Rollercoaster 5

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Lenora era sempre stata accanto al suo nuovo spasimante, sapeva che Isaac e Martha avevano aperto la sua scatola segreta. Aveva sperato con ogni frammento d'anima che il contenuto non fosse scappato; in fondo dormivano da anni, avrebbero potuto continuare per sempre.

Ma quel matto di Gorgo aveva mangiato l'uomo coi baffi strani e una bambina lo aveva visto, paralizzandosi di fronte alla sua grande coda di anaconda chiodata. Una bambina che aveva disubbidito e, silenziosa quanto un fantasma, li aveva seguiti. Era stato allora che aveva deciso di possedere il corpo di quella bambina, Rosie, e attirare lontano i due ragazzi. Lontano dai mostri che la sua scatola aveva conservato. 

Smise all'improvviso di saltellare in quel corpo troppo stretto e minuto, sentendo una fitta al cuore... Un cuore che non aveva più, quindi come poteva farle male? Era forse il cuore di Rosie? Così geloso? Così malinconico? Gli sguardi fugaci ma intensi, il cercarsi continuo delle loro mani, la sincronia dei loro passi... Era quella l'alchimia di cui le parlava Horace? Era quella la scintilla che cercava con così tanta disperazione?

Gli occhi di Rosie si riempirono di lacrime, mentre Lenora lasciava il suo corpo, facendola svenire davanti alla serra.

«Rosie!» Isaac corse per raggiungerla.

«È una trappola!» provò ad avvisarlo la ragazza rimasta indietro. Di che cosa si era accorta?
Era riuscita a... Vederla? Forse la paura le aveva aperto gli occhi. La paura allerta e sviluppa i sensi, ma crea allucinazioni. 

Lenora fluttuò nell'aria, fermandosi di fronte ad una spaesata Martha. Voleva quegli sguardi, quelle attenzioni, quelle carezze, e voleva sentirne il peso, il calore, il sapore... In quel momento capì che le serviva l'oggetto del desiderio di Isaac. 

Avvicinò la bocca al suo naso. Mentre Martha muoveva un passo in avanti e respirava, Lenora entrò nel suo respiro. 

Gli occhi della ragazza si girarono all'indietro, diventando bianchi, e il suo cuore perse un battito.

***

La mente di Martha era particolare, ancor più particolare di quella di una bambina di sette anni. Doveva possedere ogni sua emozione se voleva comandare i muscoli e le articolazioni di quella ragazza, ma Lenora si era ritrovata nel posto che aveva sempre sognato di visitare: un Luna Park.

Il cielo era di un arancione chiaro che sfumava nel lilla e nel viola verso l'alto. Osservarlo le diede una sensazione di benessere. Si sarebbe volentieri seduta sul marciapiede, rimanendo lì soltanto per un altro po', ma le luci e la musica delle giostre la spronarono a proseguire.

Lenora si avvicinò ad una bancarella dove una figura era china a preparare lo zucchero filato. La conosceva bene quella donna: era Sandwitch, la strega di sabbia. Che cosa ci faceva nella mente di una ragazzina?

«Sandwitch» la chiamò. 

L'anziana strega sollevò il volto. I granelli gialli nei suoi occhi scandagliarono quello che restava della sua creatrice. Le corna ricurve da ariete rientravano a fatica sotto al cappellino con la visiera. Mostrò un artiglio coronato sulla punta da una nuvola di zucchero vaporoso. 

«Spacciatrice di parole» la salutò: «Me ne devi dare una se lo vuoi».

«Tosaerba» rispose una voce alle spalle di Lenora. 

La strega sorrise e diede una nuvola di zucchero a una versione bambina di Martha che corse contenta verso le giostre, ricoprendosi le dita di zucchero appiccicoso. 

Uova di merloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora