Ginevra era una bambina avida di storie. Da quando aveva imparato a leggere non c'era libro che potesse salvarsi dalle sue mani e dai suoi occhi. Quando arrivò il giorno del sue decimo compleanno non vedeva l'ora che qualcuno le regalasse un libro. La sua famiglia era povera e della biblioteca del piccolo paesino in cui viveva aveva già letto tutto, talmente pochi erano i libri che vi si trovavano.
Così, ad ogni festa comandata, compleanno compreso, lei aspettava un libro.
Quella volta, però, il padre le aveva regalato un maglione nuovo, visto che quei pochi che aveva ormai erano del tutto logori e la madre un paio di scarpe nuove, perché valeva anche per loro lo stesso discorso dei maglioni. Ginevra ringraziò di buon cuore per i regali ricevuti perché sapeva dei sacrifici che avevano fatto i suoi genitori per comprarli e li ricambiò con un abbraccio e un sorriso. Dentro il suo cuore però c'era qualcosa di incrinato per non aver potuto dare qualche nuova storia da divorare ai suoi occhi.
Finita la cena, la madre le chiese di portare fuori la spazzatura. Davanti alla loro casa c'erano i cassonetti comuni del quartiere per la plastica, l'organico, la carta e l'indifferenziato. Mentre buttava il sacco della plastica, vide qualcosa per terra, vicino al cassonetto della carta. Era un libro. Lo vedeva bene. Si guardò attorno ma non c'era nessuno. Lo raccolse. Era un libro di fiabe ed era in buono stato, non capiva perchè qualcuno avesse buttato via un libro così. Cominciò a sfogliare le pagine e si accorse che l'ultima pagina era stata strappata. "Forse è per questo che l'hanno buttato", pensò. In quel momento si sentì come una salvatrice e decise di portare quel libro a casa, considerandolo un dono del cielo per il suo compleanno.
Quella sera stessa iniziò a leggerlo ed arrivò fino all'ultimo racconto, quello a cui mancava una pagina. Il titolo era "La regina delle api". Arrivata alla fine della vicenda, o meglio, dove terminava forzatamente la sua lettura, decise che avrebbe finito lei il racconto poiché Grullo, il protagonista della storia, doveva avere un lieto fine. Anche perché le storie che finivano male le mettevano sempre molta tristezza e lei non voleva essere triste la sera del suo decimo compleanno. Così prese una penna e sulla pagina cartonata del libro scrisse:"Grullo era molto intelligente quindi, visto che il pianto l'aveva salvato una volta, pianse ancora. Le api che aveva salvato arrivarono in suo soccorso e si posarono sulla ragazza che aveva mangiato il miele. Ella si svegliò, vide Grullo e gli chiese di raccontarle tutto. Lo ringraziò per le perle trovate, per la chiave della sua camera da letto e per averla salvata. Lo salutò e gli augurò buon viaggio di ritorno a casa. FINE"
Appena scritta l'ultima "E", Ginevra si sentì soddisfatta della sua buona opera e andò a dormire.
Il mattino seguente la madre andò a svegliarla e vedendo il libro aperto sulla scrivania, si avvicinò incuriosita e si mise a leggere le righe scritte dalla figlia.
Quando Ginevra si svegliò, la madre le chiese sorridendo: "Ma perché l'hai fatto finire così?"
"Come doveva finire?"
"Avendola salvata, la principessa avrebbe potuto ringraziare Grullo sposandolo"
"E perché?"
"Perché nelle favole di solito è così"
"Mamma, la principessa avrebbe potuto salvarsi da sola, solo che si è addormentata. Grullo è stato solo furbo. Il resto l'hanno fatto le formiche, le anatre e le api. Loro avrebbero dovuto sposare la principessa!"
"Ma Grullo è stato gentile!"
"E da quando ci si sposa per gentilezza?"
E con una frase così. saltò giù dal letto per fare colazione.
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Una serie di (s)fortunati racconti
Short StoryRacconti dal finale incerto. (in progress)