Il mio piccolo mondo in un mondo che di mio non ha niente - Passione (1581)

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Cosa fai nel tempo libero?
Leggo e scrivo.
Fatti una vita!

Cosa vuoi fare da grande?
La scrittrice.
Preparati un piano di riserva

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Scrivere una saga fantascientifica.
Ahahahah! È una battuta, vero?

Hai una passione?
Sì, la scrittura.
Non ti porterà da nessuna parte.

Questi sono solo alcuni dei commenti che ricevo costantemente dopo aver risposto a domande che la gente mi pone in famiglia, a scuola, tra amici e conoscenti. Ormai ci sono abituata. Sono abituata a non venir presa sul serio quando parlo del mio grande sogno. Sono abituata a non rimanerci male. Ma, soprattutto, sono abituata a far finta di niente, continuando a fare ciò che mi piace, ovvero scrivere. È stato molto difficile all'inizio prendere in considerazione il fatto di non essere più come gli altri si aspettavano che io fossi, ma ce l'ho fatta e posso dire con una certezza quasi calcolata che io ne sia fiera. Fiera di me e, per una volta, anche di ciò che faccio. Sono sempre stata lo specchio delle aspettative troppo alte delle persone che mi circondavano. Ero la studentessa perfetta, la figlia perfetta, la sorella perfetta e, talvolta, anche l'amica perfetta, ma tutto questo ad un certo punto mi ha iniziata a stancare. Perché, proprio io, che ho sempre cercato di essere come gli altri volevano, dovevo essere costretta a nascondere l'unica cosa che mi faceva davvero felice? Per non deludere nessuno. Infatti era ormai mia abitudine soddisfare le richieste altrui, finché un giorno, uno dei tanti, in cui niente era più diverso del solito, scoppiai e mi rifugiai in camera a scrivere. Scrissi del più e del meno, del tutto e del niente. E, così, nacque lei, un personaggio, di cui ancora ora cerco di trascriverne le imprese. E lì, credo per la prima volta in vita mia, capii che quello era il mio piccolo posto nel mondo, che la scrittura, per quanto la mia fosse imperfetta e tutt'ora lo è, era la mia casa, e non potevo semplicemente lasciarla andare, ora che l'avevo trovata ero intenzionata ad aggrapparmici con corpo e anima, e fu quello che feci. Grazie a un punto, una virgola e qualche frase, mi rialzai, forse un pochino più forte di prima. Ed è per questo che la mia passione è la scrittura, perché le devo molto, probabilmente troppo, e perché mi ha salvata da un destino che non mi avrebbe giovato.

Molte persone dicono che leggere e, in particolar modo, scrivere è un'azione al quanto stressante, ed io non riesco proprio a capire il perché loro dicano questa cosa. Ma, ditemi, come fate a non rilassarvi quando scrivete? Le situazioni limpide in testa, con personaggi, i tuoi personaggi, che ridono, piangono, parlano, cantano, urlano. Il silenzio mentre scrivi, o il totale baccano perché la tua miglior alleata per scrivere è la musica. Le dita strette attorno alla penna mentre la passi delicatamente sul foglio, oppure le mani appoggiate su una tastiera in modo fermo e stabile. La tristezza mentre scrivi di una disgrazia e la felicità di quando finalmente un personaggio raggiunge il suo scopo o il suo obbiettivo. La tenerezza che ti fa una coppia che crei, o la pena che provi nel veder crogiolare nell'invidia un personaggio antipatico. La soddisfazione nel far dire una frase d'effetto al protagonista, e la rabbia nel far fare un qualcosa di subdolo al cattivo. La magia che ti si instaura attorno, quasi come a farti da barriera, in modo che nessuno possa distrubarti. Il sorriso che ti si stampa in volto quando inizi una storia, o le lacrime che ti bagnano il viso mentre ne scrivi l'ultima frase. E poi la cosa che più ti rilassa mentre scrivi è quell'assordante frastuono nella tua mente, mentre le varie scene cercano di farsi spazio per uscire dalla tua testa per prime, in modo da essere finalmente scritte, diventando immagini indelebili, bloccate tra la realtà e l'immaginazione da un'unico, sottile, foglio. Ditemi se, questo, non è rilassante. Ah, giusto, per voi è rilassante starvene a letto con una tisana in mano senza fare assolutamente nulla. Ed è giustissimo, per carità, semplicemente a volte mi scordo che non tutti siamo uguali, e mi stupisco nel comprendere che a molte persone non piaccia leggere, o scrivere. Purtroppo è proprio un mio limite quello di capire il motivo che spinge gli altri a non fare queste cose. Prima o poi lo capirò, sul serio, ma ora preferisco continuare a far scorrere veloce la mia penna sul foglio, mettendo nero su bianco i miei pensieri.

La scrittura non mi ha portato solo disguidi in famiglia, anzi, ha portato mio padre a farmi un complimento sincero, per la prima volta da quando sono nata. Non è stato niente di più che un "brava", ma a me è sembrato come se mi stesse regalando l'intera libreria che la Bestia da a Belle, insomma, un sogno. Finalmente, dopo anni e anni, ha apprezzato ciò che facevo, e lì ho capito che, forse, era valsa la pena lottare. Ho pianto, devo ammetterlo. Quando nessuno era sveglio e la mia stanza era silenziosa, ho pianto. Mio padre, l'uomo che mai in vita sua mi avrebbe dato la soddisfazione di un complimento, me ne aveva fatto uno, per un qualcosa che avevo addirittura scritto! Non riuscivo a crederci, ero felice, felicissima. Anche quella notte, ovviamente, la scrittura mi fece compagnia. Ma non parlai di cose allegre o che avrebbero potuto suscitare gioia nel lettore. Scrissi di un momento di follia, di una ragazza che veniva pian piano consumata dai suoi stessi pensieri. Non l'ho fatto per intristirmi o quant'altro, ma perché in quel momento era ciò che passava per la mia testa, ed è proprio questo il bello della scrittura, puoi farla tua, creando una storia. Puoi diventare la burattinaia di un teatro aperto solo a pochi prediletti o a tutti quanti, facendo fare alle varie marionette, ovvero i personaggi, quello che più ti piace. E non hai limiti, se non quelli che ti poni da solo. La tua mente e il tuo cuore possono viaggiare insieme, su una stessa strada, tenendosi magari anche per mano. Ditemi, non è fantastico?

Invento storie fin da quando ne ho memoria. Da piccola, quando ancora non sapevo scrivere, facevo dei disegni, in modo da rappresentare i pensieri che avevo nella mia testa, e, così, creavo una sorta di libro da almeno un centinaio di pagine con raffigurate tutte le scene che avevo deciso di imprimere sui fogli. Ora non so più dove siano tutti quei disegni, probabilmente mia madre li avrà buttati. Un po' mi dispiace, lo devo ammettere, ma credo che finché la mia memoria sarà abbastanza forte da riservarmi ancora dei ricordi delle mie vecchie, vecchissime storie, allora posso continuare così, senza alcuna pretesa.

La scrittura, per me, è un po' come se fosse la mia aria, il motivo per il quale decido di andare avanti, nonostante tutto. Mi ha accolta, facendomi trovare riparo da una tempesta che non avrei saputo affrontare. Mi ha stretta a sé, facendomi sentire a casa. Ma, oltre ogni cosa, con lei, con la scrittura, mi sento abbastanza. Perché lei non chiede nulla e da tutto. È disposta ad ascoltare i tuoi pianti silenziosi e le tue grida soffocate, ma anche le tue risate e le tue esclamazioni di gioia. Sempre e comunque sarà lì, pronta a metteri un braccio sulle spalle e portarti lontano, da tutto e da tutti. Ed è bello! Così bello che non sembra reale, come se sotto ci fosse qualcosa, una sorta di ricavo personale nei suoi confronti. Eppure non c'è ed è questo che rende, a parere mio, la scrittura un'arte così pura, leale e fedele. Mi ha protetto e tutt'ora mi protegge, quasi in modo affettuoso. Perché di questi tempi c'è un nemico più agguerrito degli altri in giro, ovvero il freddo. Con freddo, intendo quella sensazione che ti colpisce, proprio al petto, e che poi ti si irradia in tutto il corpo, fino alle ossa, quasi facendoti male. È un freddo irreale, che è il miscuglio perfetto che si crea mettendo insieme tristezza, silenzio, rimpianto, un'amara consapevolezza e la solitudine. Perché sì, io sono dell'idea che tutti siamo un pochino più soli ora, e quando si è soli si è vulnerabili. È per questo che io scrivo, perché se lo faccio ho meno possibilità di cadere nella trappola del feddo, che ti tenta tanto quanto poi ti consuma, e, ora, l'ultima cosa da fare è consumarsi, perché se si diventa la copia sbiadita di sé stessi in questo momento, allora sarà più difficile andare avanti.

Se avessi la possibilità di scegliere in che corpo rinascere, scegliere sempre me stessa, e non perché sono bella o amata da tutti, ma perché il solo pensiero di non amare la lettura o di detestare lo scrivere, mi terrorizza.
Spero di continuare la mia vita in compagnia della scrittura, e credo proprio che sarà così. Continuerò a inventare storie e trascrivere le avventure di eroi nascosti, sedendomi comodamente sul prato bianco che divide l'immaginazione dalla realtà, osservando le mie frasi e quelle di altri autori. E, lo prometto, continuerò ad onorarti, cara scrittura, in modo da riuscire a ringraziarti per tutto. Perché le mie parole, per quanto banali siano, rimarranno e non si consumeranno nel tempo. Loro mi hanno salvata e, magari, possono salvare anche altri, e se c'è anche solo una remota possibilità che accada, allora è valsa la pena scrivirle.

thatsmarti

One-shot per il contest "Emozioniamoci" Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora