3 - Il Pozzo

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La trama dovrà essere incentrata su una grandiosa e rocambolesca evasione, avrà lieto fine o meno? Affinché sia soddisfatto dal racconto, è necessario che la personalità del protagonista venga tracciata in modo preciso, oltre, ovviamente spiegare il motivo per cui era finito in gattabuia.


Uraquktur, Anno 1447 della Nuova Era

La gazza si posò ai bordi della grande struttura circolare, "Il Pozzo" come erano soliti chiamarlo i locali. Discese all'interno di quel buco oscuro, posandosi sulle ringhiere d'arenaria per riposare le ali. Spaventato da una guardia di passaggio si precipitò in basso fino all'ultimo piano infilzando gli artigli nella sabbia. Fece quattro salti in avanti attraversando gli spazi stretti tra le sbarre di metallo. Una mano felina afferrò scattante il piccolo volatile, lo portò alla bocca e con un morso ne staccò il collo.

- Ma guardalo, mangia come uno sciacallo! - Commentò la guardia inorridita dalle azioni del prigioniero.

- A quale schifo mi tocca assistere, per pietà dell'imperatore! - Sbuffò il suo collega aggregandosi allo scherno.

Abi ignorò il loro motteggiare e finì di sgranocchiare l'animale spingendo il corpicino del volatile contro le zanne ricurve. Masticò il resto a bocca chiusa, sputando di tanto in tanto le piume zuppe di sangue e saliva, poi ingoiò la carne assieme ai piccoli ossicini ridotti in poltiglia.

- L'idea che appartenga alla nostra stessa razza mi fa ribrezzo. - Disse acida la guardia incrociando entrambe le braccia.

Il suo collega si avvicinò alla grata e martellò le sbarre con il filo della sciabola producendo un fastidioso tintinnio metallico. - Ehi bestia, ce l'ha con te! - Gli urlò arrabbiato.

Abi seduto sulle sue ginocchia, alzò lentamente lo sguardo per fissarlo dritto negli occhi.

- Invece di perdere tempo, fareste meglio a svolgere il vostro lavoro. - Disse il prigioniero con voce grave e profonda.

La guardia vicina alle sbarre indietreggiò leggermente intimorita.

- Cosa vai dicendo, canaglia! - Gridò portando una mano all'elsa della sciabola.

- Dico che oggi uscirò da qui e questo grazie alla vostra incompetenza. - Aggiunse Abi accennando un sorriso divertito.

La guardia inspirò allarmata e strinse la presa sull'impugnatura. Il suo vicino gli bloccò il braccio per tranquillizzarlo.

- Cerca solo di confonderci, non uscirà mai da qui. Il Pozzo è la prigione più sicura dell'impero... un palazzo di nove piani scavato nelle profondità della dura roccia e una sola uscita, in alto. La sua cella si trova all'ultimo piano, quello più in basso ed è sorvegliata notte e giorno da una coppia di guardie armate che non lo perdono di vista un solo attimo, altro che incompetenti. Inoltre, ci sono quelli a tenerlo buono, bracciali in acciaio calabitico, eccellenti inibitori di magia. - Concluse la guardia puntando il dito contro i ferri del prigioniero.

Abi guardò con sufficienza gli affari serrati attorno ai suoi avambracci. - Questi bracciali sono inutili, quei pochi incantesimi che conosco non faranno la differenza nel portarmi fuori di qui. -

- Ancora che tenti di ingannarci? Sei solo un patetico illuso, ti conviene dirci quello che vogliamo sapere e sperare nella grazia dell'Imperatore. - Affermò l'altra guardia cercando di darsi un tono autorevole. Il suo collega tuttavia, non sembrò colpito come aveva sperato.

Abi scosse la testa. - Io sarei l'illuso? Davvero credete che Abi Rhum Fasra, il più grande criminale dell'Impero dei Neko se non del mondo conosciuto, colui che ha svaligiato le casse di Babelish e profanato il sepolcro dell'Imperatore Rakàphet, si abbassi al punto da supplicare la grazia? - Domandò, aggrottando un sopracciglio retorico.

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