Si trovò fra due corridoi: alla sua destra ce n'era uno illuminato, alla sinistra un altro immerso nell'oscurità.
Senza pensarci due volte, il ragazzo s'incamminò verso destra, proseguendo dritto finché non giunse davanti ad una soglia incorniciata da un'immensa
arcata.
La stanza nella quale entrò era altissima, quadrata, illuminata dalla luce calda del sole che entrava da due grandi trifore.
Da qui, il giovane capì di trovarsi nella prima torre.
Il tetto era una cupola ornata da ghirigori floreali di mille colori. Sulla parete di fronte a lui, era situato un portone simile a quello che aveva varcato per entrare nell'edificio.
Le ante, stavolta, erano bloccate.
Vicino a quest'ultimo c'era una pergamena ingiallita e strappata in alcuni punti, appesa al muro, come un quadro.
Carmine si avvicinò e gli parve di riconoscere la scrittura.
Gli sembrava di averla vista sul libro di storia, a scuola.
Guardò meglio e notò che sul fondo era presente una scritta: L. Da Vinci
"allora Leonardo è stato veramente qui!" pensò.
Lesse attentamente la pergamena, con gli occhi che scrutavano ogni singola riga con estrema attenzione, alla ricerca di significati nascosti.
Si aspettava che fosse scritta da destra verso sinistra, ma era invece scritta in quello che per lui era il verso giusto.
La pergamena diceva:
"Il luogo dei ludi più famoso,maestoso.
A reggerlo son archi ben curvati,
lì combattevano i nostri antenati"
"Un indovinello" disse fra sé e sé, preso dall'ansia improvvisa di non potercela fare, che smorzò tutte le sue buone intenzioni.
"Sarebbe stato meglio chiedere agli elfi cosa fare e farmi accompagnare" continuò.
A quel punto fece per girarsi, ma si ricordò dello sgradevole orco all'ingresso.
Gli elfi gli avevano fatto capire che la strada che lo avrebbe riportato a casa passava per quel castello.
Si domandava cosa fare; cosa stava succedendo in sua assenza? I suoi amici si erano accorti di tutto? Avrebbero avvisato i suoi genitori?
Doveva proseguire.
Carmine osservò meglio la stanza: in corrispondenza di una delle finestre, aderente al muro, c'era un grande tavolo di legno con sopra dei giganteschi fogli da disegno.
Ai muri erano, appunto, appesi dei progetti architettonici, ma anche dei fogli bianchi.
Forse la stanza era un indizio: la soluzione doveva certamente essere un'opera monumentale...Ilaria voleva diventare un architetto.
Era la più brava, a scuola, in disegno tecnico (a dir la verità, in molte materie...) e quando avevamo imparato a disegnare gli archi, aveva esclamato... "Il Colosseo!" Sì, la soluzione non poteva essere altro che quella: un'opera maestosa, che troppo spesso era stata teatro di morte!
Dopo aver pronunciato quelle parole, nella stanza iniziò a risuonare un ticchettio.
Il lento avanzare e ruotare di qualcosa di grande, geniale ed antico: un vecchio meccanismo, complicatissimo per i tempi in cui il castello doveva essere stato costruito.
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Cinquecento
FantasySei un ragazzo come tanti, di conseguenza la tua vita non è diversa da quella di tanti altri ragazzi di quindici anni....., ma se una gita scolastica ti facesse scoprire un mondo inimmaginabile? Gli incredibili segreti legati al geniale Leonardo Da...