Capitolo 5.

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Nonostante la scenata Louis non venne licenziato e due giorni dopo tornò al teatro a lavorare, cercando di evitare sia il suo capo sia Harry. Non aveva la forza di farsi vedere da quest'ultimo dopo essere stato trattato in quel modo, ancora una volta si sentiva inferiore e disprezzato dal mondo e i lividi sul suo corpo ne erano la prova visibile. Quando Niall lo vide entrare nel teatro con il labbro spaccato e il viso ammaccato si preoccupò ma Louis non gli diede spiegazioni, dicendogli semplicemente di non preoccuparsi. Ovviamente non gli aveva raccontato nulla dei suoi incontri notturni con l'attore e avrebbe continuato a non farlo poiché comunque non si conoscevano da abbastanza affinché Louis si fidasse ciecamente. Finito il suo turno uscì direttamente dal teatro perché non aveva più il compito di chiudere e si diresse verso casa ma dopo un pezzo di strada il suo percorso venne interrotto. Si sentì tirare in un vicolo e una mano gli venne posta sulla bocca per non farlo urlare. Louis provò paura, ma fu solo per poco, il tempo di riconoscere gli occhi che aveva a qualche centimetro dai suoi.
"Vieni con me" e Louis si ritrovò trascinato per le strade di Londra fino ad arrivare davanti ad un edificio, Louis si trovò dentro a salire delle scale e poi in una stanza la cui porta venne subito chiusa a chiave. Si trovò in piedi senza fiato e senza parole, ma ormai era abituato ad essere entrambe le cose alla presenza di Harry. "Dove mi hai portato?" chiese.
"Siamo in un'osteria, ho prenotato questa stanza" rispose Harry "Non possiamo più restare a teatro dopo le prove e questa mi sembra una valida alternativa"
Louis lo osservò, aveva degli abiti semplici addosso, non i soliti costumi di scena, e appariva così diverso dal solito, più terreno, più simile a lui.
"Mi dispiace per come ti ha trattato quell'uomo" riprese Harry prendendolo per mano e portandolo a sedere sul letto della stanza "e mi dispiace di non aver detto nulla, avrei potuto reagire, avrei potuto fermarlo, ma non l'ho fatto, sono stato un vigliacco"
"No" lo fermò Louis "va bene così. Tu hai una reputazione da mantenere, non ti puoi mettere a difendere un servo solo perché viene accusato di essere un effeminato, soprattutto non se le accuse sono vere.." rivelò in un sussurro infine e abbassò il volto sentendosi così colpevole di essere ciò che era. Aveva provato e riprovato a cambiarlo anni prima, a cambiare sé stesso, e non c'era riuscito, non si può scappare dal proprio essere. Quindi lo aveva semplicemente accettato senza rivelarlo a nessuno, nemmeno alle sue sorelle, almeno fino a quel momento.
Harry lo vide così turbato e gli prese il volto tra le mani sollevandolo. I suoi occhi erano lucidi.
"So cosa stai pensando, ma non sei sbagliato, non lo sei" disse Harry "e se lo sei, allora sono sbagliato anch'io" ma Louis a sentire quelle parole scosse con forza la testa allontanandogli le mani.
"Non posso permettere che tu corra questo rischio, non per me" e si alzò fiondandosi sulla porta che però era chiusa. "Ti prego, fammi uscire" la sua voce si spezzò. Sentì il corpo di Harry avvicinarsi e prenderlo per le spalle facendolo voltare. Harry posò nuovamente le sue mani sul suo viso costringendolo a guardarlo negli occhi. "Io voglio farlo, voglio farlo per te, staremo attenti e non ci faremo scoprire, ma ti prego non andare via, non se sentì la metà di ciò che sento io per te" disse, a quel punto gli prese una mano e la posò sul suo petto, leggermente a sinistra. Louis sentì chiaramente il suo battito accelerato anche attraverso il tessuto della camicia e sapeva che il suo era altrettanto veloce. Quando rialzò gli occhi dal petto al viso di Harry notò quanto fossero vicini, i loro nasi si sfioravano appena. Louis allora prese coraggio e appoggiò le labbra sulla sua guancia, nel punto esatto in cui compariva la fossetta quando sorrideva e chiuse gli occhi.
"Permettimi di fare una cosa che ho voluto da appena ti ho visto" sussurrò Louis nel suo orecchio e Harry si sentì rabbrividire. Louis sollevò la mano dal petto di Harry per portarla sui suoi capelli che sotto il suo tocco erano esattamente morbidi come li immaginava. Prese a giocare con i suoi ricci e vide Harry chiudere gli occhi a quel gesto, e fu proprio allora che Louis chiuse la distanza tra di loro, si alzò sulle punte e portò le loro labbra a toccarsi. Un gesto lieve e leggero che suscitò subito la risposta del più giovane che abbassò il viso verso di lui. Un bacio atteso dal primo momento che si erano visti. Un bacio pieno di timore verso i giudizi della società fuori dalla stanza. Un bacio di cui non si sarebbero mai pentiti perché entrambi si sentirono felici e totalmente giusti. Quando si staccarono per riprendere fiato, restarono ancora vicini con le fronti attaccate e gli occhi chiusi, sopraffatti. "Devo pensare che non hai più bisogno di uscire?" disse allora Harry. Louis rise senza rispondere, e gli prese le mani muovendosi verso il letto su cui tornarono a sedersi. Entrambi non riuscivano a smettere di sorridere. Quella sera la passarono a baciarsi e ad abbracciarsi, ad accarezzarsi e a guardarsi e il loro cuori palpitanti si sentirono entrambi pieni dell'altro.

When the curtain goes up || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora