☆1 Questione di scelte

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Tony fissava il capitano dritto negli occhi, sentendo il vento infiltrarsi tra i suoi capelli e al contempo aiutarlo a trattenere le lacrime, che senza ancora un preciso motivo minacciavano di uscire.
Era come se fosse già consapevole di quello che sarebbe successo, come se in cuor suo si fosse già arreso al destino e non attendesse altro che esso si compisse.

Erano giunti su Vormir da neanche un'ora, maledicendo la tempesta che aveva ostacolato il loro cammino e resistendo alla tentazione di picchiare l'attuale guardiano, dopo che quest'ultimo aveva parlato.
Tra costui e Steve c'era della tensione, e questo era più che evidente, ma venne tutto cancellato quando fu nominato un "sacrificio".  Intuirono immediatamente di cosa si trattava, anche se era dura accettarlo, quindi ora se ne stavano lì, immobili davanti al precipizio a specchiarsi uno negli occhi dell'altro.

«Steve» sussurrò Tony, trovando a stento la forza per parlare e sforzandosi di non far tremare la voce «Non farlo. Per favore, non farlo!»

«Non c'è altro modo» rispose il soldato, con voce sottile e abbassando per un secondo lo sguardo

«C'è sempre un altro modo!»

«Non questa volta»

«Ma...»

«Tony, questa è la mia scelta» 

«NO!» sbotto il miliardario, mentre una lacrima calda solcò velocemente il suo volto «No... Il mondo ha bisogno di Captain America. Il mondo ha bisogno di te! Non puoi andare tu... Lascia me, lascia che mi sacrifichi io!»

«Mai. Tony, tu sei riuscito ad andare avanti, a farti una famiglia. No, tu hai una vita da vivere mentre io... Io ho già perso tutto»

«No... Non puoi parlare seriamente! Te lo devo impedire, te lo impedirò! Lo sai vero che non ti permetterò mai di gettarti, no?»

«Stark, non rendere le cose più difficili»

«Ma io... Tu non puoi...» mormorava il playboy, mentre i singhiozzi prendevano il sopravvento

Non voleva piangere, non era da lui mostrarsi debole fino a quel punto (soprattutto davanti a Steve), ma le lacrime avevano preso a rigare senza sosta il suo volto e scendere fin dentro l'armatura, segnando i contorni del suo viso, mentre un senso di rabbia lo invadeva completamente, frenato solo dalla malinconia e dalla stanchezza.

Il capitano, invece, era impassibile. Le labbra che formavano una linea retta e fredda e gli occhi tanto azzurri quando gelidi, che lasciavano trasparire solo una lieve rassegnazione.

Perché? Come faceva a rassegnarsi davanti a un'ingiustizia come quella? Davanti ad un sacrificio che gli era stato imposto dalle circostanze?

A porre un limite a quelle domande fu proprio Steve, che con un movimento fin troppo lento e abituale si tolse lo scudo dalle spalle, prendendolo in mano e osservandolo per un attimo, posando un secondo i suoi occhi sulla superficie in vibranio e poi riportandoli in quelli di Tony.
Per un secondo la mente di quest'ultimo fu invasa dal ricordo di come, anni prima, il soldato aveva usato quell'oggetto per distruggergli il reattore, impiantandogli con forza un lato dello scudo nel petto e mettendo fuori uso la sua armatura.
Sussultò a quel ricordo, e ancor di più nel vedere che ora quell'arma che tempo indietro lo aveva ferito gli veniva porgiata con gentilezza, con la stella rivolta verso il basso e le fibbie che risplendevano alla luce, come se ignorassero il lieve strato di nebbia di quel luogo.

Stark alzò gli occhi dall'oggetto per incatenare il suo sguardo con quello dell'uomo davanti a lui, chiedendogli silenziosamente il perché di quel gesto, ma l'altro si limitò a sorridere con un angolo della bocca e attendere che il miliardario prendesse lo scudo.
Appena lo fece le mani del soldato si spostarono in una tasca della sua cintura, da cui estrasse prima una busta tutta spiegazzata e poi una bussola, anzi, la bussola. 

Senza dare spiegazioni portò la sua attenzione sull'ultimo oggetto, guardando un'ultima volta la foto al suo interno e lasciando che una lacrima sfuggisse al suo controllo, vinto anche lui dai sentimenti. Ignorando la presenza di Tony e di teschio Rosso avvicinò l'immagine alle sue labbra e le diede un piccolo bacio, socchiudendo gli occhi e poi mettendo tutto sopra il suo scudo

«Avevo intenzione di lasciarla nel suo ufficio se avessi avuto la possibilità di fare un altro viaggio» mormorò, sfiorando la lettera e non riuscendo a staccare gli occhi da essa «O magari di lasciare il comando della squadra a qualcun altro, trovare un successore e tornare indietro e farmi una vita con lei. Ma... forse è meglio così»

«S-Steve...»

«No, Tony. Non ho rimpianti, tranquillo. Forse una questione in sospeso, non so ma... Non ha più importanza ora» a fatica alzò gli occhi al cielo, prendendo un respiro profondo e sentendo il vento sfuggire tra i suoi capelli, per poi guardare il suo amico negli occhi «Tienila tu ora. Ti affido tutto ciò che resta di quel ragazzino di Brooklyn, ovvero questi tre oggetti. Scegli te cosa farne, io... Io mi fido di te»

Stark non proferì parola, sebbene centinaia di domande avessero preso a ronzargli in mente, limitandosi a serrare la mascella e annuire, notando che con quel gesto Rogers pareva essersi tolto un peso dalle spalle.
Con gli occhi ancora lucidi osservò il capitano avvicinarsi di un passo al margine del burrone, arrivando a tal punto che solo mezzo piede lo teneva ancora sulla terra ferma

«Aspetta!» lo fermò Tony «Se vai non potrai rivederla. Non avrai più alcuna possibilità!»

Il capitano si voltò, incatenando un'ultima volta i loro sguardi e facendo un sorriso sincero, ma che a poco a poco sbocciò in una breve e allegra risata.
Raramente si sentiva Steve Rogers ridere, eppure lo stava facendo allora. Lì, ad un passo dalla morte lui si era messo a ridere, tingendo le sue guance di rosso e facendo risplendere quella sua dentatura perfetta

«No Tony, ti sbagli» mormorò, passandosi una mano tra i capelli e puntando i suoi occhi verso l'abisso che a breve lo avrebbe inghiottito «Io sto andando da lei. Le devo ancora un ballo»

Dette quelle parole sorrise un'ultima volta al miliardario, per poi fare un ultimo passo in avanti e lasciarsi accogliere dalle porte della morte, mentre un'ultima lacrima rigava il suo volto.

***

Tony non ricordava neppure di aver chiuso gli occhi, eppure si ritrovò ad aprirli e accorgersi di essere in un'altro punto di Vormir. 

Era seduto a terra, circondato da un'infinità di acqua in cui si riflettevano le diverse sfumature d'arancio provenienti da qualcosa sotto di lui, o meglio, nella sua mano. Istintivamente estrasse l'arto dal liquido in cui era avvolto, aprendo lentamente le dita e trovando una pietra pogiata nel palmo.

«La gemma dell'anima...» sussurrò, rendendosi conto di cosa stava stringendo, ma nel pronunciare il nome di tal oggetto venne alla sua memoria anche Steve, ignorando così la gemma e cercando con lo sguardo le ultime cose che gli erano state affidate.

Fortunatamente esse erano proprio alla sua destra: lo scudo galleggiava sopra la superficie di quel lago e la bussola e la busta erano al sicuro al suo interno, conservate in quel simbolo fatto di vibranio così come Steve le conservava nel suo cuore

«Grazie Cap.» mormorò, riprendendo  i tre oggetti e stringendoli a se «Grazie»

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