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-Quindi, hai saltato il pranzo?- l'umore di Eiran scese vertiginosamente. Adesso il suo viso sembrava davvero arrabbiato.

-Non ho avuto tempo, è stata una mattinata impegnativa.- mormorò Hela, a testa bassa. Chi l'avrebbe immaginato che saltare il pranzo fosse una bestemmia per un leone. Sbirciando da sotto le ciglia, notò che la faccia di Eiran era davvero corrucciata mentre osservava la strada davnti a sè e guidava nel traffico con sicurezza, e d'istinto allungò la mano per sfiorargli la pelle. Le sue dita toccarono la sua guancia, Eiran sussultò per un momento, prima di sospirare e di chinare il capo verso quella carezza incerta. -Non essere arrabbiato con me...non è la fine del mondo saltare un pasto.-

Eiran le lanciò un'occhiataccia prima di riportare lo sguardo oltre il parabrezza. -Non voglio che salti il pranzo, per il lavoro Hela.-

-Cercherò di non farlo più.-mormorò lei, mentre la sua mano veniva stretta in quella più grande e più calda di lui e portata sulle sue labbra. Eiran vi posò le labbra e lei sentì il cuore sciogliersi come ghiaccio al sole. Poteva farle quell'effetto?
Da quanto lo conosceva? E quante volte lo aveva già baciato?
Qualcuno l'aiutasse.

-Ci sono due opzioni: ceniamo in un ristorante, con tre portate e dire anche il bis. - le rivolse un'occhiata eloquente, -...Oppure ceniamo a casa, ovviamente con 3 portate. -
-Tre portate? -
-Si. - annuì lui mentre svoltava sulla sinistra. - Allora? -
-Io... Non lo so. Scegli tu. - sussurró lei paonazza. Si strinse il labbro tra i denti in modo nervoso.
-Bene scelgo io. Andiamo nel mio appartamento. - sul suo viso conparve un sorriso da idiota. Eiran era un fo...rtunato bastardo. Ingranò una marcia più alta conducendo l'auto verso il suo appartamento, felice più che mai. Il viso di lei era incredibilmente espressivo e lui sapeva per certo di averla messa in imbarazzo. Ma voleva averla per sè per una intera serata, era forse chiedere troppo?

La strada verso il suo appartamento sembrò davvero troppo corta ed Hela si preparò alle sue solite figuracce dettate dalla goffagine. Dopo che Eiran ebbe parcheggiato la sua riservato, la condusse verso un ascensore, che portava dritto all'interno dell'appartamento. Hela si costrinse a rimanere ferma, mentre le porte si chiudevano e lei veniva attratta dal suo profumo maschile e dal suo sguardo predatorio. La stava fissando come se volesse mangiarla. I suoi occhi azzurri erano fissi sul suo viso, espressivi. Hela si strinse nel cappotto, un secondo prima che lui si avvicninasse a lei di un passo e la stringesse in un abbraccio.

Pochi istanti dopo, Eiran le aveva poggiato la bocca su di lei in un bacio mozzafiato. Le sue mani erano salite ad avvolgerle il viso in una carezza morbida. Ed era inutile smentire la loro attrazione reciproca. Insieme facevano scintille.

Quando l'ascensore arrivò al piano, e le porte si aprirono, Eiran sorrideva come un bambino, mostrandole il proprio appartamento.

Hela girò sui tacchi con espressione affascinata. I suoi occhi meravigliati dalla grandezza del posto e dall'arredamento; mobili di stile moderno e di colore chiaro, posizionati da qualcuno che conosceva lo stile. L'ascensore privato si apriva su un corridoio ampio, con un piccolo mobile, dove Eiran aveva lanciato le chiavi dell'aouto. Da lì lo spazio si apriva in un enorme stanza che dava sullo skyline di Manhattan attraverso delle enormi vetrate. Di certo chi soffriva di vertigini non poteva stare lì vicino, pensò divertita. Eiran l'affiancò, si era spogliato della giacca e aveva sbottonato la camicia e le stava sorridendo beato. -Dammi pure il cappotto.-

-Questa casa è...stupenda.- sussurrò lei, incerta su cosa dire. Dopo che Eiran l'aveva aiutata a sfilarsi il cappotto, lei si sentì esposta al suo sguardo indagatore. Sembrava d'un tratto troppo scoperta, seppur vestita semplicemente. -Sei bellissima.-

Hela arrossì.



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