Vuoi giocare? Allora giochiamo

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Casa Guzmàn, 23.17

Carla continuava a lanciarmi sguardi da lontano, senza avvicinarsi mai. Quel suo triste sguardo mi faceva piangere il cuore Ero forse io la causa? Deciso la raggiunsi, con l'intenzione di parlarle tranquillamente, ma lei mi cacciò senza neanche farmi dire una parola "Va via per favore, non voglio problemi questa sera" si alzò dallo sgabello e andò via. Di quali problemi parlava? In meno di un secondo mi sentii prendere per un braccio "Cosa ne pensi se andiamo a fare baldoria da un'altra parte? Questa festa è pallosa!" Lucrecia era ben decisa a portarmi via di lì per accogliermi nel suo letto, ma avevo bisogno di restare alla festa e riuscire a parlare con la biondina. "Sai quanto mi piacerebbe, ma darebbe troppo nell'occhio così, Non trovi?" inventai al volo una scusa plausibile. Mi guardò con i suoi grandi occhi marroni e annuì facendomi il labbruccio, segno che non era contenta della mia risposta, ma che avrebbe accettato la cosa senza replicare. Mi lasciò un casto bacio sulla guancia e corse dagli altri. Gli occhi di Valerio mi scrutavano da lontano, seguivano ogni mio movimento dall'inizio della festa. Lo vidi avvicinarsi, così lo aspettai dov'ero. "Cazzo Ander! Smettila di perdere tempo e vai da Carla." "Lo so amico, ma non vuole parlarmi." Mi guardò strano "ma si può sapere cosa le hai fatto?" abbassai lo sguardo scuotendo il capo "non lo so, è proprio questo il problema" scrollai le spalle e mi sistemai la camicia "Vado a prendermi un drink" dissi a Valerio dandogli una pacca sulla spalla e proseguendo verso il bancone. "Un Cosmopolitan per favore!" in due minuti ero a sorseggiare il mio drink. Avevo bisogno di un po' di calma, la musica troppo alta e la voce nella mia testa non potevano più trovarsi nella stessa stanza, così corsi a rifuggiarmi in camera di Guzmàn. Non appena aprii la porta trovai Carla a guardare fuori dalla finestra "Dobbiamo smetterla di incontraci così" dissi ridendo, cercando di sciogliere quella tensione pungente che si percepiva nell'aria. "Devi smetterla di starmi tra i piedi, Ander!" esortì lei incrociando le braccia al petto. In quel momento decisi di sfruttare le mie doti adulatorie, sotto consiglio di Valerio "Forse è solo il destino a voler farci incontrare." posai il bicchiere sulla scrivania e mi avvicinai lentamente a lei "smettila di dire cazzate e vai via" "Non vado da nessuna parte finché non mi dici cosa ti prende. Carla, faccio difficoltà a capirti ultimamente" alzò gli occhi al cielo " No, sei tu quello difficile da comprendere. Non ti sorprendere se agisco così con te, sei cambiato e lo sai bene. L' Ander che conoscevo avrebbe fatto scelte giuste." "Vedi, è proprio questo di cui parlo. Cosa sono queste frasi? Cosa vuoi lasciarmi intendere" tornò a guardarmi, con quel suo sguardo pieno di fuoco " Cavolo, adesso sei anche talmente stupido da non arrivarci. Wow, sono sempre più sorpresa." e mi voltò le spalle. "Cazzo! Smettila e parla chiaro." Si girò nuovamente "non c'è nulla da chiarire." Ero esasperato, mi stava stancando. "Vuoi giocare Carla? Allora giochiamo. Tu continua a fare così, vedrai come ti tirerò fuori tutto quello che non mi dici." E me ne andai sbattendo la porta. Il gioco era cominciato sul serio, era arrivato il momento di mettere da parte la nostra amicizia altalenante e vincere il perdono di Guzmàn per me e per Lucrecia.

Lunedì, 11.23

Lezione di matematica. Carla era due banchi affianco al mio, si fingeva attenta alla lezione, ma vedevo benissimo tutte le volte che con la coda dell'occhio guardava nella mia direzione. Era sicuramente incuriosita dalla frase che le dissi due giorni prima. Quando la beccavo a guardarmi le lanciavo un sorriso e un ghigno, e subito lei si ricomponeva tornando a prendere appunti. La campanella suonò, in fretta e furia presi le mie cose e mi precipitai fuori dall'aula con l'intenzione di incastrarla in una scomoda e  veloce chiacchierata "Carla, dove vai così di corsa? Non starai scappando da me, spero!" sbuffò " se non ti dispiace io averi una lezione da seguire, fammi passare!" provò ad allontanarsi, ma mi spostai bloccandole il passaggio "devi dirmi cosa ti prende e smetterla di lanciarmi mille sguardi. Sai, potrei fraintenderli!" e bene si, il mio modo di giocare era esattamente quello, fare il cascamorto. Avevo abbandonato questo mio modo di essere a metà del secondo anno, quando la stessa Carla mi disse che facendo così non avrei rimorchiato alcuna ragazza e che non ero me stesso. E si aveva ragione, motivo per il quale in quel momento lo facevo con lei. "Cos'è questo atteggiamento che hai, Ander? Non vorrai che fraintendessi qualcosa!" citò le mie parole, aveva capito bene cosa stavo facendo, ma ovviamente non sapeva il fine. "Beh, l'hai detto tu che mi vedevi cambiato! Ciao." dissi in modo canzonante prima di andare via lasciandola lì con mille domande per la testa.

Casa Ander 20.09

Carla:

A che gioco stai giocando?

Ander:

mi aspettavo questa domanda 

Carla:

rispondi però!!!

Ander:

Vengo da te e ti spiego 

( e non inventare scuse, so che i tuoi sono ripartiti per lavoro )

Carla:

Fottiti

Ander:

Beh si oggi vorrei fottere.

Casa Carla 9.23

Suonai e venne ad aprirmi una domestica "Prego entri pure, la signorina Carla è in veranda" la ringraziai entrando e mi diressi ingiardino, dove la biondina frustrata si stava accendendo  una sigaretta, imprecando contro l'accendino rotto. "Accendino?" la raggiunsi e tirai fuori l'oggetto verde. Quasi me lo strappò dalle mani. Aspirò da quella sigaretta con forza, sentiva il bisogno dell'effetto rilassante della nicotina. Fece altri tre tiri "Perché sei qui? La risposta alla mia domanda potevi darmela benissimo un altro giorno" disse mentre io mi sedevo su una delle tante poltrone " beh! Così posso infastidirti di più, non trovi?" alzò gli occhi al cielo e si sedette accanto a me "Cavolo Ander, vorrei solo che mi lasciassi in pace..." dopo quella frase decisi di mettere da parte l'atteggiamento da beccamorto e tornai serio "Carla, dimmi il perché! Non so cosa ti ho fatto, ti prego di aiutarmi a capire." continuava a guardare il vuoto, aspirando di tanto in tanto dalla Marlboro rossa, dopo alcuni attimi di silenzio si girò verso di me " Io so molte cose, Ander! Davvero molte. Che giustificano il mio modo di comportarmi con te e non ho intenzione di dirti nulla, perché so che puoi arrivarci benissimo da solo e capire i tuoi sbagli. Ti chiedo solo di far finta che tra di noi sia tutto normale, due conoscenti che frequentano lo stesso gruppo di amici, ma che si limitano a salutarsi." stava forse scherzando?  "Carla ma come pretendi che io possa fare una cosa del genere? Come puoi definire ciò che hai detto tutto normale ?" scattai in piedi, anche lei si alzò cominciando a camminare per il giardino. " A differenza tua io ci tengo ai miei amici e se devo rinunciare a qualcosa o qualcuno e alla mia felicità per la loro, beh, lo faccio." In quel momento mi resi conto di cosa stava parlando, sapeva tutto di me e Lucrecia, ma come? Sopratutto avrebbe potuto parlarmene, senza usare mezzi termini e senza troppe scenate. "Carla, mi hai detto che noi non siamo niente, ma cosa avresti voluto che fossimo?" le dissi quella frase con il cuore in mano, lei si fermò di scatto e immerse i suoi occhi nei miei. "Non puoi chiedermi questo. Abbiamo perso così tanto tempo a rincorrerci senza rendercene conto e  purtroppo ora non ce n'è più. Dopo questo non potremo più essere gli stessi di sempre, ma facciamo in modo che sia tutto normale, non tanto per noi stessi quanto per i nostri amici, che devono stare fuori da questa faccenda." quelle parole furono un altro tremendo colpo al petto e ancora una volta non sapevo che dire. Aveva ragione, ma non potevo rinunciare a lei "Hai ragione, ma non posso rinunciare completamente a te, non potrei mai. Per me possiamo tornare alla normalità facendo finta di nulla, ma non a quella che dici tu." Si avvicinò " Ander!.." mi mise una mano sulla guancia "sei confuso, lo capisco. Lo sono anche io! Ci siamo accorti di qualcosa quando ormai era troppo tardi. Abbiamo fatto entrambi scelte sbagliate e assecondato idee che reputavamo insensate." tolse la mano " D'ora in poi smetti di farmi domande alle quali sai bene che non darò risposta, perchè non voglio ferirti ancora." provai a dirle che ero più confuso di prima e che nulla mi avrebbe impedito di scoprire ciò che voleva nascondermi, ma lei mi bloccò, dicendomi una frase completamente inaspettata "Ora va da lei e goditi ogni attimo, non lasciartela rubare dal tempo" sentivo gli occhi pizzicare, mentre guardavo il suo volto impassibile. Mi diede un bacio sulla guancia e mi accompagnò alla porta. Non le dissi ciao " Sai quanto sono determinato, mi sto rendendo conto solo ora di molte cose e non le lascerò correre via facilmente" e me ne andai.

Il quadro della situazione non mi era chiaro, l'unica certezza che avevo era che le emozioni che provavo da sempre standole accanto cominciavano ad avere un senso, era anche ovvio il fatto che entrambi eravamo stati codardi e che forse, per tale ragione avevamo perso qualcosa di bello. La domanda a quel punto era lascio tutto nelle mani del destino e vedo cosa succede? E forse si l'avrei fatto, troppe volte provando a risolvere le cose a modo mio ho finito per peggiorarle.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 04, 2020 ⏰

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Gioco di Sguardi - Ander e Carla - EliteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora