Sembrava di essere sulle montagne russe, e l'odore dolciastro di zucchero fuso si era attaccato alla felpa grigia di Isaac, come se l'avesse immersa in un pentolone di caramello.
Quell'odore persistente si mescolava ad altri: erba appena tagliata, popcorn, schiuma da barba all'aloe vera, cera di candela, cannella.
Odori molto strani, che di norma, almeno secondo Isaac, non avrebbero dovuto appartenere agli armadi. Gli armadi di solito puzzavano di naftalina se erano vecchi come quello in cui si era rannicchiato.
Tum, tum, tum.
Il cuore gli batteva forte, agitato, in disaccordo col respiro che tentava di trattenere. Faceva troppo rumore. Lo sentiva nelle orecchie e rimbombare nell'armadio, come se quella maledetta alcova potesse amplificarne il battito.
Si portò l'indice alla punta del naso e sibilò un lento «Shhh», parlando al suo cuore, cercando di calmarlo. Doveva calmarlo, altrimenti lo avrebbe sentito.
Altrimenti lo avrebbe scoperto.
Il suo sguardo continuava a percorrere la fessura luminosa tra le due ante, unico punto luce in quel nascondiglio di vestiti polverosi mangiati dalle tarme.
Gli sudavano i palmi e le piante dei piedi, mentre aspettava il momento opportuno.
«Isaac, sei qui?»
La sua voce e il suono dei suoi passi riempirono la stanza al di là dell'improvvisato scudo di legno scuro.
«Isaac, Isaac per favore» lo pregava la voce.
Ecco. Quello era il momento opportuno.
Sbucò dal suo nascondiglio, dimenando le braccia come ali di drago, ridendo. Alla sua risata si aggiunse l'urletto di Martha che si era voltata di scatto verso di lui, impietrita.
«Vaffanculo, Isaac, mi hai spaventato a morte» lo rimproverò, spingendolo via.
Isaac ancora rideva mentre le labbra di Martha si piegavano in un broncio.
«Dovresti vedere la tua faccia, dovresti proprio vederla» la prese in giro, senza fiato.
Lei si scompigliò i capelli, lunghi fino alle spalle, arruffandoseli tra le dita, prima di tramutare quel broncio in un sorriso.
«Sei proprio scemo, ho avuto paura che fossi un fantasma»
«Ma dai, davvero credi a queste cose?»
«Ma certo che ci credo, scemo. Ci sarà sicuramente qualche entità in questa catapecchia. Qualche mostro nascosto in un cassetto o sotto a un letto, o magari...»
«Allora perché hai accettato di venirci?»
«Perché tu mi hai sfidato» roteò lo sguardo verso il soffitto, sbuffando: «E io odio perdere le sfide».
Aveva delle belle labbra Martha, e anche degli occhi particolari: azzurro chiaro con delle sfumature nebbiose di grigio attorno all'iride. Più Isaac li guardava e più pensava che somigliassero proprio alle uova di merlo.
«Per fortuna che siamo pirati» la rassicurò, coprendosi l'occhio destro con la mano e imitando la forma di un uncino con l'altra: «E i pirati sono temuti da tutti, anche dai mostri!».
Lei rise, scaldandogli il cuore. Sentì la felicità farsi strada nel suo petto e alleggerire i suoi piedi, sciogliendo in dolci brividi ogni altra emozione, come neve al sole, come quei cioccolatini con l'interno di caramello che probabilmente gli si erano squagliati nella tasca della felpa. Se li era dimenticati. Quando era con Martha era facile dimenticarsi di tutto il resto ed essere trascinati dalla sua fantasia.
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Uova di merlo
NouvellesSembrava di essere sulle montagne russe e l'odore d... Breve storia a cinque puntate che partecipa al contest "Whattis Awards".