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La pioggia: la sua migliore amica.
Era l'unica che lo aveva accompagnato quando tutti erano spariti.
O meglio, quando tutti se n'erano andati, lasciandolo solo.
Di nuovo.
Un'altra volta.
Reset, tutto da capo.
Dati cancellati, esperienza accumulata zero.
Game Over, amico.
Ed era di nuovo lì.
Sotto la pioggia.
A camminare per le strade della sua città senza meta.
O meglio, senza avere in mente una meta.
La meta ce l'aveva eccome.
E aveva anche bisogno di raggiungerla in fretta.
Sentiva le sirene da lontano, saranno state circa a 900 metri di distanza, forse un po' di più.
Se cominciava a correre poteva seminarle.
E così fece, la pioggia gli incollava i capelli sulla faccia, dandogli fastidio.
Imprecò a mezza bocca e se li allontanò dal volto, senza rallentare la corsa.
Si infilò in un vicolo e si levò la giacca fradicia, rimanendo a maniche corte sotto alla pioggia.
Fece un respiro profondo.
"Questa sì che è vita."
Sorrise alla pioggia.
E stavolta era quel dannato sorriso.
Smise di sorridere e si guardò intorno.
Sentiva ancora le sirene, ma non gli importava più.
Il sangue caldo colava sulla sua mano.
Lo guardò, con un'aria a metà fra il disgustato e il compiaciuto, quasi soddisfatto e all'apice del piacere.
Spero di aver reso l'idea, era proprio così la sua espressione.
Intascò il coltello sanguinante nella tasca dei pantaloni e si avviò di nuovo verso casa.
Arrivato davanti alla porta di casa infilò le chiavi nella toppa e la aprì.
Entrò, come se non volesse essere visto e si guardò allo specchio.
Sorrise, stranamente,alla vista della sua faccia.
Gli occhi marroni erano più vivi che mai, i capelli scuri incollati al volto gli davano un'aria inquietante e questo gli piaceva.
E poi loro, le lentiggini.
Ci passò una mano sopra,come se volesse cancellarle.
Ma, in quel preciso momento, pensò che non fossero poi così male.
Forse Tsukki aveva anche ragione.
‹Yamaguchi...?›
Il ragazzo con le lentiggini si svegliò come da uno stato di trance.
Sorrise all'amico e lo guardò, alzando la testa.
‹Tsukki, ti ricordi quella canzone che stavi ascoltando un po' di tempo fa?›
Il più alto lo guardò confuso.
Scosse leggermente la testa.
‹Yamaguchi, io ascolto musica di continuo...›
Il più basso si sentì stupido e arrossì leggermente.
‹Scusami, Tsukki. è stata una domanda stupida.›
Il biondo fece un mezzo sorriso, come per metterlo a suo agio.
‹Non ci sono domande stupide.›
Sorrisero entrambi, poi, come se solo loro potessero capire veramente di cosa stavano parlando.
‹Quella canzone che parla di un ragazzo, no?›
‹Ok, questa è una domanda stupida.›
Il lentigginoso spiegò la canzone di cui parlava all'amico, che lo ascoltava in rispettoso silenzio, ancora con l'ombra di un sorriso divertito sul volto.
Poi parlò, e nel farlo aveva un'aria che tradiva la sua felicità e il suo orgoglio quando aveva compiuto quel gesto.
‹Tsukki...io l'ho fatto, Tsukki!›
‹Fatto...cosa?›
Yamaguchi sospirò e si costrinse ad abbassare lo sguardo, anche se in quel momento voleva solo urlare cosa aveva fatto, e per chi l'aveva fatto.
‹Tsukki...io...ho-›
Non finì la frase che cominciò a piangere.
Tsukishima non capiva ancora quello che stava succedendo, non aveva mai visto l'amico piangere.
‹Tadashi...›
Lo sguardo del moro si rabbuiò nel sentirsi chiamare per nome.
Alzò la testa e guardò l'amico fisso negli occhi, le lacrime continuavano a rigargli il volto,  copiose, ma lui non aveva intenzione di tacere.
Gli istanti in cui si guardarono negli occhi sembrarono eterni, e Yamaguchi trovò la forza per fare un sorriso, ma non quel dannato sorriso.
Un sorriso falso, che comunque era un solido appoggio per non farlo scoppiare a piangere nuovamente nel mezzo della conversazione.
Quindi, alzò lo sguardo, sorrise e si decise a parlare.
‹Tsukki, l'ho fatto. Ho ucciso qualcuno per te.›

Oh, she's sweet but psycho
A little bit psycho 

In the night she screamin'
"I'm-ma-ma-ma out my mind"

That damned smile /TsukkiYama/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora