Bus

5 0 0
                                    

"Ma buongiorno bellezza"

Mi voltai dall'altro lato, nel disperato tentativo di non incrociare lo sguardo di quel viscido verme.

"Ha dormito bene vostra maestà?" Un amico di quell'innominabile mostro intervenne. I due si accalcarono a me, stringendomi in una morsa claustrofobica. Ero bloccata, mentre i miei occhi si disperavano per immergersi nel manto del nulla circostante. Era mattina presto ed io stavo aspettando la corriera. Sfortunatamente vivevo in un posto bastardo e le persone che lo abitavano erano altrettanto odiose e insopportabili.

"Devo dedurre dalle tue occhiaie, che l'altra sera hai festeggiato, o sbaglio?"

Sguardo puntato verso il basso e orecchie doloranti che vorrebbero smettere di funzionare per alcuni minuti. Quelle voci che rimbombano attorno a me si intensificano. Il cuore che batte forte, sembra essere nel profondo del mare oscuro. Attorno a me, mostri marini pronti a dilaniarmi, privarmi della dignità, della positività e di qualsiasi parvenza di essere umano.

"Sei uscita con qualcuno ieri sera eh? Ammettilo che ti sei divertita con il nostro amico. Ci ha raccontato che è stato fenomenale."

Le voci mi rimbombavano nella testa, l'una che sovrastava l'altra. Una, due, tre, quattro... avevo perso il conto delle battute sulla serata precedente.

"allora, non ci rispondi puttana?"

Un insulto, poi un altro e un altro ancora, ma nessuna ancora per il momento. E forse nessuna sarebbe stata calata ad una sfigata come me.

"Cos'è che succede? Hai perso l'uso della parola?"

La testa che scoppia. Basta. Le mani che tremano, il cuore che sta morendo lentamente. Le dita che fremono.

Un'intuizione. Un flash nel buio delle tenebre marine; una frase detta da qualcuno nel corso della mia breve e triste vita: "Se nessuno accorre a te, salvati da sola." Stessa sensazione di prurito alle mani, gli occhi che piangono, l'animo che grida, il corpo che trema. Una mossa. I due ragazzi si ritraggono spaventati.

"Tu hai?" è stato solo un momento, passato troppo in fretta. Sono furiosi. "Come hai osato tirarmi un pugno in pancia? Sei solo un'inetta sfigata..."

Le parole corrono di nuovo, ma questa volta so cosa devo fare: urlare. Una, due, tre volte, fino a che il vicinato non si sveglia spaventato e preoccupato. I miei genitori nella casa davanti, accorrono. Si bloccano, vedendo un ragazzo con l'occhio nero e un altro pronto a saltarmi addosso.

"Voi due." Mio padre, lapidario, li fulmina con lo sguardo. "Non osate avvicinarvi a mia figlia."

In quel momento, nonostante la vestaglia da notte e i capelli arruffati, è l'uomo più autorevole che io abbia mai visto. Farebbe paura a Dracula.

"Amore, vieni qui. Sei al sicuro." Aggiunge, notando la mia irrequietezza mentre mi accosto a lui e lo abbraccio stretto. "Oggi resti a casa, su vieni."

Stiamo per entrare in casa, quando minaccia i due ragazzi increduli e arrabbiati: "Un altro passo falso, e vi ritroverete in acque più buie della notte."

AneddotiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora