farti del male (G).

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Chiedo scusa per il periodo di inattività, anche se so bene che non sto facendo niente sotto contratto per cui debba necessariamente dare delle scuse. Sento comunque di farlo, perchè voi siete stati sempre disposti a capirmi e supportarmi.
Un po' di tempo per me, mi serviva e credo che mi servirá. Per cui non prometto che tornerò ad avere le stesse tempistiche di prima.
Posso provarci, quello sì.
Ci proverò.
Ad ogni modo, mi era mancato tutto questo.
PS: spero che quelle noi che non riescono a parlarsi bene, almeno qua dentro trovino la loro dimensione.

-Izzogg

La luna ha sempre avuto una forma strana ai miei occhi, porta il sapore delle cose che fanno male. Trascorri la giornata a sperare che ti sorrida, lassù, con quella sua falce tiepida che si nasconde alla luce, e quando arriva la notte, non hai il coraggio di alzare gli occhi al cielo per corteggiarla. La luna è nata oscurata dal chiarore e manifesta nell'ombra, può spiare i tuoi sogni e sa ascoltare le speranze e le paure della gente in ogni lingua del mondo: non trovo altro motivo per non pensare che si debba avere paura di lei.

Le soffio il fumo sulla guancia butterata e lei non starnutisce nemmeno, poi infilo una mano sotto l'ascella e la borsetta mi scivola lungo la spalla finendo a metá braccio. Torno alla realtà poco dopo aver sciacquato la bocca con il vapore caldo che esce dal filtro: Giorgia tiene il naso incollato allo schermo del telefono, sorrido pensando che del papá ha preso solo il difetto alla vista.

Tiro giù i pensieri dal cielo usando la corda della malinconia e aspetto che il silenzio diventi abbastanza comodo per poter svegliare la memoria e implorarle di registrare ogni dettaglio del suo volto: potrò usare questo momento quando avrò nostalgia di casa, della frangetta a scala della Fri, del turbante con il pappagallo colorato della mamma o dei sandali cuoio bruciato del papà. Ancora un po', galleggiare ancora un po' nei ricordi mentre incorro una linea continua sperando che diventi tratteggiata.

"Sicura che non vuoi dormire da me? Ci stringiamo un po'.. Sai che mi fa piacere averti intorno."

Giorgia ruota la testa e mi sorride sotto i ricci raccolti a chignon: lo schermo dell'iPhone le specchia contro un sorriso accennato che mi ricorda il volto buono della luna. Mi chiedo se anche i miei futuri nipoti avranno i suoi stessi occhi dolci.

"Non voglio farti passare cazzi, Gi." -mormora mangiandosi le parole- "Starò benissimo a casa di Vero, vedrai." -aggiunge- "E smettila di preoccuparti, mi ricordi la mamma prima di partire per il mare."

Le passo una mano sulla guancia bruna baciandole la fronte e Giorgia mi si accoccola contro come faceva quando era alta meno della metà. Muovo il pollice sopra il suo zigomo sinistro e prima che lei possa dirmi di smetterla di essere quella sdolcinata delle due, i fari della Clio di Veronica mi accecano i pensieri e le iridi chiare. Un piccolo colpo di clacson e lascio le labbra sulla sua guancia umida.

"Scrivimi appena parti domani." le sussurro all'orecchio.

"Va bene, Luciana." -borbotta mentre s'infila nell'abitacolo, non prima di avermi stritolato le ossa in un abbraccio- "Ma ora devi occuparti di te, capito? Lascia stare la Fri, lascia stare la Tidoca. Noi ti vediamo tutti i giorni e ti tifiamo da casa, sempre, sempre. E ci manchi, sempre, sempre. Siamo orgogliosi di te, in qualsiasi caso vada a finire questa cosa, mh?"

Veronica si sporge verso il sedile del passeggero per strizzarmi un occhio e aprire un sorriso incoraggiante che cede un po' alla fatica della giornata e io le mando un bacio volante a palmo aperto. Continuo a sventolare la mano nell'aria statica anche dopo aver udito il cloc di chiusura della portiera, finché gli anelli luccicano davanti la bocca di Giorgia che pare bisbigliare un Daje tutta Gi, cazzo.

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