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-Hyung! Hyung! Ha mosso le dita!-

La voce del più giovane del gruppo raggiunse Namjoon dal corridoio carico di porte identiche, che poco dopo fu seguita dalla comparsa del ragazzo con le pupille dilatate. Il leader guardò il suo dongsaeng* raggiungerlo velocemente vicino alla macchinetta del caffè e fermarsi davanti a lui con gli occhi carichi di aspettazione. Aspettava la sua reazione, aspettava di ascoltare quello che voleva così disperatamente sentirsi dire. Namjoon, allora, si strinse il cuore in modo che il dolore fosse meno lancinante e forzò un piccolo sorriso sulle sue labbra, tirando i muscoli più che poteva. Non era abbastanza convincente, ma non aveva la forza per fare più di questo.

-È un ottimo segno, Jungkook.-

Namjoon strappò fuori dalla sua bocca quelle parole false per vedere un briciolo di sollievo negli occhi del più giovane, per vedere il suo petto respirare più serenamente. In preda alla nausea, inghiottì i sensi di colpa che come un'alta marea lo avevano riempito fino a raggiungere la gola.

"Prima o poi dovrai dirgli che quei movimenti alle dita sono solo degli spasmi muscolari involontari."

Era vero. Avrebbe dovuto. Ma la verità era che non aveva il coraggio di distruggere l'ultima scintilla di speranza che era rimasta nel gruppo. La voleva coprire dal vento gelido della disperazione e dello sconforto, proteggerla sotto una campana di amore e di determinazione. Perciò, tirò i muscoli facciali ancora di più nel tentativo di allargare quel malandato sorriso e allungò la mano verso Jungkook, porgendogli il caffè che aveva preso per lui.

-Gli stavi ancora cantando una canzone?- chiese il maggiore, osservando il ragazzo mentre ingollava il liquido bollente.

Il giovane finì la bevanda in due soli sorsi, spingendola nella sua gola con una smorfia e buttò il bicchiere nel bidone.

-Sì.- rispose semplicemente, lasciando intravedere un leggero velo di imbarazzo.

Questa volta, le guance di Namjoon si sollevarono con più sincerità, formando due piccole fossette agli angoli della bocca.

-Fai bene. Il dottore ha detto che l'udito è l'unico senso che rimane attivo durante il coma.- disse, dando una pacca sulla spalla del più giovane.

-È quella nuova canzone che mi hai fatto sentire?- aggiunse poi, guardandolo con una punta di orgoglio nascosta negli occhi.

Vedendo Jungkook annuire semplicemente abbassando il capo, il leader non poté fare a meno di sorridere. Quel ragazzo era sempre così insicuro riguardo a tutto ciò che non fosse il canto o il ballo eppure stava sviluppando davvero un grande talento nella composizione. Per questo motivo, quando faceva sentire a Namjoon qualcosa di nuovo che aveva prodotto il maggiore cercava di incoraggiarlo il più possibile, spingendolo a pubblicare i suoi lavori. Il momento migliore dopo averlo ricoperto di complimenti, era vedere gli occhi del minore riempirsi di soddisfazione e orgoglio e brillare come stelle di una passione così innocente che il ragazzo non poteva fare a meno di invidiare.

Quando anche Namjoon ebbe terminato il suo caffè, seguì il suo dongsaeng lungo il corridoio costellato di qualche quadro appartenente ad un artista anonimo ed infine raggiunse la stanza duecentovenitquattro. Non appena Jungkook afferrò la maniglia, essa però gli scivolò dalle mani abbassandosi da sola e aprendo la porta. I due ragazzi alzarono lo sguardo ed ebbero un leggero sussulto non appena incontrarono gli occhi scavati e inceneriti della persona di fronte a loro.

-Ciao Tae, non sapevo che saresti venuto.- disse Namjoon, cercando di non suonare troppo sorpreso.

Il ragazzo doveva essere arrivato dal secondo ascensore, posto nell'altra ala del reparto, altrimenti il maggiore lo avrebbe sicuramente visto passare. Il giovane, o l'ombra di esso, lo fissò per qualche istante con quello sguardo vuoto che gli metteva i brividi.

Dreamland (P.JM)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora