Cosa vuoi da me?

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Il giorno dopo sembrava tutto normale, ogni tanto io e Carla ci lanciavamo qualche sguardo, e le ore di lezione passarono come niente fosse.

"Ragazzi stasera vi va di venire a cena da me? I miei sono fuori tutta la notte. Se volete potete restare a dormire come i vecchi tempi." chiesi ai miei due amici appena usciti da scuola. "Cazzo Ander si! E' da un sacco che non ci invitati a casa tua, che cosa è successo?" Guzmàn era molto contento all'idea, ed aveva ragione; da un po' di tempo non ero più soito ad invitarli a casa mia per passare una notte tra soli ragazzi. "Non è successo nulla, avevo solo voglia di pasare un po' di tempo solo con voi." "Beh Ander sono contento, ma non credi che sia il caso di passare un po' di tempo anche con delle ragazze? Insomma, una notte con delle belle ragazze è sempre meglio di una notte fra Birre e Play, no?" Polo espresse la sua opinione, e anche se non concordavo con lui, risposi che aveva ragione. Guzmàn mi guardò strano, sapeva che non ero d'accordo, ma non disse nulla, perchè anche lui era eccitato all'idea di poter passare una notte con tante belle ragazze intorno. In poche parole i miei amici avevano appena organizzato una festa a casa mia e io come al solito non replicai, accettando controvoglia la cosa.

Casa Ander, 22.27

La casa era strapiena di gente, la musica era altissima e l'alcool era ormai sparso un po' ovunque. Dopo due partite perse a BeerPong decisi che era il caso di salire un attimo in camera mia per starmene lontano dalla confusione ed evitare di rimettere tutta la birra in salotto. Entrai nella stanza, la testa mi girava, non avrei dovuto unire canne ed alcool, conosco bene i miei limiti, eppure li supero sempre. 

"Ciao straniero!" "Carla? Ma cosa diavolo ci fai qui?" si alzò dal mio letto e mi raggiuse "Cercavo solo un po' di tranquillità, ma adesso vado via." Non feci in tempo a replicare che lei mi sorpassò e uscì dalla camera. Ci ragionai un secondo, cercando di riordinare un po' i pezzi. Di scatto uscii dalla stanza anche io, urlado il suo nome e dicendole di aspettarmi. Non feci in tempo a raggiungerla, Samuel e Valerio mi bloccarono "Ecco dove cazzo eri finito, coglione! Adesso vieni a farti un'altra partita a BeerPong con noi, e poi ti aspettano tanti altri giochi da fare per sballarti. Sai che adoro farli e che ne conosco tantissimi" Valerio quando non era sobrio aveva una parlatina assurda. "Dai Valerio, non mi va di giocare!" risposi un po' scocciato intento a cercare Carla con lo sguardo."Eh no amico, nessuna scusa. Adesso vieni a giocare con noi!" Mi trascinarono al tavolo dal gioco, e fui sorpreso di ritrovarmi davanti Carla , in tutto il suo splendore. "Allora? Vediamo chi tra di noi è più scarso in questo gioco, ti va?" Come diavolo avrei potuto rifuitare quella richiesta. Accettai e ci scambiamo un sorrisetto di intesa. "Ander, vedi di non farti battere da una ragazza!" i miei amici continuavano a ripetermi insistentemente quella frase, facendomi deconcentrare. Il gioco era già iniziato e sembravamo essere alla pari, sia di sobrietà sia di bicchieri mancanti. Due a testa. Era il turno di Carla, che per mia sfortuna passò alla grande facendomi restare con un solo bicchiere. Io, però, non fui da meno e la pallina da me lanciata finì dritta nel suo penultimo bicchiere. Era nuovamente il turno di Carla, e se avesse fatto centro avrebbe vinto. In quel momento decisi di provare a distrarla e la mia mente poco lucida pensò che il modo migliore di riuscirci era quello di giocare con il mio corpo. E così feci; la infuocai con uno sguardo assassino, mentre mi mordevo leggermente il labbro inferiore, sogghignando. Mi sbottonai lentamente la camicia, fingendo di essere accaldato. Bastò solo un bottone a farle sbagliare il lancio. Le persone intorno a noi urlarono un no all'unisono, mentre io, soddisfatto del mio lavoro la guardavo con un ghigno. Lei si morse il labbro, mimando poi un qualcosa simile a non vincerai comunque. Nonostante fossi un po' confuso dalla sua frase, lanciai la pallina, che finì nel bicchiere, facendomi così vincere la partita. Mi saltarono tutti addosso come dei matti, come se avessi vinto chissà cosa. Io restavo a guardarla, mentre con il suo solito sorrisetto se ne andava verso le scale. Non staccò neanche per un secondo i suoi occhi dai miei. Riuscii a liberarmi dalla presa dei miei amici, intenzionato a raggiungerla,  ero certo che mi stesse chiamando con lo sguardo. "Dove te ne vai, amico? I giochi non sono finiti" disse Samuel. Guzmàn si intromise dicendo lui di lasciarmi andare " va e conquista" mi disse poi all'orecchio. Gli sorrisi e corsi subito su per le scale, sapedo che l'avrei trovata in camera mia. Entrai e la vidi poggiata alla scrivania. Appena mi vide posò il bicchiere di champagne e mi venne incontro. "Mi stai seguendo per caso?" mi chiese ad un passo da me "No! Volevo capire che cosa intendevi con non vincerai comunque !" Rise per poi puntarmi i suoi grandi occhi verdi addosso. "Non vincerai comunque perchè non otterrai ciò che vuoi!"  Stava farneticando e continuava a ridere, era palesemente ubriaca "Quanto hai bevuto?" si buttò sul letto "Solo un po' " disse facendomi il gesto con la mano,poi continuò "Il giusto per rendermi conto di quanto tu possa intrigarmi e quanto allo stesso tempo tu possa piacere alla mia cara amica Lucrecia" Sbalancai gli occhi, cosa cazzo stava dicendo?  "Insomma... mi piacerebbe sapere di cosa sanno le tue labbra, ma spezzerei il cuore della mia amica e non posso farla soffrire più di quanto già fa!" "Ma cosa stai dicendo, Carla?" si mise a sedere "Sto dicendo che mi fai impazzire, ma la mia amica ti vuole più di me, si vede a un miglio di distanza." "Carla non ti capisco comunque, cosa vuoi da me?" cominciavo ad alterarmi un po', quel discorso non aveva un nesso logico e alcun senso, e io ero troppo ubriaco per poter leggere tra le righe "Cazzo Ander! Sto dicendo che voglio tutto ciò che puoi darmi, ma che non potrò mai averlo." faticavo a comprenderla; stava forse dicendo di essere interessata a me? O voleva farmi capire che Lucrecia lo era? "Senti, io sono ubriaco perso e tu più di me. Ne riparliamo un'altro giorno, va bene?" "Ander!" scattò in piedi "vaffanculo!" se ne stava andando, ma la fermai prima che potesse mettere la mano sulla maniglia della porta. La strattonai fuori dal balcone per cercare di farle prendere un po' d'aria e farla calmare un po' "Carla, devi calmarti adesso" le dissi carezzandole la guancia "respira e tranquillizati. Faremo questo discorso quando avremo le idee più lucide." Lei cominciò a fare respiri profondi e annuì  "Credo che andrò a casa." "Vuoi che ti accompagni?" "No, non preoccuparti ho chiamato l'autista 20 minuti fa. Sarà gia qui fuori, meglio se vado." "Aspetta" le dissi. Mi avvicinai a lei, era immobile, non faceva neanche un fiato. Avevo intenzione di baciarla, ma lei mi scanzò battendomi la mano sul petto. "No Ander! Lascia stare ciò che ho detto poco fa, non riesco a mettere insieme una frase di senso compiuto, perdonami. Non volevo dire quelle cose."  Feci un sospiro "E  allora cosa volevi dirmi?" Puntò il suo sguardo nel mio "Lucrecia. Ha smesso di parlarmi di Guzmàn, non mi parla di nessun ragazzo, ma so che in qualche modo ci sei tu tra i suoi pensieri. Me ne accorgo da come ti guarda e so che avete passato tanto tempo insieme negli ultimi due mesi, sono convinta che avrai provato a consolarla con le tue buone parole, ma penso che lei voglia più di quello. Sono la sua migliore amica, voglio il meglio per lei. E tu lo sei Ander Muñoz! Tienile la mano nel momento del bisogno e tienila stretta a te quando sarai tu a sentirne il bisogno." Detto ciò mi lanciò un ultimo sguardo e se ne andò via, la sentii borbottare qualcosa, forse un devo smetterla conl'alcool. Poi più nulla.

Gioco di Sguardi - Ander e Carla - EliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora