Cosa siamo noi?

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La mattina dopo a scuola io e Guzmàn ci incontrammo per prendere il solito caffè dell 11.00. "Allora, con Carla?" avrei tanto voluto che non mi facesse quella domanda "Ci sto lavorando amico, tranquillo" "Va bene, ma sappi che se vuoi vincere devi darti una mossa, perchè la mora li giù stasera viene a casa mia e penso proprio che concluderemo la faccenda." disse indicando con la testa Nadia, la ragazza musulmana che aveva scelto. Non se ne era scelto una facile, e se fosse riuscito a conquistarla sarei stato contento per lui, nonostante ci fosse una scommessa del cazzo in corso. Il mio unico interesse era riuscire a parlare con Carla. 

La campanella suonò, segnando la fine della ricreazione e tutti gli studenti rientrarono nelle proprie aule. Intravidi Carla seduta al penultimo banco, così la raggiunsi sedendomi accanto a lei. "Cosa vuoi Ander?" disse scocciata "Hey, non ti ho fatto nulla di male e sai bene cosa voglio sapere" "Ero ubriaca fradicia, non ricordo neanche cosa ci siamo detti. Ricordo solo che abbiamo litigato e da quel giorno non smetti di assillarmi" ero un po' sorpreso, non era la Carla di sempre, non mi avrebbe mai risposto così, era successo qualcosa "Carla, non sei tu. Cosa ti prende? I litigi si possono risolvere e chiarire, soprattutto se si tratta di me e te. Quante volte abbiamo litigato e poi fatto pace?" non mi rispose, mi guardò solo più scocciata di prima " e smettila di fare la scocciata, prima d'ora non ti avevo detto nulla a riguardo, quindi non ti sto assillando." "Ander! Ti ho detto di no, non mi va di parlare di quello che è successo" si alzò dalla sedia chiedendo al professore di cambiare posto e così fece. Sotto gli sguardi curiosi di tutta la classe le urlai "allora vedi che ti ricordi!" Lei mi lanciò un'occhiataccia e tornò a guardare il suo libro. L'ora passò così, fra lanci di sguardi continui e confusione, non riuscii a seguire la lezione neanche per un secondo. Fortunatamente finì e io corsi subito a bloccare la bionda che stava provando a scappare da me. "Senti, io ho bisogno di parlarti e non mi importa se a te non va di ascoltarmi, te lo dirò comunque. Quindi preparati a saltare la prossima ora." "Ander, ma cosa cazzo stai dicendo? Levati e lasciami andare a lezione!" la presi per un polso "No signorina! Se non vieni dirò a tutti di quella volta che..." mi mise la mano sulla bocca per non farmi continuare per paura che qualcuno potesse sentire, alla fine la tolse "Sai che sono capace di farlo" alzai le sopraccia " Sei un pezzo di merda! Andiamo forza" sapevo che sarei riuscito a convincerla. Uscimmo da scuola e ci sedemmo ad un tavolo di legno nel parco antestante la scuola. "Devo raccontarti una cosa" "Spara!" le raccontai tutto ciò che era accaduto con Lucrecia, non tralasciando nulla, ma lei non sembrava sorpresa, restò impassibile. Come se sapesse gia tutto. "Lei ti ha raccontato qualcosa?" chiesi, ma lei negò con la testa. In quel momento decisi di buttare fuori tutto quello che mi passava per la testa "Se davvero non sai nulla perchè alla festa hai fatto tutte quelle scenate? Io non trovo un senso a tutto ciò. Non riesco a capire cosa mi sta prendendo. E forse il problema è che non sono così confuso come credevo." "Non ti sto seguendo, Ander." feci un respiro profondo e continuai "Ciò che voglio dire è che non posso dare alcuna certezza a Lucrecia, perchè... penso di provare qualcosa per te, non so cosa sia, ma sono certo che qualcosa c'è." speravo in una sua reazione, ma nulla. I suoi occhi erano vuoti, non mi lasciavano intendere alcuna emozione, se non la freddezza. Teneva il suo volto con una mano, e mi guardava con fare annoiato, sospirando di tanto in tanto. Come poteva reagire così, le stavo dando il mio cuore in mano e lei non se ne faceva nulla. "Cosa vuoi che ti dica Ander?" "Cazzo, Carla!" mi alzai sbraitando " davvero non hai nulla da dire? perchè l'altra sera mi sembrava tutto il contrario. Pensavo che qualcosa la sentissi anche tu e avrei voluto capire con te, cosa ci sta prendendo. Ma a quanto pare tu fai la strana." continuavo ad urlare, mentre lei non batteva ciglio. Era immobil, sempre nella stessa posizione. "Cosa ti serve, Ander?" disse d'un tratto. Ero stanco della situazione, così mi abbassai al livello del suo viso, poggiando i pugni sul tavolo. Forse chiunque fra i miei amici potrebbe pensare che il mio interesse per Carla sia cominciato con la scommessa, e che il nostro rapporto sia cambiato solo dopo l'inizio di essa, ma in realtà noi eravamo sempre gli stessi, facevamo le stesse cose di sempre insieme, ignari dei sentimenti che ci legavano. Adesso però non la riconoscevo più, faceva l'indifferente e non mi capacitavo di comprendere la ragione. Era arrivato il momento di chiarire tuuto una volta per tutte, questa storia del facciamo finta di nulla e mettiamo da parte i sentimenti era durata troppo a lungo, per troppi anni, così glielo chiesi "Carla, dimmelo... cosa siamo noi?" la sua espressione finalmente cambiò, ma non mi soffermai ad interpretarla. " Non c'è nessun noi! Io e te non siamo niente." enunciò d'un tratto. Non mi aspettavo minimamente quella risposta, avrei accettato un siamo semplici amici, ma quelle parole mi avevano provocato un dolore lancinante. Detto ciò si alzò e se ne andò via, lascianomi con un buco nel petto e mille domande per la testa.  Era forse un velo di tristezza quello che vedevo nei suoi occhi? Cosa diavolo c'è stato veramente tra di noi in questi tre anni? Chi diamine le aveva fatto il lavaggio del cervello?


Gioco di Sguardi - Ander e Carla - EliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora