«Dove stai andando?!» strillò una vocina.
Isaac si sentì tirare per il retro dell'impermeabile. Rosie lo aveva bloccato a pochi passi dall'ingresso. S'irrigidì, voleva sgusciare via senza essere visto, così non avrebbe dovuto mentire; detestava mentire.
«Esco con Martha» rivelò alla sorellina.
«Ma tra poco piove!» protestò lei. Lo lasciò andare ma strinse i piccoli pugni, sporchi di marmellata di mele e farina.
«Mi sta già aspettando».
Isaac si abbassò alla sua altezza per scompigliarle i capelli rossi.
Lei sbuffò: «Lo hai almeno detto a Tomato-Soup? E dove andate?»
«No, è un segreto» sussurrò facendole un sorriso, sperando che le domande fossero terminate.
Come se solo pronunciare la storpiatura del suo cognome potesse evocarlo, l'eccentrico Dottor Ambrosius Maiskolbensuppe si materializzò nel corridoio.
I loro genitori erano usciti a festeggiare l'anniversario di matrimonio, lasciandoli per quella sera in custodia a un amico di famiglia che ogni tanto veniva a trovarli da Brema.«Esatto, vorrei sapere anch'io dove stai andando» aggiunse l'uomo accarezzandosi il lungo baffo destro con la punta arricciata all'insù. Quello sinistro l'aveva arricciata all'ingiù.
«Io... Io...» iniziò a balbettare il ragazzo: «Vado a caccia di un fantasma, al cimitero. Un fantasma che mi sta perseguitando e...».
Rosie si portò le mani alla bocca ed Isaac si zittì.
«Prendila con filosofia» ridacchiò l'uomo, quelle erano le sue parole preferite: «Se hai un fantasma che ti da fastidio forse dovresti chiedergli cosa vuole, non pensi?».
Isaac deglutì.
«Sei fortunato, mi porto sempre dietro una tavola ouija. Vado a prendertela».
Con la stessa velocità con cui era apparso, il signor Maiskolbensuppe si dileguò verso le scale.
Rosie si avvicinò al fratello, tirandogli ancora l'impermeabile: «Un fantasma? Ti farà del male?».
«No, Martha dice che non sono così cattivi» cercò di confortarla, ma in realtà non lo sapeva nemmeno lui. Sperava soltanto di togliersi di torno Lenora, prima di ritrovarsi tutto il corpo tatuato... o peggio! Rosie però aveva ancora un'espressione triste. Le sorrise: «Ehi, ti prometto che tornerò presto, così mangeremo lo strudel insieme».
Il dottore tornò con una tracolla foderata in pelle di antilope e si era anche tolto il grembiule da cucina.
«Ho deciso che verrò con te, adoro questo genere di cose!» esclamò entusiasta, facendo sussultare i due fratelli.
«Ma non possiamo lasciare da sola Ross, ha sette anni!».
Ambrosius fece un occhiolino al ragazzo. «Mio caro, le donne hanno bisogno degli uomini proprio come i pesci hanno bisogno delle biciclette» disse, mettendo tra le mani della bambina una scatoletta di tonno sottolio. «Ecco, tieni Rosie, mangia questo per cena se non saremo ancora tornati. È buono, sai?»
«Potrò guardare i cartoni fino a tardi?» domandò lei, rigirandosi la scatoletta che si stava già sporcando di marmellata.
Ambrosius annuì.
«Allora potete andare» li salutò la bambina, agitando la mano.
Isaac stava per protestare di nuovo, ma l'uomo gli diede una pacca sulla spalla. «Avanti, prima andiamo e prima torniamo».
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Uova di merlo
Short StorySembrava di essere sulle montagne russe e l'odore d... Breve storia a cinque puntate che partecipa al contest "Whattis Awards".