Capitolo 5: Nuovi Coinquilini.

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Anche quel giorno, Harry, Alexandra e Gwen si svegliarono sentendosi sorprendentemente bene per essere tre orfani che, fino a settantadue ore prima, uno faceva praticamente da elfo domestico, venendo anche trattato peggio, e altre due erano sopravvissute per magia – letteralmente – a delle maledizioni oscure, se non addirittura per miracolo. Le pozioni date al ragazzo per le ferite da botte e cinghiate che il bambino aveva sulla schiena, per non parlare delle cure che aveva applicato loro la signora Darytia alle due ragazze, avevano fatto il loro dovere, e ora il ragazzo praticamente saltellava giù dalle scale allegramente ogni giorno, puntuale come un orologio svizzero, appena scattavano le otto del mattino. Certo, svegliarsi nella sua fantastica stanza, con il sole che gli arrivava sul viso, assieme al sottofondo di musica classica che c'era ai piani di sotto, era abbastanza per metterlo di buon umore, abituato com'era ai Dursley, che gli gridavano rabbiosamente attraverso la porta dello sgabuzzino, e ci bussavano anche selvaggiamente. E lui era anche estremamente contento di esser trattato così bene, una casa così grande non avrebbe mai potuto pulirla tutta da solo!
E più pensavano, tutti e tre, che fosse un sogno, più la loro nuova routine, man mano, li faceva ricredere.

Quella mattina, Gwen guardò con disapprovazione l'allegro Harry nel letto al suo fianco. Odiava le persone mattiniere. Non che le piacesse particolarmente chiunque altro, ma pensava che le persone che si svegliavano con un sorriso sul volto e una parlantina spedita già alle prime ore del mattino avrebbero dovuto essere annegate nel loro porridge mattutino. Se non avere un girone infernale dedicato solo a loro.
La ragazzina dai capelli bianchi, infatti, si fece riconoscere da tutti i presenti già dalle prime ore che aveva passato in quella grande villa come "quella che somiglia più ad un Grizzly finché non aveva il suo latte caldo al cioccolato" – cosa che, a sua insaputa, le fece guadagnare un minimo di rispetto da parte dell'uomo che, a suo dire, sembrava un pinguino: Severus Piton.
Come al solito, comunque, lei fu l'ultima dei tre ad alzarsi, anche se stavolta pensava di avere un motivo valido, in caso qualcuno avesse avuto da ridire: aveva fatto un bel sogno, e lo voleva continuare. Aveva sognato di essere vestita come una principessa, tutta di bianco, e di raggiungere il suo principe azzurro mentre era a cavallo di un drago. Non ricordava molto di quel principe, se non che avesse i capelli biondi, quasi bianchi, e due occhi azzurri così chiari da avere quasi lo stesso colore dell'argento, e le stava chiedendo aiuto. Lei, normalmente, avrebbe allontanato con disprezzo sogni del genere – non le piaceva l'idea di far la parte della bella, delicata principessina che doveva essere salvata dal prode eroe. Le sembrava una delle più grandi bugie che potessero esistere. Preferiva definirsi un prode guerriero, che affrontava i pericoli da sé, piuttosto che una fragile principessa. Anche a costo di farsi dare del maschiaccio. Ma quegli occhi le piacevano particolarmente, e poi non stava facendo la parte della donzella da salvare, quindi, si disse, perché non dormire un altro po'? Che cosa sarebbe mai successo? Quindi, scacciò sia Harry che Alex, riaffondando la faccia nel cuscino appena i due uscirono. Inutile dire che prese immediatamente sonno.

***

Harry era abbastanza confuso.
Le due ragazze che aveva incontrato in quella enorme casa erano.. strane.
Facevano cose strane, come le faceva lui senza volerlo, quello lo aveva notato da subito, ma non era quello che le rendeva strane ai suoi occhi: non lo bullizzavano, lo trattavano come loro pari, anzi. Questo era un traguardo! Soprattutto perché, in quegli anni, gli unici ragazzi della sua età con cui poté aver a che fare erano suo cugino Dudley ed i suoi amici. Che sì, vero, lo consideravano al contrario del resto della classe, ma per giocare ad un gioco chiamato "Caccia ad Harry". Inutile dire che Harry stesso fosse la preda, la palla con cui giocare, e non uno dei giocatori. Al solo ricordo, rabbrividì visibilmente.
Si era dimenticato, però, di aver accanto Alexandra, e che stavano scendendo le scale insieme. Ovviamente, l'altra bambina, vedendolo stranamente inorridito, tutto d'un tratto, lo guardò con aria preoccupata.

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