"Basta sfiorare
il filo teso
di un profumo
che i ricordi
risuonano
immediatamente".Diane Ackerman
Detestavo essere fissata... Per troppo tempo avevo vissuto con gli occhi puntati addosso. Mi spintonavano. Mi schiacciavano. Umiliavano le mie emozioni.
Nell'ambiente borghese in cui ero cresciuta, per tutti ero quella povera bambina che aveva perso la madre troppo presto. All'obitorio, li vedevo additarmi e lanciarmi occhiate di sdegno mascherate da finto perbenismo. Mio padre li giustificava ripetendomi che fosse solo la mia impressione. Ma io li sentivo. Sentivo i loro occhi spingermi con insistenza fino a farmi perdere l'equilibrio e cadere a terra, umiliata e indegna del posto che fino a quel momento mi apparteneva per diritto.
Non avevo bisogno né di loro, né della loro considerazione sterile.
Al posto dei loro languidi sguardi di ipocrita compassione, ricercavo gli occhi cristallini e puri dell'unica persona che, insieme alla mia famiglia, aveva significato tutto in quei giorni.
Liam.
Lui era stato il mio tutto.
Nonostante la perdita immane della mamma, era stata la mia àncora, la mia scialuppa, il mio faro.
Quando mi aveva lasciata dopo il funerale, il mio mondo era andato in frantumi. Avevo iniziato a isolarmi da tutto e da tutti, sommersa dalle mie profonde paure, dai miei infiniti rimpianti e dai miei soffocanti singhiozzi.
Odiavo stare così. Non ero una bambina schiva, acida e scontrosa, non lo ero mai stata, ma con il passare dei giorni, dei pianti e dei vuoti, avevo finito per diventarlo.
La morte di mamma e la mancanza di Liam avevano cambiato tutto.
Una piccola fiammella di speranza però non si era mai spenta. Era un misero lucignolo ardente sopito dentro al mio cuore che tentava di sopravvivere. Aveva solo bisogno di essere alimentato per poter divampare in tutta la sua libertà. Aveva solo bisogno dell'unica persona che sapesse come farlo emergere.
Aveva bisogno di Liam.
Dal giorno del funerale, avevo perso completamente le sue tracce. La nonna mi aveva detto che si era trasferito e da quel momento non lo avevo più rivisto.
Accarezzai per abitudine la conchiglia legata a mo' di ciondolo al nastro rosa intorno al collo. Nonostante fossero trascorsi nove anni, l'avevo conservata con cura e attenzione, tanto che si riusciva a leggere ancora la scritta maldestra e inaccurata sulla parte interna: "Sei il mio dono più prezzioso". Come potevo non amare quell'imperfezione? Era quella doppia zeta a legarmi ancora di più a Liam.
Sapevo non era vero che fosse riuscito a rincollarla pezzo per pezzo. Avevo finto di credergli come se fosse possibile che una figlia non riconosca la calligrafia della madre, come se una conchiglia portata per tre anni al collo non spiccasse tra mille altre, rendendosi unica ed encomiabile.
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Come Conchiglie sulla Sabbia
Romance"Siamo conchiglie dal cuore rotto, arenate sulla sabbia, dimenticate dal resto del mondo, considerate inutili, ma con il forte desiderio di rinascere ancora" Emilia ha appena diciassette anni quando ritorna nella città che, nove anni prima, le ha po...