☆2 Una questione in sospeso

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Passarono diversi anni da quando Stark aveva ottenuto la gemma dell'anima, e dopo aver sconfitto Thanos ed essere sopravissuto alla battaglia l'uomo aveva dedicato le sue giornate ad accudire la figlia Morgan e godersi ogni istante con Pepper.
Anche se non lo avrebbe mai ammesso quel viaggio col capitano lo aveva cambiato, rendendolo più consapevole della velocità cui mutano le cose, oltre a quanto può essere breve la vita.

«Papà, ci sei?» la risvegliò dai suoi pensieri la voce di Morgan, riportandolo alla realtà

Si trovavano nel cimitero dove era stata sepolta l'agente Carter al momento, dato che era diventata loro abitudine andarla a trovare ogni giorno così come faceva Steve e mettendo anche un piccolo monumento in onore del capitano lì affianco, in modo che potessero stare insieme.

Insieme, di nuovo.
Il destino li aveva separati, ma se era vero che esisteva una seconda vita dopo la morte o un così detto "Paradiso" allora era certo che loro due si erano ritrovati, che ora avessero la possibilità di avere quella felicità che gli era stata negata... Sebbene questo pensiero non  rendeva del tutto felice Stark, soprattutto lì, davanti a quelle lapidi che avevano raccolto le sue lacrime tante volte e lo avevano consigliato silenziosamente.

L'unica cosa che Tony poteva ancora fare per il supersoldato era passare ogni tanto nel suo appartamento per dargli una pulita veloce e venire a trovarlo al cimitero, portando sempre fiori freschi e tenendo pulita la lapide.
Non faceva male come credeva, in realtà. Anzi, dava quasi una strana sensazione di sollievo, di pace... Forse era "rassegnazione" la parola giusta, ma questa era una cosa soggettiva in fondo, e non vi è il concetto di "giusto" e "sbagliato". C'è solo ciò che ti fa stare meglio, e ciò che ti provica ulteriore dolore.

Stava insegnando tutto quello anche a sua figlia, in modo che anche lei prendesse quelle abitudini e le portasse avanti quando lui non avrebbe potuto più farlo. Ormai l'età avanzava, e se la sua bambina era nel fiore degli anni al playboy si riuscivano a scorgere le rughe segnate dal tempo che passava, che inevitabilmente portava via tutto.

«Papaaaa-»

«Arrivo Morgan, arrivo! Ma ti ricordo che non sono più agile e scattante come te!» rispose lui, sentendo la squillante voce della sua principessina chiamarlo nuovamente

«Beh allora forse è il caso che prenda io il tuo posto come "Ragazza di ferro", no?»

«Questo mai! Io sono il solo e unico Ironman, chiaro?!»

«Pfff, che noia» sbuffò la ragazza, incrociando le braccia al petto e roteando gli occhi

Lui stava per ribattere, ma appena fece qualche passo si trovò davanti alla lapide e di conseguenza alla foto del capitano e dell'agente, dimenticando così la conversazione appena avuta con la figlia e ripercorrendo nella mente l'ultimo momento in cui vide gli occhi azzurri di Rogers e il suo sorriso dannatamente perfetto.

Morgan si avvicinò al padre, prendendolo per mano e stringendogliela forte, tentando di consolarlo con quel gesto, ricordandosi come scoppiava a piangere le prime settimane

«Mmh, papà, vieni un attimo...» lo distrasse lei, notando qualcosa che non andava in quel luogo

Senza lasciare la mano del padre si allontanarono di qualche passo verso sinistra, avvicinandosi ad una piccola lapide trascurata e senza alcun fiore, come se tutte le persone che conoscevano colei che giaceva lì se ne fossero andate.
Chiunque "lei" fosse aveva solo 8 anni quando si spense ed era nata nel 1946, ma la data esatta non era più leggibile visto che le lettere si erano rovinate e consumate. Neppure il nome si era salvato dall'usura, anche se il cognome era ben leggibile e ciò fece sussultare il miliardario

"Carter"

Poteva essere una coincidenza, certo, ma quante persone potevano essere nate nel 1946, esattamente alla fine della Guerra, avere lo stesso cognome della grande Agente Carter e venire sepolti affianco a lei?

Le ultime parole del capitano gli tornarono in mente con la velocità di un fulmine, creandogli un nodo allo stomaco incredibile e facendogli dimenticare come si parla

"No Tony. Non ho rimpianti, tranquillo. Forse una questione in sospeso, non so ma..."

«M-Morgan, meglio andare a casa ora» mormorò a fatica, voltandosi e dirigendosi verso l'uscita

Senza dire una parola la figlia lo seguì fino all'armatura che li attendeva al cancello, indossando ognuno la propria e volando fino a casa il più velocemente possibile, mentre un'infinità di domande affollavano le menti di entrambi.
Morgan non conosceva benissimo la storia dei "due amanti di Guerra", ovvero del capitano e della fondatrice dello SHIELD, ma da quella specie di "piccolo museo" che suo padre aveva fatto a casa aveva imparato molto. Vicino al laboratorio Tony aveva infatti allestito una vetrinetta in onore del soldato, posizionando in bella vista lo scudo e poggiando sotto di esso la bussola, aperta in moda tale da poterne vedere la foto che custodiva, mentre la misteriosa busta era nascosta dietro lo scudo, lontana da occhi indiscreti e al riparo dalla curiosità che caratterizza quella famiglia.

Quei tre oggetti non erano mai stati toccati se non per ripulirli dalla polvere una volta ogni tanto, e la giovane Stark era cresciuta guardando i vecchi film su Captain America in modo da imparare da lui, averlo come modello, e adottare gli stessi ideali che lo contradistinguevano; ma non in modo asfissiante come Howard aveva fatto con Tony, bensì in un modo più rilassato e tranquillo, molto più "Stark", ovvero "prendiamo in giro Steve che inconsciamente mostra a tutti la foto nella bussola e immaginiamo la faccia di Peggy nel vedere queste scene nel grande schermo"!

Quelli erano tutti momenti di gioia per Morgan, una specie di eredità che Steve le aveva lasciato, sacrificando la sua vita ma donando a lei un padre più presente che mai.

***

Appena arrivato a casa Tony lasciò l'armatura in giardino, fiondandosi verso la vetrina e aprendola con uno scatto, fermandosi non appena sfiorò lo scudo e ripensando a quello che stava per fare.
Era sicuro di voler proseguire? Invadere in questo modo la privacy di Steve, del suo migliore amico, per dare una risposta a quella domanda che lo tormentava?

"Io mi fido di te"

Questo aveva detto lui, poco prima di gettarsi.
Che intendesse dargli il permesso di...?

Facendo un respiro profondo allungò il braccio per prendere la busta, percependo un brivido percorrerlo dalla punta delle dita fino alla nuca non appena la sua pelle entrò in contatto con la carta, ma tirandola comunque a sé e richiudendo il "piccolo museo", per poi dirigersi in camera sua e dire a Morgan che si ritirava per qualche oretta e non far entrare nessuno.

Si sedette sul bordo del letto, rigirandosi quella busta tra le mani e facendo una smorfia, per poi decidersi a porre fine a quel mistero e, facendo ogni mossa con estrema lentezza e delicatezza, in modo da non rovinare la carta alla vista così fragile e che chissà quanti anni aveva, estrasse ciò che essa conteneva.

Al suo interno vi trovò un piccolo ramoscello essiccato, appartenete probabilmente ad una betulla, ma non era quello l'importante, bensì una lettera ripiegata su se stessa conservata insieme al rametto, scritta a meno e con una calligrafia che Tony conosceva fin troppo bene.
Era lunga e molto personale, ma senza dubbio meritava di essere letta.

E così fece Stark: iniziò a leggere

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