4.

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Eiran si svegliò di soprassalto, il cuore gli batteva nel petto e il sudore gli colava sulle tempie e sul petto. Era stato un sogno?
I suoi occhi verdi si sollevarono sulla parete accanto al letto. Il termostato era impostato a 30 gradi. Cavolo. Stava per sciogliersi.
Si sollevó dal letto lasciando cadere le coperte e avvicinandosi all'oggetto per abbassare la temperatura. Il pantalone del pigiama che indossava si era allentato, lasciandogli scoperto ben più che una porzione dei fianchi. Si sgranchì le spalle con un sorriso che nasceva sul viso, quella sarebbe stata una splendida giornata.
L'aria fredda che uscì dai blocchetti di ariazione lo fece rabbrividire.
Sì! Sarebbe stata stupenda.







Afferró il cellulare con aria assente mentre prestava attenzione ad attraversare la strada. I tacchi alti non erano molto utili per correre sulle strisce pedonali quando si era in ritardo. - Hela? -
-Mel, sto andando a lavoro. - rispose, mettendo il cellulare tra guancia e spalla, mentre rovistava nella borsa in cerca del badge. La cartella quasi le cadde dalle mani.
-Okay, sorellina... -
-Ho accompagnato la farfalla all'asilo; ha dormito tutta la notte tranquillamente. - mormoró entrando nell'edificio.
-Sorellina devo ringraziarti...-
-Nessun problema Mel. Ti richiamo più tardi prima che venga licenziata.-ridacchió chiudendo la chiamata.
Hela entró nell'ascensore, trafelata, si specchió sul retro del vano, cercando di sistemarsi i capelli mentre le porte si chiudevano alle sue spalle. Una mano però le bloccò. Delle dita lunghe e maschili le fecero aprire, rivelando una figura in un completo più casual del solito. Pantaloni e giacca grigia, su una camicia nera sbottonata.
-Buongiorno. - borbottó l'uomo, entrando nell'ascensore e fermandosi accanto a lei con le mani nelle tasche.
Hela sentiva che il cuore gli stava scoppiando nel petto, mentre un sorriso gli increspava le labbra. Gli lanció qualche occhiata, sentendo il suo sguardo su di lei; le porte dell'ascensore si chiusero lentamente, mentre lui sperava tanto che non entrasse nessuno.
Un attimo dopo Eiran le aveva avvolto una mano attorno al fianco e l'aveva premuta contro di sé; la bocca sulla sua, i respiri mischiati e la passione accesa.
-Mi sei mancata.-mormoró a pochi millimetri dalle sue labbra.
Hela si aggrappó alle sue spalle con un sospiró. Aveva lasciato cadere la cartella blu sul pavimento, solo per stringersi contro di lui con forza.
-Anche tu.
Le mani di Eiran si posarono sulla parte bassa della sia6schiena, sopra il tessuto della gonna a vita alta, ma sembrava che le stesse toccando direttamente la pelle nuda.
-Ti passo a prendere a pranzo...?- sorrise lui, muovendo la tedta e sfiorandole il naso con il suo.
-Oh.-la sua bocca caló sulla sua in un bacio. Non le diede scampo impringionandole le labbra con possessività e leggera arroganza. Il bacio fu carnale e incredibilmente erotico, tanto che quando le loro bocche si separarono, Hela era scossa, incredula ed eccitata. Con le labbra rosse e gli occhi lucidi tentó di riprendere fiato e pensare razionalmente. Ma fu difficile.
-Non posso, a pranzo...vorrei tanto.. -
-Non serve giustificarti. - rispose lui accigliato. Un rifiuto poteva bastare. Si allontanò di un passoa senza lasciarla andare.
-Eiran. Dico davvero, devo lavorare. Ma che ne dici se ceniamo insieme questa sera?-

Sul volto prima corrucciato, adesso splendeva un grande sorriso con tanto di fossette.
Le sue mani si strinsero attorno a lei e le lasció un altro bacio prima che le porte si aprissero e lei si accingeva a recuperare borsa e cartella dal pavimento dell'ascensore.
-A stasera. - mormoró Hela con guance arrossate, mentre le porte si aprivano e lei entrava nel corridoio dello studio. Si fermó per pochi attimo, voltando la testa e sorridendogli.

Che splendida giornata.

Convincerla di avere un compagno era stato per Eiran, una grande impresa. Non solo lei era rimasta senza parole ed era arrostita, ma negava il loro legame. Una parte di lui era rimasta delusa, l'altra si era arrabbiata. Una donna dolce, forte e indipendente credeva di non essere abbastanza.
Credeva di non essere adatta a lui.
Eiran quasi rise, uscendo dall'ascensore, ricordando la faccia che aveva fatto lei quando aveva saputo che era destinata ad un ibrido, ad un leone.
Quella mattina si era presentato in quell'edificio solamente per salutarla. E alla fine ne era uscito con un appuntamento.
Era così emozionato da sembrare un ragazzino, e così eccitato...
Adam aveva ragione: sembrava che il suo corpo rispondesse ad un'altra parte di lui, una parte nascosta e intima che non aveva mai conosciuto fino ad ora. Così forte e irruente era quel desiderio di stare con lei da lasciarlo senza fiato.
Pensieroso, Eiran attraversó il marciapiede ed entró nella sua auto.
Che bella giornata.

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