Stranamente sono in orario, non voglio fare brutta figura.
Sono le undici e un quarto e Cole, puntuale suona il clacson.
Esco di corsa.
Dylan era sul balcone di camera sua a fumarsi una sigaretta prima di uscire.
Non so come abbia fatto, ma nel buio ha riconosciuto Cole.
Lo ha salutato: si conoscono?
Ci passo oltre e salgo in macchina.
"È tua quest'auto?"
"Tra poco lo sarà."
Mi guarda e, sicuro di sé, annuncia:
"Figa così."
Sorrido e gli dico di partire.Dopo un paio di minuti di silenzio, sciolgo il ghiaccio e gli chiedo: "Conosci Dylan?"
"Dylan?"
"Si, mio fratello, il ragazzo che hai salutato fuori casa mia."
"Giocava con me in squadra; non ricordo i nomi di tutti."
"Ah, mi scusi." sorrido, ma ciò non viene ricambiato.
Poi, di nuovo silenzio.Arriviamo a casa di Jason.
Possiede una casa davvero enorme; da quel che ho capito, i suoi genitori sono entrambi avvocati e guadagnano una fortuna.
Appena Cole parcheggia, scendo dall'auto.
Proprio in quel momento passa di lì un ragazzo che ci avvisa: "Ragazzi, Jason dice che dentro, niente fumo."
Allora tira fuori due sigarette e approfittiamo del momento.
C'è spesso questo silenzio tra di noi, non è imbarazzante, è come se entrambi stessimo aspettando qualcosa, ma nessuno dei due sapesse che cosa.