la parete e allora capì.

Lo scheletro sembrò riprendersi solo in quel momento dal colpo.

«Alzati» ordinai e lo obbligai premendo la punta della spada contro il mento, lui si alzo «Indietro, cammina» lo scheletro eseguì l'ordine e dieci passi più tardi gli altri scheletri lo afferrarono e lo tirarono con loro nella parete e successivamente tornarono immobili.

«Questo è stato il peggior combattimento che abbia mai visto» guardai Lucifero, mi ero quasi dimenticata di lui e di Jamila. Ma cosa si aspettava?

«Non so combattere, credevo lo avessi capito» risposi acida.

«Non ci hai nemmeno provato»

Era forse impazzito? «Certo che ci ho provato!»

«No! Non lo hai fatto!» Lucifero raccolse il pugnale da terra «Questo non ti serve a niente, quella» e indicò con un gesto la spada che avevo ancora in mano «non ti serve a niente, quando hai i tuoi poteri»

Ibrida: l'Amante del DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora