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La copia di Jimin rimase congelata sul posto, più ferma e priva di vita di una statua. Gli occhi spalancati erano fissi sull'ovale del viso della ragazza con una supplica e un disperato interrogativo scritti nelle pupille. Miyon, per contro, manteneva lo sguardo al pavimento e le braccia incrociate al petto, come a voler sottolineare la distanza fra di loro.

-Cosa... perché?-

Quando finalmente la copia riuscì a parlare, la lingua inciampò nelle due brevi parole e la voce assunse un tono acuto, simile alle implorazioni di un bambino.

La ragazza non sembrò farvi caso. Sbuffò semplicemente, passandosi una ciocca di seta scura dietro all'orecchio in un gesto perfettamente misurato.

-Jimin, sei un ragazzo molto... dolce. Ma non sei il mio tipo.- replicò infine lei, sollevando per la prima volta gli occhi su di lui.

Quello fu il primo schiaffo della giornata. Il suo sguardo. Quando Jimin poté finalmente incrociarlo, vide qualcosa che fece più male delle parole. Indifferenza. La più totale, insipida, asettica indifferenza. Per lei tutto ciò non aveva importanza. Lui non aveva importanza. Non aveva valore.

Non che Jimin fosse innamorato di lei. All'età di quindici anni non sapeva neanche cos'era l'amore. Aveva sicuramente una cotta. Forse era per quello che la chiamavano così, una cotta. Perché bruciava tremendamente.

-E in più... Jae è tornato single.-

Ed ecco il secondo schiaffo. Questo lo colpì più forte del precedente. In effetti, ciò che bruciava di più era il suo ego. Non tanto l'idea che lei voleva lasciarlo. No, non era quello il punto.

Perché non lui?

Perché lui era sbagliato?

Cosa c'era di sbagliato in lui?

Non era abbastanza bello?

Non era abbastanza simpatico o intelligente?

Cosa avevano altri che lui non possedeva?

-Cosa... cosa intendi dire?- aveva mormorato la copia in un filo di voce.

Non era stupido. Sapeva che Jaebum era l'ex di Miyon. Era il tipo più popolare della scuola, con i suoi stupidissimi centottanta centimetri di altezza e il suo corpo da atleta. Ma non era giusto.

Perché lui non poteva andare bene così com'era?

Era davvero così terribile il suo aspetto?

Era basso, questo era vero, ma era forse per questo che non poteva essere considerato?

-Mi dispiace Jimin. Ci si vede in giro.-

Detto ciò, Miyon si staccò dagli armadietti e si allontanò da lui senza voltarsi indietro. La copia non poté fare altro che rimanere lì, ferma in mezzo ad un corridoio vuoto con gli occhi spalancati e la bocca socchiusa come un pesce impalato.

Jimin guardava la scena con una sensazione di gelo nel petto. Il dolore si era gradualmente trasformato in una sorta di anestetico che gli aveva addormentato i sensi. Era come se avesse chiuso fuori tutto. Tutto ciò che gli si avvicinava assomigliava ad un oggetto contundente pronto a trafiggerlo.

Non era per Miyon. A distanza di così tanti anni non gli importava neanche più di quella faccenda. Rimpiangeva di avere sprecato quei quattro mesi al suo fianco, quello era certo. Ma non era quello il problema.

La sua copia, dopo minuti di immobilità, sembrò uscire dal suo stato di glaciazione. Come se qualcuno l'avesse finalmente liberata, rompendo lo strato di roccia che ne impediva i movimenti, si slanciò in avanti con impeto, dirigendosi verso il bagno.

Dreamland (P.JM)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora