Per quelli che non credono ancora nella magia delle parole, questo é il capitolo 014. Ora leggetelo al contrario.
-Izzogg
"Ne vuoi un po'?"
Chiudo le palpebre con forza ad uno schiocco di dita e roteo il collo in maniera scattosa, disincantandomi.
Francesca mi porge il suo sacchetto di crostini e mi sbatte in faccia i suoi denti disallineati che si coordinano in un sorriso, assestandosi sul posto e tentando di tirare fuori il braccio rimasto incastrato nello spazio esiguo che incolla i nostri corpi. Mi muovo anche io, ondeggiando da destra a sinistra per cercare di liberarla, finché avverto le gambe del divanetto cominciare a cigolare e spostarsi assieme a noi. Nyv mugugna qualcosa, con la sigaretta tra le labbra e le mani a conca davanti l'accendino per proteggere la fiamma dal vento leggero, forse che devo smetterla di avere le convulsioni o che scegliere di sederci in questo schifo di poltroncina allargata solo per scaldarci più in fretta, con tanto di giubbotti imbottiti, non é stata una buona idea.
"Pensieri cosmici?" mi domanda e io infilo la mano nel sacchetto per cacciare due crostini in bocca.
"É stata una settimana pesante, non sforzarti troppo."
Stacco gli occhi dai capelli e dai pendenti di Francesca, che non smettono mai di ricordarmi la lampada che tengo sul comodino della casa a Rivoli come un santuario, e rivolgo lo sguardo verso Gaia, che ha parlato dal basso della sua poltroncina singola. Le luci alogene del porticato le sbattono sul dorso del naso oscurandole la bocca, ma so che sta disegnando un sorriso.
"Dio mio, é stato un cazzo di vortice di emozioni." -aggiunge Nyv, che é riuscita ad accendere la sigaretta- "É arrivato Buba, é arrivata Fra, é arrivata Kari.. Quand'é stato? Due sabati fa?" -si ferma a contare, scomodando le dita della mano mentre passa dal guardare il pavimento al guardare il soffitto- "Più di dieci giorni.. E a me sembra appena ieri."
Sento la sua voce calda e grave sbattere sul tavolino di fronte a noi e tornare indietro per finirmi nei timpani, ora che ogni movimento é impossibilitato e le mani sono così comode e riparate dalle bugie del mondo nelle tasche del giubbotto. Resto a guardare l'apice delle scarpe mentre si sfiorano a malapena, fino ad incrociare il suo sguardo mistico, che é già sopra il mio volto come se volesse difendermi dagli attacchi alle spalle, quando ho la testa altrove e le nuvole ne approfittano per paralizzarmi nel sonno.
Non ho molto da offrirti, lo sai.
Però, se vuoi, posso tenerti le mani nelle mie dentro le tasche del giubbotto, finché diventano calde e noi diventiamo vecchie.
É troppo?
Sí, forse é troppo.
Ma io terrò il giubbotto finché mi dimenticherò di te: non si sa mai."Beh, io ho fatto in tempo a perdere due sfide e a piangere in diretta nazionale per ben tre volte." -ride ironicamente Gaia, che alza la bottiglietta di acqua come se volesse brindarci su- "Non so se sia più patetico disperarsi per un telefono rimasto acceso o per il fatto che Rudy mi stesse ricordando troppo mio padre. Come farsi notare per i giusti meriti, ci stai riuscendo Gozzi."
"Diretta nazionale? Real Time?" -domando, nascondendo gli occhi che sorridono dietro i ciuffi disordinati- "Non ti sopravvaluti un po' troppo?"
Gaia esibisce il terzo dito mentre beve un sorso d'acqua e la risata chiara di Nyv si unisce a quella torbida di Francesca, che si sporge in avanti per poggiare il sacchetto appallottolato sul tavolino in legno scuro. Quando la bottiglia finisce di oscurarle gli occhi, capisco che lei non é più la stessa. Anche i suoi pantaloni a righe bianche e rosse hanno smesso di prestare attenzione agli intervalli regolari con cui respiro.