CAPITOLO SEI

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Il padre di Thomas arriva alle sei come previsto "Sei davvero molto gentile nel voler aiutare uno come me a superare anche questa perdita" mi dice lui sorridendo triste mentre guida verso casa "Non si preoccupi, signore. Per me è un piacere" rispondo sorridendo per poi spostare lo sguardo fuori dal finestrino "Chiamami pure Ivan e dammi del tu" continua lui mentre mi appoggia una mano sulla spalla. Il padre di Thomas ha perso tutto ciò che era possibile perdere durante la vita: sua moglie Genny e suo figlio. Genny è morta quando Thomas aveva solo due anni perciò non ha mai dovuto sopportare il dolore della perdita di qualcuno di cui non si ricorda nemmeno. Arriviamo dopo una ventina di minuti e ammetto di esserci stata veramente poche volte a casa loro "Vuoi qualche cosa da bere?" mi chiede Ivan mentre entra in cucina "Una birra va bene" rispondo sedendomi sul divano ignorando i vuoti nei muri dove prima c'erano le foto del mio migliore amico. Ivan si siede accanto a me appoggiando sul tavolo davanti alla tv le due birre insieme a qualche cosa da mangiare. Rimaniamo a guardarci in silenzio per molto tempo senza sapere cosa realmente dire. I suoi occhi sono uguali a quelli di Thomas e mi è difficile non crollare davanti ad essi infatti qualche lacrima scorre silenziosamente lungo le guance ma lui sorride dispiaciuto e, dopo avermi asciugato le lacrime, mi abbraccia forte. Non riesco più a controllarmi e mi lascio andare ad un pianto disperato ignorando il fatto di essere abbracciata con Ivan "Lasciati andare. Tranquilla, ci sono io ora" sussurra lui sospirando. Rimaniamo in questa posizione per circa un paio di ore e nel frattempo anche lui si è messo a piangere. In momenti come questi ti rendi conto di quanto basti un abbraccio per sentirti bene e al sicuro senza bisogno di parlare e dire cose banali che peggiorerebbero solo la situazione. "Credo che dovrei ritornare a casa. Non voglio creare altro disturbo" dico dopo altro tempo che siamo rimasti in silenzio "Non ti preoccupare. Se vuoi puoi rimanere a dormire qui. C'è sempre la camera degli ospiti già pronta. Me l'aveva chiesto Thomas di farla su misura per te se mai tu fossi venuta qui" risponde Ivan sorridendo lievemente "Se per te non è un problema" continuo sollevando le spalle "No. Non lo sei". Passiamo la sera a parlare di cose inutili e che ci distraggono da quello che è successo "Buonanotte Ivan" gli dico mentre indosso una delle sue magliette che mi ha prestato poiché non ho niente con me "Buonanotte Reese". Mi sdraio sul letto e guardo il soffitto fino a quando non mi addormento pesantemente sfinita. "Reese grazie per esserti presa cura di mio padre. Lui ha bisogno di qualcuno che gli faccia dimenticare tutto il dolore che ha provato in questi anni e che invano ha cercato di scacciare. Tu sei la ragazza più gentile e dolce che io abbia mai conosciuto in vita mia. Ti ho sempre voluto bene come una sorella che non ho mai avuto". Mi sveglio durante la notte dopo aver sognato Thomas che mi diceva queste parole con una voce così limpida e tranquilla che ha fatto sparire l'incubo che stavo avendo. Mi alzo lentamente per andare in bagno a lavarmi le lacrime che erano sgorgate bagnandomi la maglietta "Anche tu non riesci a dormire?" mi chiede Ivan comparando dal nulla spaventandomi "Già. Un incubo. Posso dormire accanto a te?" gli chiedo sorridendo in imbarazzo perchè da piccola non dormivo mai con i miei genitori ma con lui è diverso, mi sento più al sicuro "Certo. Vieni" risponde lui sorridendo tranquillamente facendomi spazio accanto a sé. Mi sdraio girata verso la sua direzione e ci guardiamo per altri minuti interminabili fino a quando lui non mi avvicina di più verso di sé e mi abbraccia "Grazie per tutto quello che fai. Sei veramente una ragazza fantastica, Reese" sussurra lui mentre sento il suo cuore battere forte. Sospiro continuando ad ascoltare quel rumore rilassante che mi fa addormentare profondamente. Mi sveglio a causa dell'odore di sapone da uomo perciò decido di alzarmi per vestirmi con gli stessi vestiti di ieri ma su una sedia trovo una mia borsa che non usavo da molto tempo perciò la apro e contiene alcuni miei vestiti "Pensavo che ti sarebbe piaciuto trovare dei vestiti puliti" mi dice Ivan spaventandomi da quanto si muove silenziosamente nonostante la sua figura corpulenta "Grazie. Ma...come hai fatto ad entrare in casa mia?" gli chiedo sorpresa mentre lui sorride in imbarazzo. Solo ora mi accorgo di quanto sia giovane il padre di Thomas. Forse con quella barba lunga e i capelli tenuti sempre arruffati sembrava avere sì o no più di cinquant'anni invece senza la barba e con i capelli appena lavati sembra avere non più di trentacinque anni "Ho qualche cosa in faccia? Forse mi è rimasta un po' di schiuma. Ritorno subito" dice lui sorridendo sotto il mio sguardo sorpreso. Scuoto la testa per riprendermi mentre penso a quanto sono stupida "Sei lesbica. Ricordatelo" ripeto tra me e me cercando di togliermi dalla mente quei tipi di pensieri riguardo a Ivan. Prendo una felpa insieme ad un paio di leggings che poso sul letto poi aspetto che Ivan liberi il bagno perchè ho bisogno di una doccia rilassante. Esce dopo qualche minuto ma questa volta è senza la maglietta perciò arrossisco imbarazzata e sposto lo sguardo da un altra parte "Il bagno è libero se vuoi lavarti" continua lui guardandomi negli occhi per qualche secondo "Grazie" dico prendendo il mio beautycase e chiudendomi la porta alle spalle. Sospiro mentre un grande ed innocente sorriso nasce tra le mie labbra "Cosa mi sta succedendo? Non posso essermi innamorata di Ivan. È il padre del mio amico defunto...sono pazza" borbotto mentre mi tolgo i vestiti "Non credo tu lo sia!" gli sento dire dall'altra parte della porta "Non è colpa mia. Le pareti sono sottili" si giustifica lui mentre sento che chiude la porta della camera. Sorrido come una scema per tutto il tempo che sto sotto lo scroscio dell'acqua bollente che mi scioglie i muscoli in tensione. Indosso i vestiti scelti e mi asciugo velocemente i capelli lasciandoli un po' umidi perchè ho troppa fame per perdere tempo nel sistemarli. Scendo in cucina da cui sento provenire l'odore di caffè e pane tostato "Caffè?" mi chiede lui porgendomi una tazza contenente il liquido caldo "Grazie. Riguardo a prima. Scusa se hai sentito quello che ho detto ma...non so cosa mi sia preso. Non mi era mai successo una cosa del genere" gli dico arrossendo mentre mi siedo su uno sgabello ma lui sorride tranquillamente "Tranquilla. E poi non sei l'unica ad essersi innamorato in questa stanza." mi dice avvicinandosi a me per poi sedersi sullo sgabello davanti al mio "Lo so che io sono troppo grande per te e che probabilmente ti farò anche schifo. Ma tu mi piaci. Mi sono innamorato del tuo modo di essere e del tuo carattere che è così innocente" continua lui sorridendo lievemente in attesa di una mia risposta. Ci guardiamo negli occhi per qualche minuto "Tu non mi fai schifo. È solo che è strano. Ma se vuoi possiamo provare..." rispondo sorridendo mentre lui mi prende una mano e l'avvolge con le sua "Non ti deluderò" sussurra lui felice. Oggi decido di non andare a scuola non solo per il fatto di non voler parlare con Alanis ma anche per il fatto di voler stare a casa con Ivan e conoscerlo meglio. "Amo ascoltare la musica, mi piace la fotografia e preferisco molto di più fare le vacanze qui in zona che farle all'estero" risponde lui ad alcune mie domande sparate a caso durante la giornata "Mi piacciono molto i tuoi tatuaggi" gli dico mentre Ivan cammina a petto nudo mostrando i suoi muscoli sviluppati "Grazie! Se ne vuoi uno basta chiedere. Il mio amico me li ha fatti tutti lui. Ti farebbe anche uno sconto" risponde sorridendo per poi sedersi accanto a me sul divano. Mi appoggio sulla sua spalla mentre lui mi accarezza delicatamente i capelli "Mi manca troppo" dico mentre le ultime lacrime scendono silenziose "Anche a me" sussurra lui abbracciandomi forte. Rimaniamo sul divano per tutto il pomeriggio senza dire nulla anche perchè ci troviamo a nostro agio nel silenzio totale. "Domani vai a scuola?" mi chiede Ivan mentre stiamo mangiando la pizza "Sì. Non posso rischiare di bocciare" rispondo annuendo. Finito di mangiare Ivan mi accompagna a casa mia dove prendo tutte le mie cose perchè mi ha proposto di vivere da lui e io ho accettato molto volentieri "Questa era l'ultima" dico mentre carico le valigie nel bagagliaio per poi essere abbracciata da lui che sorride "Sono veramente felice che tu abbia accettato". Chiudo la porta e appendo su di essa un cartello con scritto "Vendesi". Sospiro triste mentre ascolto un altro messaggio vocale di Meghan "Reese mi dispiace molto. Sul serio. Okay, non adoravo quel ragazzo ma era sempre il tuo migliore amico. Se ti va posso venire da te e stiamo un po' insieme come facevamo prima, ricordi? Comunque. Come te la stai passando con Alanis? Infondo è una brava ragazza e penso che saresti veramente felice con lei. Ora devo andare. Ti saluta anche papà. Ti vogliamo bene, ciao". Spengo il cellulare prima di sedermi accanto a Ivan che è sdraiato sul letto e guarda la TV "Mia sorella. Vorrebbe venire a trovarmi" dico sorridendo lievemente "Tu che le hai detto? Lei lo sa di me?" mi chiede lui senza staccare gli occhi dallo schermo su cui stanno mostrando un film di azione "Non le ho risposto e no, non sa nulla di noi" rispondo appoggiandomi sul suo petto bollente "Quando glielo dirai? Sai. Vorrei conoscere la tua famiglia, prima o poi" continua lui guardandomi negli occhi. Sposto lo sguardo da un altra parte mentre al solo pensiero di vedere mio padre e Ivan che si conoscono mi fa rabbrividire "Io...per ora non credo sia una buona idea. Mio padre è un tipo all'antica e non so nemmeno se avesse accettato la mia vecchia relazione con Alanis. Per ora vediamo come si evolve la nostra relazione. Poi deciderò cosa fare" rispondo ritornando a guardarlo negli occhi "Sono d'accordo". Lo abbraccio forte prima di sentire il suo cellulare che squilla perciò si alza per poi rovistare tra le tasche dei suoi pantaloni "Pronto? No. Aspetta che ci guardo" dice lui dopo avermi dato una veloce occhiata per poi andare nel suo ufficio e chiudere la porta impedendomi di sentire ma comunque non m'interessa perchè mi fido di lui. Ritorna dopo una decina di minuti "La scuola. Mi hanno detto che in questi giorni devo ritornare a scuola oppure rischio il posto di lavoro" mi dice sollevando le spalle per poi sdraiarsi accanto a me "E tu vacci allora. Non voglio che tu metta a rischio la tua carriera per me" gli dico guardandolo negli occhi "Sicura? Non voglio lasciarti sola in questi momenti" insiste lui accarezzandomi una guancia "Sicura" rispondo prima di essere baciata dalle sue morbide labbra.

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