Organizzazione, lingua e datazione della Divina Commedia.

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• La Commedia consta di 14.233 versi, endecasillabi nello schema metrico della terzina, ed è divisa in tre cantiche: Inferno, Purgatorio, Paradiso.
• La prima cantica consta di 34 canti e di 4720 versi, le altre due ognuna di 33 canti e di 4755 e 4758 versi rispettivamente, in totale, quindi, 100 canti.
• La lunghezza minima dei canti è di 115 versi (il VI e l'XI della prima cantica); la massima di 160 (il XXXII della seconda cantica).
• Il primo canto dell'Inferno è il proemio di tutto il poema (il termine è utilizzato nel significato generico di componimento poetico di ampia dimensione a carattere narrativo).
• In ogni cantica si può riconoscere un'interna distribuzione in cinque momenti con un raggrupparsi quasi fisso dei canti. Sono uguali in tutte le cantiche i primi due raggruppamenti: i canti I - II e III -IX. Poi si hanno distribuzioni leggermente variabili.

Nell'Inferno abbiamo: X - XVII; XVIII - XXX; XXXI - XXXIV. 
- Nel Purgatorio abbiamo: X - XVIII; XIX - XXVII; XXVIII - XXXIII.
- Nel Paradiso abbiamo: X - XX; XXI - XXIX; XXX - XXXIII. 


La cosa importante è però che ogni raggruppamento abbia la stessa funzione e lo stesso significato profondo sul piano dello svolgimento dei temi e dei momenti della narrazione.

La Commedia è scritta fondamentalmente nella lingua dell'uso vivo italiano: il volgare, la lingua del "sì".
• Dante compie un passo decisivo per la storia della cultura italiana, decidendo di non usare il latino, che era la lingua della comunicazione tra i dotti dell'Europa cristiana. I ceti colti praticavano una sorta di plurilinguismo: usavano il latino ed il volgare e, spesso, anche il francese-provenzale.
• Il poeta volle una lingua che fosse italiana, che potesse esser sentita come viva e rispondente alle esigenze del presente e dei contemporanei e che avesse una nobiltà pari a quella latina. Fuse insieme perciò le forme della lingua volgare, quello dell'uso quotidiano, specie il fiorentino, e quelle della letteratura duecentesca, ma anche fece ricorso al patrimonio lessicale, sintattico e retorico del latino sia classico che medievale, specie quello delle traduzioni della Bibbia, e anche del franco-provenzale. Molte parole le inventò lui stesso. Così creò una lingua sostanzialmente nuova. Quella che sarà la struttura di base dell'italiano. 
• Egli scrive il poema in volgare, nel volgare italiano, proprio perché il messaggio raggiungesse il più vasto pubblico o, più precisamente, la classe dirigente del tempo, tutti coloro cioè che potevano avere un ruolo politico o sociale. E' chiaro che così non sarebbe stato capito dalle genti d'oltralpe, ma evidentemente gli premeva sopratutto esser capito in Italia. 

L'opera appartiene agli anni della piena maturità del poeta. Nato a Firenze nel 1265, già autore di importantissime opere, come: la Vita Nova, il Convivio, il De vulgari eloquentia, alcune canzoni filosofiche e morali, a partire dal 1304, negli anni dell'esilio, egli si dedica quasi esclusivamente al grande poema. Solo la Monarchia e qualche scritto minore appartengono a questi stessi anni.
• La maggior parte degli studiosi consente nel ritenere che le cantiche siano state scritte nella seguente successione: l'Inferno tra il 1304 e il 1308, il Purgatorio dopo il 1308 ed entro il 1313-14, il Paradiso dal 1316 in poi.
• Non sappiamo con sicurezza se siano state divulgate subito dopo la composizione. E' possibile che qualche singolo passo sia stato modificato dall'autore prima che le varie parti del testo venissero rese pubbliche. 

La Divina Commedia - Dante Alighieri (Spiegata)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora