1890. Londra, Inghilterra.
La Londra di quegli anni era una Londra sempre più frenetica dominata dall'industrializzazione ormai sempre più inarrestabile; le strade pregne di gente trasferitasi dalle campagne alla ricerca di fortuna, piene di carrozze trainate da cavalli che scalpitavano per la città, ricche di speranze verso il progresso. La regina Vittoria era ormai sul trono da molti anni e non sembrava avere assolutamente intenzione di lasciare il suo ruolo, nonostante le sofferenze portate inizialmente dai dubbi dei grandi uomini al potere posti sulle sue capacità di regnare in quanto donna e poi dalla morte prematura del marito per malattia. Tutto ciò l'aveva portata, invece, ad acquisire la forza d'animo necessaria per mantenere alto il nome della propria nazione, forza per la quale in seguito sarebbe stata ricordata come una delle più grandi donne al potere della storia. Questo avveniva all'epoca ai piani alti della società e tra il popolo borghese che procedeva a passi spediti a scalare i gradini della piramide sociale. Il periodo vittoriano era un periodo di gran luce e di profonde tenebre: da un lato i saldi principi della religione, della famiglia e della patria e dall'altro la mondanità, il vizio e le passioni più proibite e sfrenate. La spiritualità e il peccato: questa la Londra di fine '800 dipinta nei romanzi.
Se poniamo però una lente d'ingrandimento su questi dipinti ci si trova a scoprire la parte dimenticata da tutti, quella a cui i libri non prestano mai le loro attenzioni, e perché mai dovrebbero farlo? Insomma a chi è che importa delle storie dei più poveri? Quella gentaglia, feccia della società, che si trovava a vivere nei bassifondi putridi della grande città. Gente che non aveva storie interessanti da raccontare nella propria vita. Gente che si ammazzava per un pezzo di pane. Gente che moriva di malattie senza nome per strada, senza nessuno a piangerli. Perché quella era gente sola, che nessuno avrebbe mai ricordato, che nessuno infatti ricorda. Gente che si arrangiava con i lavori più umili. Gente che soffriva di tutta la grandiosa industrializzazione perché era quella che ne detraeva solo tutti gli svantaggi. E invece noi siamo qui a raccontare della storia di uno di loro, una di quelle persone che vivevano in povertà, uno di quelli che quando per caso si trovavano fuori dal proprio quartiere venivano additato come delle nullità. Questa è la storia di Louis, un ragazzo che non aveva niente ma che alla fine della storia avrà qualcosa in più di niente.
Louis William Tomlinson era arrivato come tanti altri a Londra dalle zone rurali del nord dell'Inghilterra quando aveva solo due anni ed era ancora un ingenuo e piccolo bimbo stretto tra le braccia della propria madre, ignaro di tutto ciò che lo circondava. Erano arrivati, lui e sua madre, dopo giorni di viaggio su un vecchio cavallo stanco, fermandosi solo la notte a riposarsi riparandosi in capanne abbandonate, e avevano raggiunto il padre che si trovava a Londra da un mese a cercare un lavoro e una sistemazione per la famiglia. Famiglia che presto si sarebbe allargata ancora perché la donna era di nuovo incinta e presto avrebbe dato alla luce una nuova creatura, una vera gioia per gli ideali della famiglia modello vittoriana, se non fosse state per le scarse, scarsissime risorse che avevano a disposizione per sfamare mediocremente le proprie bocche. Per questo il padre di Louis aveva voluto tentare la fortuna nella capitale, dopo aver sentito i racconti di gente che ce l'aveva fatta a riscattarsi dalle proprie umili origini. Dopo essere partito, tre settimane più tardi aveva scritto alla moglie di raggiungerlo, perché aveva finalmente trovato un modo per stabilirsi lì, e così lei e il suo bambino avevano lasciato la loro casa in campagna dopo averla venduta per qualche soldo. Nella rumorosa Londra, così diversa dalla tranquilla cittadina campagnola da cui erano venuti via, vissero decentemente per quattro anni: anni in cui il marito svolgeva il suo lavoro per portare il cibo in tavola, anni in cui la donna diede alla luce la bambina che portava in grembo e in seguito altre due bambine gemelle, anni in cui nel frattempo Louis era cresciuto. La situazione familiare era stabile ma qualcosa doveva pur sempre andare storto, non è così? Una sera degli uomini della polizia bussarono con forza alla porta della loro casa e quando la porta fu aperta si precipitarono all'interno quattro uomini di cui due corsero verso l'uomo di famiglia, lo immobilizzarono ammanettandolo e lo portarono via da quelle mura per chiuderlo in una fredda cella di prigione. Questo tra le urla e i pianti della donna e gli sguardi confusi dei piccoli a cui non fu rivolta alcuna spiegazione al momento; tre giorni dopo arrivò una lettera dalla caserma che spiegava che l'uomo era stato arrestato perché coinvolto in giri illeciti e reati come furti e truffe: l'uomo a cui la donna aveva dato tutto il suo amore e la sua fiducia non era altro che un criminale, un ladro, uno spacciatore; perché era esattamente grazie a quegli giri illeciti che quattro anni prima era riuscito a trovare un lavoro buono e sicuro ma poi da lì non era più riuscito a venirne fuori. Una donna da sola senza lavoro con quattro figli sulle spalle in una casa in cui presto non avrebbe più potuto permettersi di vivere, l'età dell'oro per quella famiglia era giunta al termine ed era giunto il momento di sporcarsi le scarpe nel sudiciume della Londra più buia e malfamata e sperare di uscirne integri ogni giorno, almeno fisicamente.
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When the curtain goes up || Larry Stylinson
Fanfiction1890, Londra, Inghilterra Louis Tomlinson, un ragazzo che vive nelle zone più malfamate di Londra e lavora tutto il giorno fin da quando era piccolo per cercare di sopravvivere. Harry Styles, uno dei più rinomati attori teatrali della città che ha l...