Capitolo 3.

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Altri due giorni di prove erano passati, il secondo era appena giunto al termine, e il capo aveva ordinato a Louis di portare i copioni di riserva nell'archivio; sarebbe stato un compito semplice se Louis avesse saputo quale delle decine di porte era quella dell'archivio. Si trovava nel corridoio da qualche minuto cercando di capire dove entrare e alla fine provò con una porta, abbassò la maniglia con un gomito mentre continuava a reggere tutti i blocchi di fogli che aveva in mano ed entrò senza nemmeno controllare di aver aperto la stanza giusta.
"E tu cosa ci fai qua?"
Louis congelò appena riconobbe la voce dell'uomo nella stanza che gli si era rivolto. Entrò visibilmente in panico perché aveva appena fatto irruzione nel camerino di Harry Styles e proprio lui era lì ad osservarlo. "Allora, sei muto?"
"Io, io, mi spiace, signor Styles, io-" non riusciva proprio ad articolare una frase di senso compiuto e stava iniziando a sudare freddo ma venne interrotto mentre tentava malamente di giustificarsi. "Chiamami Harry, probabilmente sei anche più grande di me"
"Oh, come vuole, Harry. Mi dispiace di averla disturbata" riuscì a dire Louis in risposta. L'attore rise a sentirlo ancora rivolgersi a lui con un tono formale, così come tutti gli altri. Quello di fronte a lui però era solo un ragazzo, erano coetanei probabilmente, ed era assurdo che ci fosse tutto quel tono reverenziale e distaccato nel comunicare tra di loro.
"Nessun disturbo, piuttosto, posso sapere il tuo nome?" continuò. E Louis glielo avrebbe detto, stava davvero per dirglielo, ma il suo capo lo vide lì dentro, visto che la porta era rimasta aperta, e cominciò ad urlargli contro "Cosa pensi di fare, straccione? Ti aveva detto di portare quei copioni in archivio e tu sei venuto a importunare la nostra stella; non leggi che qua c'è scritto 'Riservato a Harry Styles'?" disse indicando le lettere incise sulla porta che Louis davvero non sapeva leggere "va' a fare il tuo lavoro, muoviti" concluse spingendolo fuori dalla stanza con un calcio. Quel movimento gli fece cadere sul pavimento del corridoio gran parte delle copie che teneva ancora tra le mani e dovette inginocchiarsi a raccoglierle e, mentre lo faceva, sentiva sulla sua schiena gli occhi del giovane attore che stava ascoltando il capo scusarsi per l'impudenza del suo lavoratore; quindi Louis continuò la sua ricerca della stanza giusta. Quello appena conclusosi era stato il suo primo incontro ravvicinato con Harry Styles e per qualche motivo Louis sperò che non fosse anche l'ultimo.

E in effetti, per sua gioia, non lo fu. Durante le giornate di lavoro seguenti Louis ebbe modo più volte di avere davanti ai propri occhi quell'uomo magnifico che si destreggiava sul palco ma si parlarono nuovamente soltanto una settimana più tardi. Era ora di chiudere il teatro e tornare a casa quella sera e Louis doveva assicurarsi che tutte le stanze fossero in ordine per poi chiuderle a chiave; il padrone era già andato via e gli aveva lasciato una copia del proprio mazzo di chiavi "Vedi di non perderlo o ti farò rimpiangere di essere nato" lo ammonì quando glielo affidò. Louis si sentiva quasi onorato da quella responsabilità e l'avrebbe tenuto ben stretto a sé prima di tornare, due giorni più tardi. L'ultima stanza da controllare era il camerino di Harry Styles, Louis si ricordava perfettamente la stanza che si nascondeva dietro quella porta. Sospirò e la aprì entrando e non poté credere ai propri occhi quando vi trovò la stessa persona che vi aveva trovato giorni prima.
"Ciao straccione" disse Harry appellandolo con il nome con cui aveva sentito chiamarlo dal suo capo e cercando di imitare il suo stesso tono di voce. Il volto di Louis dall'iniziale stupore si tramutò e si rabbuiò a sentire ciò. "oh no, no" si affrettò ad aggiungere l'altro notandolo "stavo scherzando, davvero credi che ti chiamerei così?"
A quel punto il volto di Louis cambiò ancora in un'espressione confusa "Perché non dovresti? È la verità, sono uno straccione" disse con voce flebile.
"Non mi permetterei mai di farlo, non sono nessuno per giudicare gli altri" ribatté Harry.
"Ti sbagli, tu sei ricco e potente e bello, tu puoi fare tutto ciò che vuoi, a differenza di persone come me" disse abbassando la voce nel pronunciare l'ultima parte ma Harry lo sentì comunque.
"Io sono fortunato, certo sono bravo a recitare, è la mia vita, ma ho avuto tanta fortuna e so che ci sono persone che a differenza mia non ne hanno avuta. Il destino purtroppo è ingiusto e sbilanciato, ma nessuno può fare niente per cambiare ciò" rispose l'attore e poi proseguì "Comunque davvero, stavo solo scherzando e il tuo padrone è un vero bastardo a trattarti in quel modo" un sorrisetto spuntò sulle labbra di Louis a sentirlo "Dimmi il tuo nome, così saprò come chiamarti a dovere"
"Mi chiamo Louis" rispose "ma non preoccuparti, sono abituato ad essere trattato così, ormai ci ho fatto la pelle"
"Louis" ripeté lentamente quella voce che aveva sentito risuonare splendidamente sul palco e che risuonava ancora meglio con il proprio nome sulle labbra "nessuno dovrebbe essere abituato a ciò, e ancor meno tu" disse allacciando il proprio sguardo a quello del più grande. Si persero per qualche attimo in quel modo finché fu lo stesso Harry a riprendere la parola "Pensi davvero che io sia bello?"
Louis arrossì a quella domanda ripensando alle parole che aveva detto poco prima e rispose in imbarazzo "Ecco, io penso sia un'opinione alquanto comune, insomma, immagino tante persone lo pensino, non è così?"
"Oh certo, ho ricevuto molti complimenti nella mia carriera" rispose Harry "ma mi è piaciuto sentirmelo dire da te"
Louis non era sicuro di dove quell'uomo volesse andare a parare quindi decise di cercare di far cadere quel discorso "Quindi, come mai sei ancora qui? Sono già andati via tutti"
Harry non batté ciglio a quel cambiamento repentino "Stavo ripassando la parte che abbiamo fatto oggi" rispose e solo allora Louis notò il copione aperto tra le sue mani.
"Oh capisco, allora scusami se ti ho disturbato ma io dovrei chiu-" ma venne interrotto dall'altro ragazzo che gli chiese "Ti va di aiutarmi?" e senza aspettare risposta gli mise la copia in mano indicandogli la battuta da leggere.
"Non mi sembra affatto il caso, non sono bravo a recitare" si affrettò a dire Louis cercando di rimettergli il libro in mano ma Harry si scansò "Non importa, devi solo leggere le battute"
Louis si agitò, non sapeva cosa fare in quella situazione e iniziò a tremare lievemente.
"Che cos'hai? Stai bene?" gli chiese Harry vedendolo in quello stato. Louis aprì la bocca per rispondere ma la richiuse non trovando le parole. "Ti prego, non avere paura di me, dimmi cosa c'è che non va" lo esortò ancora stringendogli un braccio. Quel tocco lo rilassò lievemente e alla fine chiuse gli occhi e fece la sua rivelazione tutta d'un fiato.
"Non so leggere" disse "Non sono mai andato a scuola, non so leggere" e riaprì gli occhi, ora tristi, aspettandosi il giudizio negativo che Harry gli avrebbe rivolto ma quest'ultimo si limitò a stringere ancora il suo braccio. Poi gli prese il mento e lo sollevò, si guardarono negli occhi e Louis non percepì nei suoi il tipico disprezzo che il resto del mondo gli rivolgeva. "Non fa niente, troveremo altro da fare" disse infine il giovane.
"Da fare?" chiese Louis perplesso.
"Sì, da fare le prossime volte, dopo le prove" disse come se fosse qualcosa di ovvio "Ti aspetterò sempre qui" aggiunse, dopodiché interruppe il contatto fisico e visivo e si diresse verso la porta. Proprio sulla soglia si voltò nuovamente, Louis era rimasto immobile e in silenzio "Anche tu sei bello, Louis" e Louis non fece in tempo a comprendere il significato di quelle parole ché l'uomo era già andato via lasciandolo con una serie di dubbi e un appuntamento fissato tra due giorni a cui Louis non aveva avuto possibilità di risposta. Louis chiuse la stanza e il teatro e si incamminò verso casa e si domandò per quale motivo avesse avuto quella strana allucinazione, perché che tutto ciò fosse stato reale era fuori discussione.

Due giorni dopo alla fine delle prove nuovamente il capo gli diede ordine di chiudere tutto e capì che quello sarebbe diventato un suo compito fisso; come la volta precedente, controllò e poi sigillò ogni stanza fino ad arrivare a quell'ultima fatidica porta. La fissò e si rese conto che gli mancava il fiato, davvero Harry era lì dentro ad aspettarlo? C'era un solo modo per scoprirlo.. Stava per abbassare la maniglia quando la porta si aprì ancor prima che la sfiorasse.
"Ti stavo aspettando" disse Harry accogliendolo nel suo camerino e chiudendo poi la porta.
"Come sapevi che ero fuori?" chiese Louis, stupito che tutto ciò stesse davvero accadendo.
"Ho sentito i tuoi passi lungo il corridoio" rispose l'altro "ma non capivo perché ci stessi mettendo tanto ad aprire quella porta"
"Ecco, a dire il vero.." disse il maggiore "mi stavo chiedendo se ti avrei davvero trovato qui ad aspettarmi"
Harry lo guardò stranito a sentire quella frase "Perché non avresti dovuto, sono stato io a darti appuntamento, no?"
"È proprio questo il punto" ribatté Louis "non capisco il motivo, è una cosa che fai spesso con gli apprendisti dei teatri in cui ti esibisci?" chiese infine.
"Assolutamente no," si affrettò a rispondere e gli sorrise "finora non ho mai incontrato nessuno bello come te"
Louis rimase senza parole, quel ragazzo sembrava davvero avere un talento a lasciarlo senza parole con quelle sue affermazioni. Il suo flusso di pensieri però venne interrotto "Ti va della birra?" gli chiese Harry. E lui davvero non sapeva che fare, non capiva cosa volesse da lui, non capiva il perché di quegli incontri, ma come poteva rifiutare? Quest'uomo di una bellezza che faceva sfigurare il sole sembrava voler passare del tempo con lui, per qualche assurdo motivo, e, in qualunque modo intendesse portare avanti tutto ciò, Louis non si sarebbe negato la sua presenza. "Perché no?" rispose con un sorriso cercando di sciogliere via la tensione. L'attore tirò fuori due bottiglie di birra da un secchio pieno di ghiaccio quasi del tutto sciolto e le stappò, porgendogliene una. Louis ne prese un sorso, erano tre settimane che non beveva una birra e subito godette del liquido fresco che gli scorreva giù per la gola. Con la coda dell'occhio vide Harry fare la stessa cosa e osservò il suo pomo d'Adamo sollevarsi e abbassarsi mentre deglutiva, per qualche motivo anche quel gesto risultò aggraziato agli occhi di Louis.
Dopo aver preso un altro sorso, Louis poggiò la bottiglia sul tavolo del camerino.
"Non lo so davvero il motivo per cui ti ho chiesto di vederci" disse Harry a quel punto.
"Non me l'hai chiesto, me lo hai semplicemente detto" gli fece notare Louis con un sorrisetto ironico sul volto.
"Sei venuto comunque"
"Ti faccio notare che ci lavoro qui, devo venirci"
"Vuoi dire che non volevi venire?" ribatté allora Harry con un'espressione furba.
A quel punto Louis rise "Come tu non sai perché me lo hai chiesto, o detto, giorni fa, io non so perché sono rimasto ora; so solo che mi sta bene così" e allora entrambi si guardarono negli occhi e sorrisero. Finirono di bere le loro birre rivolgendosi di tanto in tanto delle frasi con un tono ancora un po' imbarazzato, dopodiché Louis prese dalle mani di Harry la bottiglia vuota dicendo che avrebbe pensato a buttarla.
"Posso farlo da solo" disse deciso Harry.
"Tranquillo, tanto devo portare fuori anche altra spazzatura" lo rassicurò Louis "Ora credo sia arrivato il momento per me di tornare a casa" disse invitando Harry ad uscire in modo che potesse chiudere il camerino e poi la porta esterna del teatro.
"Vai a piedi? Sei molto lontano?"
"Giusto qualche chilometro ma sono abituato a camminare"
"Posso accompagnarti con la carrozza se vuoi?" propose il più giovane. Ma Louis rifiutò; non che si vergognasse del suo stile di vita, ma non voleva che Harry vedesse in che quartiere viveva. "Va bene allora, ma ci vediamo lunedì giusto?" chiese poi l'attore.
"Sì, certo"
"Dovremmo trovare qualcosa da fare in questi incontri, oltre che guardarci negli occhi"
"Ci penserò" rispose Louis "Buonanotte Harry" disse poi andando verso la strada di casa. L'altro stava per rispondergli quando lui si voltò di nuovo, proprio come la volta prima aveva fatto Harry prima di uscire dal camerino, e lo guardò di nuovo negli occhi "Comunque a me piace guardarti negli occhi" confessò con un filo di voce appena udibile e subito si allontanò svanendo nella foschia notturna delle strade di Londra, stupendosi egli stesso del fatto che per la prima volta era stato lui a lasciare senza parole Harry Styles.

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Angolo autrice:
Ciao a tutti, eccoci alla fine del terzo capitolo, spero vi sia piaciuto e che la storia vi stia prendendo. So di non essere bravissima a scrivere e mi scuso per eventuali errori o mancanze, ho cercato di fare del mio meglio per creare qualcosa di discreto. 
Il prossimo capitolo verrà pubblicato domenica 10 maggio sempre intorno all'ora di pranzo, nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate della storia nei commenti oppure su twitter dove mi trovate come pepssafeplace, se volete seguitemi anche lì perché sto sempre a sclerare sui nostri 5 amati idioti e mi fa piacere parlare con nuoca gente. Inoltre vi ricordo di stare in casa e uscire per necessità e con tutti i riguardi possibili, la quarantena non è finita e dobbiamo evitare che la situazione peggiori di nuovo. Rilassatevi, fatevi una bella tazza di te e ascoltate i dischi dei ragazzi perché meritano tutto il supporto del mondo. Qui ci rivediamo domenica con il capitolo 4, bye xx

When the curtain goes up || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora