𝐏𝐚𝐫𝐭𝐞 𝟔

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-Si. Usciremo in terrazza.

Quando dissi quella frase la temperatura della stanza sembrò abbassarsi di colpo. I ragazzi mi guardarono per capire se stessi scherzando o meno.
Le loro espressioni erano molto confuse. Dopo poco tempo visto che nessuno aveva aperto bocca decisi di continuare.
-Quindi Toledo preparati. Io, te e Baltimora andremo in terrazza con gli ostaggi.
Il ragazzo annuì mentre Amsterdam mi guardava freddo.
-Ok. Vado ad avvisare gli altri..
Fece per alzarsi dal divano sulla quale era seduto ma gli diedi una spinta che lo spinse indietro ributtandondolo indietro.
-Vado io. Stai qui.... Nel caso avesse bisogno... Ci vediamo tra poco davanti alla porta del terrazzo...
Dissi per poi uscire dalla stanza e dirigendomi verso la zona della banca nella quale c'erano tutti gli ostaggi.

Ero quasi arrivata quando qualcuno mi prese il braccio e mi spinse verso muro.
-Ma che caz....
Dissi mentre Amsterdam mi guardava arrabbiato. I suoi occhi continuavano a squadrarmi mentre la sua faccia era di una vicinanza assurda alla mia.
-Ma ce la fai?
Dissi infastidita mentre il ragazzo mi lasciava andare dalla presa.
-Perché devi andare tu sulla terrazza con Toledo.
Mi disse a denti stretti.

Stava scherzando? Spero di sì.
Si era arrabbiato perché io e Toledo andavamo in terrazza?

-Sei serio?
Dissi acida mentre Amsterdam si girava verso di me.
-Si. Perché te e Toledo. E non io e Atene. Dublino e Vienna. Perché? E non dirmi cacchiate, Praga.
Disse il ragazzo mentre si passava una mano nei capelli neri.
Dal tono mi stava lanciando una sfida. Che io accettai senza pensarci due volte.
-Perché? Perché ognuno qua dentro ha un compito. Che deve svolgere. E se non si svolge il piano va a rotoli.
Gli ricordai senza nominare i miei compagni. 
Il ragazzo rise.
-Non hai risposto alla mia domanda..
Mi rispose con tono divertito, non capí il motivo visto che non c'era niente da ridere.
-Mettiamola così. Siamo nella stessa barca. Se tu affondi porti giù anche gli altri. E non deve succedere...
Dissi avvicinandomi al ragazzo.
-E chi ha deciso che sei tu il capitano della barca? 
Mi rispose il ragazzo avvicinandosi anche lui.
Non sapevo come rispondere ma lo feci per non dargliela vinta.
-E vorresti essere tu il capitano? Ma non farmi ridere.
Ribattei.
-Anche se vuoi comandare non vuol dire che tu ne sia capace.
Continuai, detto questo i nostri nasi si toccavano quando me ne accorsi mi allontanai mentre aspettavo una sua reazione.

-Ci vuole una tazza di caffè.

Disse Amsterdam mentre mi guardava sempre con un aria di sfida. Stavo per parlare ma il ragazzo era già andato via.

Siamo nel bel mezzo di una rapina, con la polizia che ci mette fiato sul collo ma almeno ci pensa il Professore. E lui pensa ad una tazza di caffè.....

Andai nervosa dagli ostaggi e li trovai Vienna che stava facendo il turno per controllarli.
-Hey Praga..... Baltimora come sta?
Mi chiese mentre guardavo gli ostaggi rimanenti. Nell'angolo vidi Arturito che ci stava provando con una signora che lo stava guardando disgustato.
Mi lasciai scappare un sorriso.
-Ha avuto un attacco d'asma.
Risposi mentre la ragazza aspettava che continuavo la frase.
-Ha bisogno d'aria. Aria fresca.
Continuai.
-Aspetta.... Stai dicendo che....
Rispose la ragazza
-Andiamo sul terrazzo.
Finí io mentre mi sistemavo i capelli ribelli.
-Quindi oggi si fa una passeggiata!!!
Esclamai ad alta voce in modo da farmi sentire da tutti.
-Vi daremo delle maschere e delle pistole, finte ovviamente. Quindi non fate strane idee...
Dissi facendo un sorriso forzato.
-Perché ci fate uscire?
Arturito. Sempre lui.

-Perché sappiamo che bisogna portare fuori il cane guarda.....
Dissi ironica all'uomo che non capí la mia "battuta".
-Alzatevi e seguitemi.
Dissi agli ostaggi e poi presi Vienna in disparte.
-Mi fai un favore...
Dissi mentre la ragazza mi guardava preoccupata. Annui.
-Controlla Dublino e sopratutto Amsterdam.... Atene sa il fatto suo. Controlla i due ragazzi.
Dissi per poi indossare la maschera e lasciando la ragazza dov'era.
-Seguitemi.

-Non ci penso proprio signorina.
A parlare era la voce di Arturito.
Non sopporto quell'uomo. Non lo sopporto.
Stavo per parlare ma qualcuno mi anticipó.
-Senti Arturo stai zitto e fa quello che Praga chiede.
Mi girai e trovai James che aveva appena parlato e dopodiché si giró verso di me. Mi sorrise.
Io ricambiai il sorriso.
-Ora seguitemi. Forza....
Dissi con fare annoiato. Odiavo ripetere le cose. Mi girai dando le spalle a tutti e iniziai a dirigermi verso la destinazione scelta.
-Arturito se non vieni mi sa che dovrò fare qualcosa di non molto bello..... Dissi. Tutti mi seguirono.

Arrivati alla porta trovai Baltimora che si era appoggiata a Toledo. Li salutai e dopodiché ordinai di mettere le maschere.
Quando tutti lo fecero misi la mano sulla maniglia. Solo allora mi accorsi di non aver parlato con il Professore.
Cercai di non pensarci e aprí la porta. Tutti uscirono e iniziarono a camminare per la terrazza, ovviamente con le maschere.
Da lontano riuscivo a vedere la polizia e molti cecchini pronti nelle case lì vicino.
Parlai un po con Baltimora, poi me ne andai a controllare gli altri fino a quando..
-Beh.... Hai molta pazienza per sopportare Arturito.
-Sai James... Io non ho molta pazienza. Mi sto trattenendo a non sparargli in testa.....
Il ragazzo rise. Ma la risata non durò molto... Fu interrotta da un rumore.

Uno sparo.

Spazio Autrice
Questo capitolo non mi piace molto. Nella mia testa usciva molto meglio, soprattutto il dialogo di Amsterdam. Comunque spero sempre che vi sia piaciuto.
Se avete qualcosa da dire, ditelo pure.

Vic♡

𝐋𝐚 𝐑𝐚𝐩𝐢𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora