Che vorresti fare?

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Casa Lucrecia 17.04

Andai da Lucrecia senza avvisarla, dovevo vederla. Mi aprì la porta in accappatoio "Ander! Cosa ci fai qui?" disse coprendosi meglio con l'asciugamano. La guardai attentamente "non c'è nulla di nuovo li sotto, non c'è bisogno di coprirti" lei rise e mi lasciò entrare. "Comunque sono qui perchè abbiamo una questione in sospeso" in realtà ero lì perchè per me era come dare uno smacco a Carla e il suo attegiamento del cazzo. Dovevo riempire quel vuoto che aveva lasciato, anche se forse non era la scelta giusta. Era riuscita a tirare fuori quel lato di me che non vedevo da tanto tempo, e forse sarebbe stato meglio lasciarlo sotterrato dov'era. "Okay, fammi vestire e sono subito da te" "No, non vestirti, sappiamo entrambi come andrà a finire e avendo quell'asciugamano addosso siamo già a metà dell'opera" rise ancora e  non rispose. "Allora" cominciai "credo sia ovvio che qualunque cosa ci sia tra noi non può essere sbandierata ai quattro venti, per Guzmàn ovviamente" "Certo Ander, capisco." "bene, quindi..." dissi avvicninandomi pericolosamente a lei "possiamo andare avanti e vedere cosa succede tra di noi..." misi lentamente le mani sul suo asciugamano lilla "rendendo anche le cose divertenti..." potevo sentirla irrigidirsi ad ogni mio tocco " e interessanti, cercando di non farci scoprire." mise le sue braccia intorno al mio collo avvicinandosi sempre di più alle mie labbra "Uh! Sembra eccitante la cosa." disse ridendo "Potremmo farci piedino sotto al tavolo..." cominciò lei la frase " sotto gli occhi ignari di tutti i presenti." conclusi io. Le nostre risate rimbombavano nell'enorme cucina. "Che vorresti fare?" mi chiese quasi in un sussurro, era così vicina alle mie labbra. Non ci pensai neanche per un secondo "Beh! Adesso vorrei scoparti. Al resto ci pensiamo dopo eh!" Non le diedi neanche il tempo di rispondere che mi fiondai violentemente sulle sue labbra. 

18.30

Ero nel letto di lucrecia, la gaurdavo dormire sul mio petto, e per una volta non avevo la sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato. Carla non era di certo fuori dalla mia testa, anzi tutt'altro, però decisi di accantonare il pensiero e godermi quel momento. Baciai la testa di Lucrecia, facendole aprire gli occhi. "Grazie per non essertene andato" mi disse. Le sorrisi e feci unire le nostre labbra. "Adesso ti va di parlare un po'?" annuii con la testa. Partì subito a parlare "Mi fai sentire speciale e amata Ander, sai bene quanto mi sto innamorando di te. Mi fai perdere il controllo non appena ti vedo e mi provochi delle sensazioni mai sentite prima d'ora..." nonostante mi stesse dicendo quelle belle parole sapevo che sarebbe arrivato un ma "...ma, tu sei il migliore amico di Guzmàn e per quanto io possa averlo dimenticato, e ci tengo a precisare che è solo grazie a te, resta sempre 'il tuo migliore amico' e penso che tu come me non abbia intenzione di fargli del male" "Sono pienamente d'accordo Lu, ma tralasciando scherzi e cavolate varie di cui parlavamo prima, come potremmo andare avanti?" la vidi sospirare e scuotere il capo "Sinceramente non ne ho idea, però l'unica cosa di cui sono certa e di non volerti lasciare andare adesso che ti ho appena trovato, mi capisci?" "Certo che ti capisco. Forse dovremmo solo far calmare le acque continuando le nostre vite normalmente e aspettare il momento giusto per provarci sul serio, no?" mi carezzò la guancia e mi diede un leggero bacio "Probabilmente hai ragione, ma dovrei rinunciare a tutto questo?" chiese dandomi altri baci "Potremmo continuare a fare le cose di nascosto come due ragazzini, ma saremmo totalmente soddifasti di questa scelta?" baciai la sua mano "Beh! Se è l'unica cosa che posso fare per averti almeno un po'; per il momento va più che bene" un sorriso si fece largo sui nostri volti.


Martedì 

Il giorno dopo a scuola incrociavamo spesso gli sguardi sorridendoci di tanto in tanto. Non era una brutta situazione, anzi, forse un po' mi piaceva tutto quel mistero. Intravidi Guzmàn andare verso le macchinette e lo raggiunsi. "Hey amico! Come è andata ieri sera?" dissi stringendogli la mano. Nel frattempo ci raggiunsero anche Polo, Valerio e Samuel. "Ragazzi, per vostra fortuna non abbiamo concluso nulla, siamo ad un punto fermo. Lei vuole continuare la frequentazione e io vorrei solo scoparmela." Quella frase alzò una risata generale. "Non essere così stronzo Guzmàn!" esortì Samuel ridendo. "Ragazzi io invece stavo pensanso un'altra cosa." Valerio si intromise "Vi ricordate quando da piccoli giocavamo al gioco del perdono?" annuimmo tutti tranne Polo, che a quanto pare non ricordava. "Dai! Non ti ricordi? Quando qualcuno di noi faceva un torto ad un amico per essere perdonato doveva vincere una sfida." cercò di spiegare brevemente a Polo,che a quanto pare sembrava ricordare "Ok adesso ricordo. Ma perchè ci pensavi?" "Perchè potremmo aggiungere il perdono alla lista dei così entusiasmanti premi" disse marcando quelle parole facendo intendere che erano dei premi un po' di merda, forse aveva ragione, ma alla fine cos'altro avremmo potuto scommettere. "Con questa proposta ci stai forse dicendo di aver fatto un torto a qualcuno di noi?" disse Guzmàn ridendo. "No, ma ognuno di noi commette degli errori" disse rivolgendomi uno sguardo. Deglutii istantaneamente e sentii il sangue gelarsi nelle vene. Sapeva qualcosa e voleva pararmi il culo? molto probabile, daltronde è il fratello di Lu. "Dai! Va bene ragazzi, aggiungiamo questa stronzata alla lista. Tanto, cosa mai potremmo combinare di così pessimo da dover ricorrere al premio di una stupida sfida per poter essere perdonati?" esortì Samuel, gli altri si limitarono ad annuire e poi guardarono me. Preso dal panico annuii, forse era la miracolosa via d'uscita per la storia tra me e Lucrecia. La campanella suonò, distogliendomi dai miei pensieri. Ci avviammo tutti verso la classe. Sentii qualcuno prendermi per un polso "Non possiamo parlarne ora, ma sappi che qualcosa la so e che questo è il massimo aiuto che ho potuto darti. Adesso vai a vincere la sfida e fai in modo che mia sorella non scopra nulla." Valerio mi lasciò il polso e dandomi una spallata proseguì verso l'aula, mentre io restavo bloccato lì dov'ero, pietrificato dalle parole del mio amico. "Sei per caso paraplegico?" la voce scontrosa di carla "Resti lì imbambolato oppure entri in classe?" disse scomparendo dall'uscio della porta. Tralasciando il tono che aveva usato, perchè mi parlava adesso?  Dovevo andare infondo alla questione per capire cosa diavolo stava succedendo.

Gioco di Sguardi - Ander e Carla - EliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora