Capitolo 5: Nel frattempo a Camelot.

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I due ragazzi non si palarono per una lunga parte di tragitto, fin quando arrivò l'ora di punta, che Merlino parlò.

"Ehm...Artù, noi dovremmo mangiare ora, ma non so proprio come si caccia, anche se abbiamo fatto parecchie pattuglie di caccia... " ad un tratto il ragazzo si mise a parlare ingoiando metà delle parole per il nervosismo.
"...ma visto che non ero io ad attaccare, ma voi, sono giustificato, io reggevo solo le armi, e poi sapete che non ho mai amato la caccia, perché uccidere quei poveri animali indifesi? Vi piacerebbe che gli animali prendessero il controllo e andassero a caccia di uomini eh, eh?" Il biondo non capì una parola di quello che aveva detto, d'altronde chi l'avrebbe capito? Non capiva nemmeno il suo nervosismo.

"Finito?"

"Credo...si può sapere cosa ho detto? È vero che detesto la caccia, ma questo inutile e disagiante discorso era solo per chiedervi come si facesse, magari voi me lo avreste spiegato, a meno che non vogliate farlo voi, ma dubito che riuscireste a malapena a catturare una coccinella, in questo stato"

"Ringrazia che sono ferito, idiota"

"Awwww!!!! Mi mancavano questi tempi!!"

"Comunque, Merlino, io non ti dirò un bel niente." disse serio. La sua espressione scemò in una più esitante e imbarazzata subito dopo, arrossendo un tantino sulle guance. "Perché non provi a- ecco- Gaius mi ha detto che sei bravo a fare incant-..."

"GAIUS?! È STATO QUI, L'AVETE VISTO?"

"Sì, ma tu dormivi, è stato lui a farmi cambiare idea, su di te...posso finire?"
Il moro annuì lentamente, arricciando il naso. "Dicevo...visto che Gaius mi ha detto che sei bravo con vari incantesimi, mi chiedevo se potevi darmi dimostrazione, sai, sono assai curioso... "

"Sono ferito!! Davvero non vi siete accorto della mia bravura quando, a quanto pare, Gaius ve ne ha parlato?" ironizzò il corvino. "Da voi non me lo aspettavo!" e chiuse il suo teatrino melodrammatico con una smorfia addolorata e una mano poggiata nella fronte, fin quando una risata fragorosa lasciò le sue labbra, non riuscendo a trattenerla a lungo. Poco dopo, per fortuna, passò di lì un coniglio e, cogliendo l'occasione si lasciò sfuggire, insieme al re, un brontolio allo stomaco, l'acquolina in bocca e un gemito di vittoria. Artù squadrò Merlino: era sicuro che avrebbe dovuto agire adesso, infatti fu' così che recitò:"Suelteo" che il povero coniglio cadde morto a terra. Al re venne un dubbio che il servo parve cogliere al volo e chiese con puro sarcasmo:"Sono scioccato, il re di Camelot che si preoccupa per un povero coniglietto!! Suvvia, Artù, so che vi turba qualcosa, chiedetemi pure." Il biondo era sicuro che nessuno lo conosceva più di lui, sembrava che lo conoscesse più lui che egli stesso.

"No, Merlino, non è per il coniglio, ma- TU!!! Cioè- quando io- cioè, tu, noi abbiamo- loro hanno!" Sbuffò confuso e imbronciato, consapevole di aver appena fatto la figura dell'idiota.

"Che dire, mio principe, sapete i pronomi personali, complimenti." Rise leggermente lui. Il biondo, totalmente preso alla sprovvista da quel nome così tanto soave che reale, prese nuovamente colore sul viso, specialmente sul naso e le gote. Era, se la sua memoria non vacillava, la prima volta che lo chiamava in questo modo, che -beh- è tutto dire. Cercando con tutte le sue forze dell'orgoglio di ignorare quella battuta esilarsnte e sarcastica, balbettando a malapena, riuscì a dire:

"Scommetto- ci getterei la mano sul fuoco e tutta Camelot- che l'hai fatto un'altra precisa volta con me, non è vero?" il re era sicurissimo di avere ragione, infatti ne aveva da vendere e la faccia del corvino gli fece percepire che ancora una volta i suoi sensi e la sua memoria non avevano scherzato con lui. Allora, spostò il dito puntato su di lui, a stringere il suo orecchio sinistro tra le mani, ghignando vittorioso, quasi in un modo presuntuoso, risultando però essere 'dolce' a suo fare.

Merthur: Merlin&Arthur  (REVISIONATA) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora