Il mio turno

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Era un pomeriggio tranquillo a casa mia, mamma e papà stavano sistemando casa e i miei due fratelli stavano giocando alla play.
C'eravamo trasferiti da poco, in quella via c'erano persone molto simpatiche, tra cui John, un ragazzo della mia età biondo e occhi azzurri.
Sono rimasta sbalordita dal suo approccio su di me, mi aveva messo a mio agio fin dal primo giorno che ci siamo visti.
Era troppo divertente, si divertiva sempre a giocare a nascondino. Ogni giorno giocavamo con persone diverse, spesso anche con qualche ragazzo e ragazza del nostro quartiere.
Un giorno decise di giocare a casa mia insieme ai miei fratelli. Quel giorno mamma e papà erano andati dai suoi genitori a chiacchierare un po'.
Iniziammo a giocare e andammo in ordine di età a contare. Io ero l'ultima essendo un anno più grande di lui. Il mio fratellino di cinque anni, compiuti qualche giorno prima, iniziò a contare.
Arrivato al numero cinquanta andò subito verso la cucina e cercò in ogni angolo me e John. Trovò però Christian, l'altro mio fratello. Nel frattempo io e John eravamo nascosti nello stesso punto: in soffitta. In cima al tetto vidi una corda, John mi assicurò che fosse una semplice corda per appendere oggetti e che, i vecchi proprietari di quella casa, la usavano specialmente come appendi immagini, infatti, poco più in là, ce n'era un'altra che molto probabilmente era il continuo di quella vista inizialmente. Dopo circa dieci minuti, entrambi i miei fratelli ci trovarono e scendemmo al piano di sotto. Christian iniziò a contare. Il piccolo Matt si nascose sotto il letto, io dentro l'armadio della mia camera. Mi ritrovai di colpo difianco a me John che, con un sorriso abbastanza inquietante, mi chiese di aprire leggermente l'antina perchè faceva troppo caldo.
Intravidi da quello spiraglio, attaccato al muro, un chiodo con attorno una specie di alone sul rossastro. John mi disse che i vecchi proprietari avevano commesso un omicidio qua dentro e avevano appeso con il chiodo la testa della vittima. Mi meravigliai delle informazioni che aveva John riguardo a questa famiglia ma non ci feci caso, mi metteva ansia parlare di questi argomenti. Il tempo sembrava non finire mai fino a quando, dopo circa mezz'ora, il piccoletto ci trovò. Ora toccava a John a contare, di solito lui è bravo a trovare le persone, anzi, di solito le spaventa pure una volta trovate. Io ormai sono abituata ai suoi scherzi, c'ho giocato troppe volte.
Arrivato al cinquanta iniziò a cercare me e i miei fratelli. Ci trovò in poco tempo, c'era da aspettarselo da uno come lui esperto in questi giochi. Arrivò il mio turno. Prima di contare però, venni interrotta dall'arrivo di mia mamma che mi avvisò di prepararmi perchè sarei andata con lei a fare compere. Mi diede mezz'oretta per giocare ancora. Non so se fu un bene o un male, se così la salvai dalla bestia che avevo in casa. Finito di contare, andai subito in soffitta, conoscendo Matt e Chri, di sicuro erano nascosti lì. Salite le scale il mio volto si impallidì. Le due corde attaccate al tetto di cui mi parlava tanto John ora erano legate attorno al collo dei miei fratelli e loro, ormai non coscienti, fluttuavano appesi ad esse. Andai a cercare John, ero in lacrime e avevo bisogno di lui. Non riuscì a trovarlo così corsi in camera per cercare di trovare le parole giuste per dirglielo a mia madre e a mio padre. Entrata in camera mi appoggiai subito alla parete e in quel preciso istante, con una velocità assurda, uscì dall'armadio John che mi bloccò al muro.
Gli raccontai tutto e lui mi abbracciò.
Mi disse di stare tranquilla e che avremmo risolto tutto in breve tempo senza far sapere nulla ai miei genitori. Non riuscì a riflettere in quel momento, se fossi lì ora ci penserei su prima di fissarlo negl'occhi senza dire una parola. Effettivamente, come si potevano nascondere due cadaveri dai genitori di essi? In quel momento non mi venne in mente questa domanda, rimasi incantata dagl'occhi azzurri di John che, pian piano, vidi sempre più sfuocati fino a non vederli più. Sul mio collo premeva forte la sua mano. Il mio respiro non si sentiva più. Morì in questo modo atroce, fissata al muro con un chiodo sparato in fronte. Mia mamma e mio papà, una volta arrivati a casa, rimasero scandalizzati. John non si fece più vivo ma si dice che, ancora oggi, è in giro a giocare a nascondino con milioni di bambini che, non consapevoli delle sue reali intenzioni, vengono ammazzati. Si venne a sapere successivamente che la casa dove la mia famiglia si era trasferita da poco, era la casa del primo omicidio commesso da quel ragazzo. Sapeva così tante cose perchè lui ne era l'artefice. Le foto che appendeva stavolta ritraevano anche me, Christian e Matt nelle nostre condizioni attuali: morti. Il suo sorriso lo vedo ancora, vorrei tanto fermarlo ma mi è impossibile. Attenti a giocare a nascondino, il vostro turno potrebbe essere l'ultimo.

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