𝟬𝟱 ➳ «𝗣𝗮𝗹𝗽𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶.»

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Quinto capitolo.
Palpitazioni.





I loro cuori palpitavano all'unisono in modo straziante, sembrava come se stessero per esplodere da un momento all'altro per prosciogliere quelle emozioni che per lungo tempo vi erano rimaste incastrate senza venirne fuori. Erano rimasti pietrificati sul proprio posto, uno con lo sguardo dritto in quello dell'altro; le iridi color giada, lucide, inorridite e stracolme di risentimento di Harry si erano immerse completamente in quelle azzurre, glaciali e piene di intontimento di Louis, arruffoni di fronte a quella situazione così surreale, così allucinante, così strazianteRiesci a sentire il mio cuore? pensò Louis insulsamente, con i rumori prodotti da quest'ultimo che gli rimbombavano nelle orecchie, facendo indirettamente una domanda a Harry, al quale egli, ovviamente, non poté rispondere. Erano palpiti dolorosi, furenti. Gli davano fastidio, come se fossero dei qualunque botti di Capodanno esplosi nel bel mezzo dei festeggiamenti.

In quel momento tutto intorno a loro era svampito, lasciando che i loro corpi frementi di passione e sgomento si riconciliassero seppur non fisicamente. Avete presente quando nei soliti film romantici dei proiettori vengono puntati sui due protagonisti facendo attirare tutta l'attenzione delle persone circostanti su di essi? Allora era esattamente così, ma non c'era nessun bagliore su di loro, Harry e Louis erano abbastanza per catturare l'attenzione di quei volti così poco noti. Il minore lo vedeva lì, mentre con lo sguardo lustrato, come se da un momento all'altro potesse scoppiare a piangere dirimpetto a tutti, fissava Louis, il quale gli stava rifilando un sorrisino misto allo stupore e alla passione, incarnando sia a sé stesso che nell'altro un'esplosione di emozioni. Harry rimase impassibile di fronte allo sguardo e al sorriso del maggiore, non meritava di vedere neanche un minimo di esaltazione provenire da lui, sia perché non ne era degno e sia perché di felicità in quel momento non ce n'era neanche l'ombra. 

Però, nelle sue vesti, era sublime, questo era innegabile. Per quanto si sforzasse non riusciva a non tenere lo sguardo saldo sul suo corpo scultoreo che era avvolto da indumenti capaci di metterlo ancora più in risalto: i pantaloni neri skinny si adeguavano perfettamente alle sue gambe, questi avevano una strappo alle ginocchia, il che lo rendeva ancora più sensuale in quell'indumento tanto semplice quanto stupefacente; il maglioncino bordeaux con un profondissimo scollo metteva in evidenza il suo tatuaggio, quel tatuaggio, It Is What It Is, sussurrò Harry sulle proprie labbra facendo spostare lo sguardo di Louis dai suoi occhi, sempre rimasto lì stabile, alla sua bocca rosea, e da questa sul suo corpo. Mai creatura più bella è esistita, pensò Louis ammirando quel ragazzo che tanto aveva amato, che tanto amava. I suoi, ormai lunghi capelli, erano sciolti in modo che ricadessero sulle sue possenti spalle, e Louis fra quei boccoli scuri intravide quelle che sembravano essere delle meches bionde. Alzò l'angolo della sua bocca e scosse il capo stupito: gli aveva sempre detto che sarebbe stato bene con un po' di colore fra i suoi capelli, ma l'altro si era sempre categoricamente ricusato. Quei riccioli dorati si impigliavano fra quella camicia bianca in pizzo, la quale lasciava intravedere i vari tatuaggi che aveva sul torace e sul petto. Quando la sua attenzione si spostò sulle scarpe non seppe se scoppiare in un risolino o se farsi trasportare da quella trepidazione che lo aveva avvolto; i soliti stivaletti dorati, quelli che un tempo aveva tanto disprezzato, quanto gradito, erano stati indossati. "Danno vita al mio outfit, Louis! Non fare lo stronzo, so che in fondo li ami!" gli diceva ogni qual volta Harry quando dovevano uscire e lui metteva quegli stivaletti. 

Things I Can, Things I Can't.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora