- Io lo vedo il modo in cui ti stringi compulsivamente i polsi, quasi avessi paura potesse uscire qualcosa dalle tue maniche, qualcosa che ti terrorizza a morte. E vedo quanto sono rossi i tuoi occhi, e tutte le crosticine sulle tue labbra. E va bene, va bene se non mi vuoi dire il motivo per cui le tue nocche sono spellate, o quello per cui le tue ossa sono così appuntite da dare l'impressione ti stiano lentamente perforando la pelle. Va bene, se vuoi tenerteli per te, se non hai piacere di liberarti di quei maledetti demoni che ti stanno facendo marcire dal dentro, pezzetto dopo pezzetto, giorno dopo giorno.

Va bene. Ma se stai zitta perché credi che io non sia in grado di capirti, o che non possa aiutarti, o che non voglia ascoltarti, allora sei completamente nel torto. Perché a me, di te, frega eccome. Anche se non ti conosco. Anche se non so il tuo nome, anche se per te io non significo nulla, anche se per te valgo meno di zero, tu per me sei importante. Vali al punto da farmi stare male, da voler realmente sapere cosa ti tormenta, cosa ti divora. Al punto da impiegare il mio tempo per aiutarti. Perché c'è qualcosa in te, qualcosa che tu non vedi ma io si, che credimi, mi fa lampeggiare negli occhi la scritta "ne vale la pena, ne vale la pena, ne vale la pena". Voglio aiutarti. Ti prego. - sono scossa dai tremiti, dall'adrenalina e dai respiri veloci.

Lei mi fissa, come se mi avesse visto per davvero solo in quest'istante. Come se si fosse accorta soltanto ora che ci sono anch'io. E, all'improvviso, scoppia a piangere. Ad un certo punto inizio a sentirmi malissimo. La mia testa inizia ad essere punzecchiata da migliaia di domande, affilate come schegge di vetro. Ho esagerato?  Non dovevo permettermelo? Cosa ho fatto? Perché non imparo a tenere la bocca chiusa?

Ma poi, con un sussurro mi risponde.
- Vuoi sapere cosa c'è che non va? Tutto. Come posso dirti per quale motivo sto male, se non c'è niente che sta andando bene? Vedi, innanzitutto, la differenza è che io, gli incubi, non li devo affrontare quando spengo le luci e vado a letto. No, oh no, quella è la meno. Io, i mei incubi, li vivo ogni mattina, quando apro i miei maledetti occhi e mi alzo dal letto. - sembra che ogni parte di lei, ogni centimetro del suo volto si stia sciogliendo in lacrime.

- Perché sto male? Per il numero che segna la bilancia. Per il modo in cui il mio riflesso riempie lo specchio, allargandosi a dismisura fino a riempire tutta la superficie. Per il modo in cui cammino e abbasso lo sguardo sempre troppo in fretta. Per il modo in cui gli altri mi guardano. Dio, il loro sguardo su me è come un panno ruvido che sfrega contro una ferita aperta. Mi fa bruciare ogni centimetro, mi fa riempire gli occhi di lacrime, i polsi di tagli, il corpo di lividi. Perché sto male? Perché quando entro in una stanza tutti smettono di parlare. Perché in gita sono sempre quella che siede da sola. Perché quando vengo assegnata ad un gruppo di laboratorio, io sono sempre il nome per il quale i miei compagni sbuffano e guardano il soffitto. - le sue parole sono come un fiume in piena che scorre, come le sue lacrime; dopo aver versato la prima, non è stata più in grado di fermare le altre, lasciandole scendere lungo gli incavi delle sue guance, raggruppandosi sulla fossetta scavata nel mento, gocciolandole sulla felpa.

- Fa male. Fa così male. Fa così dannatamente male, sentirsi come se, qualunque cosa fai, qualunque cosa dici, non sarà mai abbastanza, mai abbastanza per essere amata davvero. -
Dopo l'ultima affermazione non mi accorgo dei miei movimenti ed istintivamente l'abbraccio; noto il profumo dei suoi capelli e la morbidezza della sua felpa. Le sue scapole che come ali appuntite premono contro la mia pelle, e quanto è freddo il suo collo e piccolo il suo corpo, tanto che all'inizio mi è sembrato di abbracciare l'aria, di abbracciarmi da sola. La lascio respirare contro di me, bagnare dalle sue lacrime. L'abbraccio forte, anche se ho paura di spezzarla, di romperla. 

- Non sei sola. Anche se ti senti sbagliata, non sei un errore. Anche se non ti piace il tuo corpo, non sei brutta, e anche se ti senti stanca, se ti senti come se ti fossi arresa, in realtà non hai mai smesso di combattere. - il suo cuore batte così forte da imprimere il ritmo anche al mio, di cuore - Ho affrontato i tuoi stessi mostri, sono diventata la peggior nemica di me stessa, il giudice più spietato nei miei confronti. - respira, respira, respira.

- Ma l'ho superata. C'è l'ho fatta. E ce la farai anche te. Perché si può uscire, dal nostro inferno interiore. Possiamo anche noi tornare a stare bene. Possiamo perdonarci. E anche se ora non lo vedi, non lo percepisci, ci sono persone che ti amano. Ci sono persone che vogliono aiutarti, se solo glielo permetterai. Ci sono persone pronte a combattere al tuo fianco le tue battaglie, pronte a offrirti il loro aiuto, perché tengono a te, sei importante per loro e ne vali la pena. Non lasciare che l'odio per te stessa ti renda cieca. Non lasciare che le grida nella tua testa soffochino tutte le parole gentili delle persone che hai accanto. Dipende solo da te; devi scegliere di lasciarti aiutare, scegliere di darti una seconda opportunità, scegliere di ricominciare da capo. - le sue spalle smettono di tremare e dai suoi occhi non sgocciolano più lacrime. Si sta calmando.

Il suo cuore sta rallentando, come i suoi respiri.
- Tu... tu mi hai salvato - mi abbraccia forte ancora una volta e si alza ringraziandomi, con uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto.
Mi rendo conto che ognuno di noi affronta le proprie battaglie, ogni giorno, sempre. Se le tiene dentro, nascoste sotto qualche chilo di trucco, un paio di braccialetti di troppo, un pranzo saltato, delle lacrime nascoste nel palmo della mano.

E nessuno può sapere se la persona che le si siede accanto stia vincendo, oppure no, quelle battaglie. Io ho scelto di aprire gli occhi. Ho scelto di non fare finta di niente. Non possiamo scegliere, e non lo possiamo sapere, se domani saremo la ragazza in difficoltà, che ha bisogno di qualcuno che l'ascolti e le dimostri che la sua esistenza è importante, anche per un estraneo. Ma, di sicuro, possiamo scegliere di non essere la ragazza che, con indifferenza, le passa accanto, senza fare niente.
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Ciao a tutti! Lasciate una stellina e un commento se vi fa piacere, mi renderebbe contenta conoscere il vostro giudizio. Al prossimo capitolo! 🌻

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