Capitolo 7: Moments

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Le scuole superiori.
Per alcuni un posto meraviglioso, per altri un periodo buio da voler dimenticare.
Io non facevo parte di nessuna di queste due categorie.
Nonostante avessi dei voti alti, odiavo andare a scuola.
Non sopportavo nessuno, tolleravo per miracolo la mia migliore amica Elizabeth e, ovviamente, i cinque idioti.
Durante quegli anni, solo loro mi facevano venire la voglia di alzarmi e recarmi a scuola.
Il mio penultimo anno fu un anno strano.
Fu un anno pieno di gioia, di amore e soprattutto tanto, troppo dolore.
Avevo da poco compiuto i 17 anni quando cominciai il mio penultimo anno.
Mentre Ashton ne aveva compiuti 18.
Non immaginavamo che la nostra vita, di là a qualche mese, sarebbe cambiata improvvisamente.
Ricordo ancora quel giorno... e come potrei dimenticarlo.

Era gennaio, faceva freddo.
La notizia arrivò la mattina intorno alle 10 circa.
Stavo facendo compito di storia quando, all'improvviso dall'altoparlante della scuola, la voce della segretaria del preside arrivò alle mie orecchie. "Il signor Ashton Irwin e la signorina Lydia Irwin sono pregati di raggiungere la stanza del preside."
Non capivo il motivo di quel richiamo.
E soprattutto non capivo perché avesse chiamato entrambi.
Non avevo fatto niente io.
Di mio fratello non ne ero sicura al 100%.
Uscii dall'aula e raggiunsi la stanza del preside dove, davanti alla porta ad aspettare, trovai mio fratello.
Lo guardai confusa e lui ricambiò il mio stesso sguardo.
"Giuro di non aver fatto niente." Disse Ashton alzando le mani, in segno di difesa.
"Allora perché siamo stati richiamati?" Chiesi guardandolo male.
"Ed io cosa ne so..." e proprio in quel momento, la segretaria aprì la porta e ci fece entrare.
Raggiungemmo velocemente la stanza dove si trovava il preside e, non appena bussammo alla porta, una voce rispose "Entrate."
Entrammo nella stanza e il preside ci rivolse un sguardo strano.
Non era arrabbiato, ma non riuscivo a decifrare che tipo di sguardo fosse.
Forse dispiaciuto.... ma dispiaciuto per cosa?
"Sedetevi..." disse indicando le sedie che erano di fronte alla sua scrivania. "Devo dirvi una cosa importante..."
Guardai mio fratello.
Cosa diavolo stava succedendo? Era questa la domanda che continuavo a pormi.
Ci sedemmo entrambi e rivolgemmo lo sguardo al preside, il quale evitava il contatto visivo.
"È giunta una notizia..." cominciò il suo discorso "...mi dispiace tantissimo ragazzi." Sospirò ed abbassò il capo.
"Di cosa sta parlando? Quale notizia?" Fu Ashton a parlare per primo. 
Non sapevo perché, ma avevo il cuore a mille. Stava per esplodere.
Avevo una brutta sensazione.
"Vostra madre... ha avuto un incidente stradale..."
Il mondo smise di girare, il tempo si bloccò.
Il mio cuore aumentò di velocità, avevo il timore che potesse uscirmi dal petto da un momento all'altro.
"Ma che cazzo sta dicendo?" Rispose immediatamente Ashton, alzandosi velocemente dalla sedia come se avesse avuto delle molle attaccate al culo.
"Mi dispiace ragazzi ma lei.... non ce l'ha fatta... condoglianze."
"Che razza di scherzo è questo!?" Cominciò a sbraitare Ashton.
Io, invece, ero pietrificata non riuscivo a muovere nemmeno un singolo muscolo.
Ero paralizzata.
Le voci arrivavano lontane e ovattate alle mie orecchie.
Ma di una cosa ero certa... Ashton, in quel momento, stava urlando.
Ero confusa... continuavo a domandarmi come potesse essere possibile.
L'avevo sentita quella mattina stessa.
Mi aveva detto che sarebbe arrivata per pranzo. Non vedevo l'ora di vederla e poterla abbracciare di nuovo.
Passarono minuti, forse ore, ed ero ancora bloccata in quella maledettissima sedia di fronte al preside.
Solo una voce mi riportò alla realtà "Lydia..." era mio fratello.
"Torniamo a casa..." Era rosso dalla rabbia, la voce inclinata e gli occhi erano lucidi.
Stava per esplodere di nuovo.
Io non riuscivo a muovermi, ero attaccata alla sedia.
Ashton mi aiutò ad alzarmi e mi portò fuori quella stanza dove, all'uscita di essa, trovammo i ragazzi ad aspettarci.
Il primo a parlare fu Michael "Ma che voleva il preside da voi?"
Tenevamo entrambi lo sguardo basso.
"Ma che vi prende?" Chiese allora Calum non ricevendo alcuna risposta.
"Ragazzi ci state facendo preoccupare così." Parlò Luke.
"Nostra madre..." iniziò a dire Ashton "è... è morta." Cadde in ginocchio sotto lo sguardo incredulo dei ragazzi.
Michael e Calum cercarono di sorreggerlo.
"Ma che stai dicendo Ashton?" Chiese Evan sconcertato da quella notizia.
Ashton scoppiò a piangere.
E successivamente scoppiai a piangere pure io. Non ce la facevo più a trattenere le lacrime.
Mio fratello abbracciò Michael, mentre Calum gli accarezzava la spalla.
Io, invece, mi gettai tra le braccia di Evan e Luke nella disperazione più totale.
Nessuno dei ragazzi osò più parlare.
Era una situazione surreale.

Il preside ci diede la possibilità di poter tornare tutti a casa, e non appena arrivammo Luke mi portò nella mia stanza.
Mi fece distendere sul letto, mi accarezzò i capelli e mi coprì con una coperta.
"Riposati." Disse allontanandosi dal letto.
Non gli risposi e il ragazzo, dopo avermi guardato a lungo, sospirò e uscì dalla stanza lasciando la porta aperta.
Mi addormentai subito e al mio risveglio la casa era nel silenzio più totale.
Quando arrivai nel salone, il quale era collegato alla cucina, notai che seduti al tavolo c'erano solo Evan e Luke.
Il primo stava davanti al computer, mentre il secondo stava utilizzando il cellulare.
Non appena i due ragazzi si accorsero della mia presenza, la porta di casa si aprì ed entrò Ashton, seguito da Calum e Michael.
C'era anche la mamma di Michael.
Karen, non appena incontrò il mio sguardo, corse ad abbracciarmi.
"Tesoro.... mi dispiace tantissimo." Disse stringendomi a sè.
Aveva gli occhi rossi e gonfi.
Era molto affezionata alla mia mamma, erano come sorelle.
E in quegli anni era diventata come una seconda mamma per me, così ricambiai l'abbraccio e mi lasciai andare.
La mamma di Michael mi raccontò che la prima persona che avevano chiamato, al momento dell'incidente, fu proprio lei.
Era corsa in ospedale, ma non appena arrivò le dissero che mia madre non ce l'aveva fatta.
Le fecero vedere il corpo, per essere sicuri che fosse lei e non appena uscì dall'ospedale, Karen in lacrime cercò di chiamare Michael, che non rispose. Provò a chiamare tutti noi, ma nessuno rispose.
Così chiamò la scuola e disse al preside quello che era successo.
E poi sappiamo tutti com'è andata la storia.
Ancora non ci volevo credere.

I giorni passarono in fretta.
Non dormivo da giorni, non ci riuscivo. Continuavo a vedere il volto di mia madre.
Mi giravo e rigiravo nel letto, ma non riuscivo a trovare una posizione decente per dormire.
Il giorno del funerale fu il più brutto.
Dovevo ancora elaborare il lutto, non stavo bene. E poi ci fu pure la ciliegina sulla torta.
Mio padre si presentò al funerale, con la sua nuova compagna.
Lo odiavo, non volevo vederlo.
Furono i ragazzi a chiedergli gentilmente di andarsene.
Ashton ed io non volevamo parlarci.
Quando tornammo a casa dal funerale, quest'ultima ci sembrava estranea.
Mancava qualcosa, o meglio qualcuno.
Per i giorni successivi nessuno dei due andò a scuola. Non ce la facevamo.
Passavo tutte le notti nel letto di Ashton, avevo il terrore di perdere pure lui da un momento all'altro.
I ragazzi venivano da noi tutti i giorni, accompagnati da Elizabeth.
Durante quel periodo difficile i ragazzi ci rimasero accanto, aiutandoci in tutto.
Ma il primo a riprendere in mano la sua vita fu Ashton.
Erano passate due settimane dal funerale, e una mattina si alzò molto presto.
Notai la mancanza del ragazzo nel letto al mio fianco e mi alzai di scatto, trovando mio fratello in piedi davanti l'armadio.
"Cosa stai facendo?" Chiesi con la voce impastata dal sonno.
"Mi preparo..." mi dava ancora le spalle.
"Vuoi tornare a scuola?" Mi stropicciai gli occhi.
"Si... non ce la faccio più a stare a casa..." fece una pausa e poi si girò verso di me.
"È il mio ultimo anno... non posso perderlo così. Dobbiamo andare avanti Lydia. Sono sicuro che mamma vorrebbe questo per noi." Mi guardò negli occhi, e voleva che andassi con lui.
"Lo so... ma io ancora non me la sento." Risposi distogliendo lo sguardo dal suo.
Lo sentì sospirare "Lo capisco... ma io devo andare." Si avvicinò al letto, si sedette accanto a me e mi prese il volto tra le sue mani costringendolo a guardare negli occhi. "Ti voglio bene Lydia."
"Anche io fratellone." E con le lacrime agli occhi, mi buttai tra le sue braccia.
Successivamente si alzò dal letto, si preparò e se ne andò lasciandomi totalmente sola in quella casa vuota.
Mi buttai nuovamente sul letto e cercai di addormentarmi di nuovo.
Ma invano, non riuscivo a prendere sonno. Ormai ero sveglia. Così rimasi a pensare. Ripensai a quelle due settimane e a quanto i ragazzi avessero fatto per mio fratello e me.
E fu lì che mi resi conto che gli volevo bene, anche se non lo avrei mai ammesso, e che non potevo più stare senza di loro.
Erano diventati tutto ciò di cui avevo bisogno.


Note autrice:
Buona seraaa!
Eccoci con un nuovo capitolo.
Da ora in poi entreremo nel vivo della storia.
Conosceremo meglio i personaggi e un po' del loro passato.
Spero che il capitolo vi piaccia!
Ci vediamo al prossimo capitolo.

Clare

Easier - Luke Hemmings  (IN REVISIONE) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora