Frammenti di vetro

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«Perché deve essere sempre lui in ritardo?» sbuffa Hobi appoggiandosi sullo stipite della porta.
Rispondo con un piccolo e tirato sorriso, intanto che mi accarezzo con la mano una mia spalla, «Non lo so», sospiro, facendo orecchiare al mio amico un senso di confusione e distrazione.

La verità è che non riesco a non pensare a ciò che ha ammesso Jungkook in infermeria: è così pericoloso?
Stento a crederci pensando che quelle mani che mi tenevano stretto il collo ormai pronto a far bloccare il mio respiro dentro di me, sono le stesse con cui si copriva le guance arrossate per l'imbarazzo a rivolgermi la parola.

Se dovessi descrivere con una semplice parola quel ragazzo, direi uno specchio:
mi sembra di poterlo vedere mentre barcolla su un punto stretto e piccolo, sicuramente non adatto per farlo rimanere in equilibrio; ma - in quei pochi secondi - potrei vedere Jungkook con un tenero sorriso intanto che compie dolci gesti.
Però, impossibile evitarlo, d'un tratto lo specchio scivola giù e migliaia di piccoli frammenti appuntiti m'infilzano, ognuno con un riflesso diverso.
Come se inizialmente non fosse proiettata una persona unica.

Jungkook mi colpisce inaspettatamente con la punta di vetro ogni volta che ho l'opportunità di parlargli, lasciandomi poi con il lacerante dolore di volerne sapere di più, scavare sempre di più, raccogliere sempre di più.

Una goccia di pioggia bagna il mio naso, così scocciato alzo la testa e noto immediatamente che dei nuvoloni neri stanno ricoprendo il cielo che fino a qualche minuto fa era pulito.
«Secondo te c'è ancora qualcuno qua dentro?» sussurra Hobi, come se stessimo parlando di un segreto di Stato, intanto che si avvicina ad un punto in cui è possibile rimanere asciutti, «Merda, proprio adesso?» impreca.
Sbuffo avvicinandomi lentamente alla porta vetrata, cercando di sbirciare all'interno: la biblioteca è quasi del tutto vuota, noto semplicemente poche e deboli luci accendersi e spegnersi creando un'atmosfera, direi, inquietante.
Gli studenti, ormai stanchi di un pomeriggio passato a studiare, si avvicinano all'uscita, salutando prima la figura slanciata e snella della bibliotecaria che - in maniera presuntuosa - è seduta con una gamba sopra all'altra intanto che è impegnata a leggere un romanzo con tutta la sua attenzione, immersa nelle pagine che sta letteralmente mangiando, mentre con una mano si pettina i capelli ormai tendenti al bianco a causa della vecchiaia.
Le figure - con il passare dei secondi - diventano sempre più annebbiate, a causa di tutta l'aria espirata che tiro fuori e che va ad impannare la porta.

«Ci sono poche persone» avviso, intanto che compio giri con la manica della felpa provando a pulire il vetro.
«Io sto morendo di freddo» si lamenta Hobi imbronciato calciando l'aria con le sue sneakers.
Incombe un silenzio bello lungo, ma ad interrompere quest'atmosfera è un ticchettio di tacchi avvicinarsi all'entrata, quindi volto la testa verso la direzione del rumore e noto la bibliotecaria aprire la porta, per poi incrociare la braccia a causa del freddo.
«Volete entrare? Sta piovendo» alza gli occhi al cielo chiedendo con il tono più dolce possibile, nonostante un accenno alla superiorità dà la conferma alla figura elegante e bella, «Chiudiamo fra cinque minuti»
Hobi rimane un attimo perplesso - cercando di capire la situazione e reagire - rivolge un'occhiata a me come se mi chiedesse di trovare un modo per darci più tempo e convincere la donna che, con occhi severi, ci osserva mentre fa girare le chiavi su un dito.

Il suono metallico comincia ad infastidirmi, così cerco immediatamente una bugia, «Abbiamo un compito domani e dovevamo aiutare un nostro amico» esaudisco diventando sempre più incerto ad ogni parola di più, «ma purtroppo non è ancora arrivato... sa, è davvero molto importante» giocherello con le mani, perciò - per non far notare il nervosismo a mentire - le infilo nella tasca della felpa.

«Esattamente!» prova a soccorrermi Hobi, nonostante anche lui sia in imbarazzo, «È possibile rimanere aperti solo per un'ora?» unisce le mani e le porta fino a farle combaciare con la punta del suo naso, ma immediatamente una risata infastidita interrompe ogni speranza.

Candid Memories (p.jm + j.jk)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora