27

58 7 3
                                    

Voleva scappare. Lo desiderava così ardentemente da sentire male al petto. Ma sapeva che non poteva. Non con la prospettiva della persona che lo aspettava. Nonostante ciò, serrò gli occhi in un morsa e strinse i denti più forte che poteva. La tentazione era grande. Abbandonare quel viaggio, rinunciare alla speranza di uscire di lì e accontentarsi di nutrirsi della sua immaginazione sarebbe stato così facile. Così conveniente. E così maledettamente meno doloroso.

La sua mente sembrava incastrata in un disperato loop di frenetici pensieri.

"Perché devo essere solo?"

"Voglio Jein."

"Voglio Tae."

"Voglio mio padre."

Un soffio di vento freddo gli sfiorò la pelle, facendo scattare i suoi nervi come fuochi d'artificio. Il fantasma di Jein gli aveva dato un bacio sotto all'orecchio. Una serie violenta di brividi prese a camminargli sul corpo, giocando a far tremare le sue dita.

"Smettila!"

"Allontanati da lei!"

Il fantasma continuò con estrema lentezza a tracciare un percorso con le labbra dalla sua mandibola alla sua clavicola. Jimin tremava sempre più violentemente, ma le sue mani non si mossero né i suoi piedi si allontanarono.

"Io... non ce la faccio."

Silenziosamente, una lacrima prese a farsi strada sul suo viso. Jimin la lasciò fare, perché sapeva che non avrebbe avuto modo di fermarla. Né lei, né le sue sorelle che poco dopo la seguirono.

-TaeeeeeeeeTaeeeeeeee!-

Al suono della propria voce, le ciglia di Jimin sfarfallarono sulla sua pelle. Aprì leggermente gli occhi umidi ed inglobò velocemente la nuova scena che aveva preso piede.

-Brutto sssssssscemo che non sei altro... vieni quaaaaa!-

Una copia di sé fece il suo ingresso in un parco avvolto nel buio della notte, silenzioso come le stelle. La copia barcollò leggermente verso una panchina solitaria, abbandonandosi sul freddo metallo e catapultando la testa all'indietro. Pochi istanti dopo, Taehyung lo seguì con il telefono in mano puntato sul volto del ragazzo ubriaco e il viso contratto in una risata spasmodica.

-Taaaaaaaeeeeee... zioooooo, dobbiamo parlare...-

La copia di Jimin divorava le parole con il suo forte accento di Busan e la lingua incollata alla bocca dall'alcol. Il ragazzo che osservava la scena per un momento dimenticò tutto. Il fantasma alle sue spalle, la sua solitudine, le sue insicurezze.

Sbatté le palpebre un paio di volte, sciogliendo l'appiccicume delle lacrime residue, e osservò il volto del suo migliore amico sparire, divorato da una risata profonda e talmente forte da impedirgli di respirare.

-Taeeeeee, smettila di ridere, cretinoooo! Dobbiamo parlare di cossssse sssserie!-

Taehyung sembrava sordo ai richiami dell'amico, mantenendo il telefono davanti al suo volto mentre si afferrava la pancia dolorante a causa delle risate.

-Ascolta, zio... tuuuu... non ti puoi comportare così! Noi ssssssiamo una famiglia!- aveva esclamato lamentosamente la copia di Jimin.

Lentamente, il ragazzo ubriaco sembrò perdere le energie che lo avevano animato all'inizio della scena e abbandonò il capo sulla spalla del giovane accanto a lui. Taehyung, per contro, si era zittito improvvisamente abbassando lo sguardo a terra. Jimin poteva vedere il rimorso riaffiorare nei suoi grandi occhi scuri e formare delle piccole chiazze di tristezza.

-Ssssiamo una famiglia... quindi dobbiamo comportarci come tale...- continuò la copia, trascinando ogni parola sulla lingua.

Il suo amico sembrò trarre un respiro tremolante, incerto. Teneva gli occhi lontani dal ragazzo appoggiato alla sua spalla e aveva abbassato il telefono, passandolo nervosamente da una mano all'altra.

Dreamland (P.JM)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora