Capitolo 6

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Per un istante nella sala calò il silenzio più assoluto.

-Che ho detto di male?- chiese Drew imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli bianchi.

Il suo sguardo scivolò rapidamente addosso a tutti i presenti, probabilmente in cerca di spiegazioni che non sarebbero mai arrivate.

Realizzai solo allora che durante le settimane precedenti l'argomento "clinica" non era mai stato nemmeno sfiorato.

Credo fosse un tasto dolente per tutti e Drew ci era appena saltato sopra a pie pari.

Qualcuno espirò rabbiosamente, poi ci fu un bisbiglio e la situazione si complicò improvvisamente.

-Io lo ammazzo.-

Josh scattò in piedi.

La sedia su cui era seduto cadde a terra con un tonfo e lui si catapultò su Drew.

Il ragazzo non ebbe il tempo di accorgersene: con un gesto rapido venne spinto furiosamente e bloccato al muro.

Drew rantolò rumorosamente, l'imponente avambraccio dell'altro premuto sulla gola gli impediva di riempire i polmoni d'aria.

-Non permetterti mai più di dire una cosa del genere. Hai capito, Jack Frost?-

Le parole di Josh suonarono come uno schiaffo in pieno viso e la sua voce completamente priva di emozione rese il tutto ancora più doloroso.

Quelle non erano parole dettate dalla rabbia e dall'impulso, erano la perfetta rappresentazione di quello che tutti noi avevamo nel cuore in quel preciso istante.

Drew sgranò gli occhi e annuì debolmente mentre cercava di allentare al pressione dell'altro con entrambe le mani.

-Ti conviene.-

Fu allora che Josh si decise ad allentare la presa ridacchiando per poi sferzare un pugno al muro, a pochi millimetri dal viso del ragazzo.

Non appena si girò per andarsene cercai il suo sguardo e quello che trovai mi fece gelare il sangue nelle vene.

Gli occhi scuri che poco prima avevo visto brillare erano spenti e assenti, completamente offuscati da qualcosa che non seppi definire. Non capii se fosse rabbia, terrore o cos'altro, ma di una cosa ero assolutamente certa, negli occhi di Josh c'era quel tanto di follia che bastava per rovinarsi la vita.

Non era il suo solito modo incazzato di fissare la gente, sembrava quasi che stesse studiando la strategia migliore per ucciderlo.

Per quanto mi vergogni ad ammetterlo in quel momento ebbi paura, non tanto di lui, quanto delle ragioni che lo spingevano ad agire in modo furioso e incontrollabile.

Per la prima volta da quando ero arrivata al Saint Louis mi trovavo di fronte a qualcuno che odiava l'idea di quel posto tanto quanto la odiavo io. E questo faceva fottutamente paura.

Lo guardai negli occhi un'altra volta, forse per capire un po' di più su di lui, forse per capire un po' di più su di me.

Il nostro contatto visivo durò una frazione di secondo poi lui mi superò, percorrendo la lunghezza della stanza in pochi passi e uscì in giardino sbattendo la portafinestra.

Nessuno nella stanza osò fiatare fino a quando il rumore dei suoi passi non cessò.

Rachel si precipitò dal fratello. Il ragazzo dai capelli bianchi se ne stava seduto per terra con lo sguardo dolorante e disorientato.

Aveva il collo rosso e il suo abituale colorito biancastro era, se possibile, ancora più chiaro.

Mentre sua sorella lo aiutava a stendersi sul grande divano nero Aaron gli versò un bicchiere d'acqua, zucchero e limone.

Evan entrò nella stanza urlando, con una furia che non gli avevo mai visto addosso.

L'ira aveva conferito alla pelle candida del nostro referente la stessa sfumatura di rosso dei suoi capelli.

-Ma si può sapere cosa cazzo state combinando? Non vi si può lasciare da soli nemmeno per cinque minuti e a momenti vi ammazzate.- vidi Drew scoccare a Evan un'occhiataccia, mentre Rachel gli raccontava sommariamente ciò che era appena accaduto.

Evan fece per seguire Josh ma Dylan lo fermò, poggiandogli una mano su una spalla, e disse:

-Vado io a vedere cosa è preso a Godzilla. Tu non preoccuparti di nulla.- aveva una punta di cinismo nella voce.

Uscí sbuffando rumorosamente.

Non sembrava che la situazione l'avesse scosso eccessivamente.

Approfittando dell'attimo di distrazione, gli scivolai dietro silenziosamente.

Mi sedetti in un angolino, nella penombra dell'immenso cortile, accesi una sigaretta e cercai di origliare la conversazione tra Dylan e Joshua.

Mi sembrava assurdo quanto quei due potessero essere simili e al contempo opposti.

-Ehi bestione, non voglio romperti i coglioni ma devi imparare a controllarti o finirai per ficcarti in un sacco di guai. - disse Dyl ridendo.

-Lascia perdere.-

Il ragazzo tatuato poggiò una mano sull'enorme bicipite dell'altro e lo guardò con lo stesso sguardo deluso che mi riservava mio fratello maggiore tutte le volte che ne combinavo una delle mie.

-Non so quale sia il tuo problema ma vedi di risolverlo in fretta, qualunque esso sia. E sappi che dovrai chiedere scusa ad Andrew, se non vuoi che sua sorella ti faccia a pezzi nel sonno.-

Il ragazzone abbassò lo sguardo sulla sua sigaretta.

-Io non ho nessun problema.- Dylan gli diede una pacca sulla spalla e se ne andò, con le braccia aperte, camminando allindietro e senza distogliere lo sguardo da Joshua.

-Chi vuoi prendere per il culo, Brooks? Se non ne avessi non saresti qui.- Anche da lontano vidi distintamente Josh stringere i pugni per il nervosismo. Borbottò qualcosa a bassa voce poi, probabilmente per essere sicuro che Dylan avesse, sentito ripeté tutto a voce più alta.

-Vuoi la verità? Ho un brutto carattere. Tutto qui.-

Evidentemente il ragazzo raggiunse il suo intento perché Dylan si fermò e piantò i suoi occhi in quelli dell'altro.

-No, la verità è che siamo tutti degli stronzi che non sanno stare al mondo.- Disse con tono duro e cinico.

-Può essere. Sono sempre stato una testa di cazzo ma ho deciso di mettermi in riga, rimediare ai miei errori e cambiare vita. Solo che è più difficile di quanto avessi previsto. - Una risata riempì l'aria.

-Non importa a nessuno, ragazzone. Alla gente oltre quella recinzione non importa che tu abbia deciso di metterti in riga, se ne fregano di quanto difficile sia e di quanto sangue tu abbia sputato per diventare più simile a loro. Per quanto li riguarda, tu non sei una persona, tu sei tutte le cose negative che hai fatto in passato. Non vale solo per te, è così per tutti noi. Volendo potremmo impegnarci come nessuno di noi abbia mai fatto in vita sua ma resteremo per sempre quello che siamo.-

-Mostri?-

-Eh no, ex mostri.-

Dylan gettò il mozzicone ai suoi piedi e lo fissò spegnersi tristemente.

-Credevo che non volessi rompere i coglioni.- Disse Josh poco dopo.

-Lo credevo anche io, ma ogni tanto mi sbaglio. Sono umano, a quanto pare.-

Contrariamente a quanto potessi anche solo lontanamente immaginare, Josh lo guardò divertito, scosse la testa sorridendo, gli diede una pacca su una spalla e si buttò di peso su una delle sedie di metallo che riempivano il giardino.

-Ex mostri, eh. Questa è nuova.-

Io rientrai in casa poco dopo ma i due ragazzi restarono per ore in giardino a parlare, incuranti del freddo e della notte che calava buia su di loro.

Col senno di poi posso tranquillamente affermare di aver visto nascere lamicizia che cambiò la vita a molti di noi.

Ex Mostri- Istruzioni per l'usoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora