𝐏𝐚𝐫𝐭𝐞 𝟓

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E quel momento era giunto. Forse nel momento sbagliato. Ma era finalmente giunto. Lo ammetto lo aspettavo. E anche con ansia.
Potrà sembrare strano ma mi piaceva l'idea di trovare un modo per risolvere il problema, con logica e intelligenza. Per questo molto spesso mio zio mi diceva che ero uguale a Sergio, ora il Professore.
La mia regola :seguire il piano.
Avrei fatto di tutto per seguirlo alla perfezione. Era tutto programmato. Ma se dovessi improvvisare lo farei senza pensarci due volte. L'importante era non perdere il controllo. Mentre pensavo a questo io e Amsterdam uscimmo dalla stanza e corremmo per i corridoi, l'uno vicino all'altra, in silenzio. Forse anche lui aspettava questo momento come me.
Arrivammo da Baltimora con il il fiatone.
-S-Si.. Baltimora?
Chiesi mettendo le mani sulle ginocchia per riprendere un po di fiato. Dopo di che mi tirai su e mi feci una coda fatta piuttosto male. Con alcune ciocche che uscivano da essa.
-Beh.....
Disse la ragazza spostandosi una ciocca di capelli colorati dalla faccia.
-Guardate voi....
Detto ciò indicò l'angolo della stanza nel quale si trovava un ragazzo, capelli castani e leggermente a scodella legato ad una..... Sedia?
Guardai Baltimora con aria interrogativa mentre Amsterdam fissava il ragazzo.
-Questo piccolo genio si è alzato di colpo e ha provato a scappare.....
-E allora hai avuto l'idea di legarlo ad una sedia. Mi sembra giusto.
Commentò Amsterdam per poi uscire annoiato e andare solo lui sa dove.
Lo ammetto. Mi immaginavo un problema diverso. Magari più... Complicato? Non era una novità che un ostaggio cercasse di scappare. Il Professore lo aveva previsto... Ovviamente.
-Senti ora vado anch'io così aiuto Atene per la produzione di soldi. Ho fatto il turno di Vienna prima per il controllo degli ostaggi nel salone.......
Disse la ragazza andando verso la porta con aria stanca. 
Annuì e se ne andò.
Mi gira verso il ragazzo che non opponeva resistenza alle corde che lo bloccavano alla sedia. Gli tolsi il bavaglio che aveva sulla bocca per impedire di urlare, ma secondo me non ne aveva mai avuto bisogno.
-Perche lo hai tolto?

Questa domanda mi lasciò completamente di sasso.
-Se vuoi te lo rimetto...
Dissi riprendendo il bavaglio che avevo appoggiato poco prima, mi interrompei quando il ragazzo mi disse di no.
-Allora cosa mi racconti?
Lo guardai per capire se mi stesse prendendo per i fondelli. Dallo sguardo capivo che si stava divertentendo a studiare la mia faccia allora feci la cosa che mi consigliava sempre mio zio e il Professore. L'avrei preso ingiro come lui stava facendo con me.
-Mah.... Niente di che..... Le solite cose. Tu invece. Raccontami un po di te...
Rise.
-Beh. Mi chiamo James e ho 18 anni. Fine. Questa è la mia vita.
-Emozionante direi..... Allora visto che non posso tenerti legato per sempre...
-Ti fidi a liberarmi?
Mi interrompé il ragazzo cosa che mi infastidí molto.
-Beh... Non ho molte scelte. Giusto? Quindi....
Incominciai a slegare i nodi fatti in precedenza da Baltimora.
Mi fidavo di quel ragazzo. Non so esattamente il perché ma non penso che avrebbe più dato problemi.
Quando si alzò notai che era molto alto e indossava un maglione grigio topo. Mi guardò.
-Vuoi o no portarmi dagli altri?
Ci rimasi a queste parole e lo accompagnai dagli altri, prima di andare mi disse una frase molto particolare : Non romperò più. Non ne ho voglia.
Magari avevamo un alleato indiretto.

Dopodiché guardai l'orologio che portavo al polso. Le lancette segnavano che eravamo dentro già da 5 ore ma sembravano passati giorni. Erano successe poche cose ma qui il tempo sembra fermarsi.
Me ne andai cantando nella mente Highaway To Hell nella mia mente facevo un giro d controllo. Mi fermai quando fui sicura che la situazione si era sistemata.
Decisi di chiamare il Professore per fare la solita chiamata di routine.
-Praga. Com'è la situazione?
-Professore è complicato......
Dissi con tono grave e questo venne notato dall'uomo.
-Cosa Praga. Rispondi.
Rispose subito il Professore spaventato. Questa cosa mi fece ridere.
-Calmati..... Tutto ok. Tranquillo. I soliti ostaggi che cercano di scappare a parte quello tutto ben-
Fui interrotta dalla radio che avevo collegato al mio auricolare. Quella per comunicare con gli altri senza farci scoprire dalla polizia.
Infatti io avevo l'unica radio per poter parlare con il Professore.

-Praga abbiamo un problema. Vieni nella sala macchine.

La voce di Atene risuonó nel mio orecchio dove tenevo l'auricolare.
Era successo qualcosa. Ma questa volta di grave. Non come prima.
-Sergio vado. Abbiamo un problema.
Dissi chiudendo la comunicazione tra me e il Professore.

Non mi importava di averlo chiamato con il suo nome. In quel momento no. Ma sinceramente neanche in altri momenti mi interessava.
Uscì di corsa e mi dirigei verso la stanza che mi aveva detto Atene. Quando arrivai, trovai Baltimora sdraiata a terra. Non dava segni di vita.
-Cos'è successo?
Dissi andando dalla ragazza e controllandole il battito cardiaco dal polso. Respirava.
Atene stava per rispondere quando arrivarono Toledo e Amsterdam.
-Ci ha sostituito Vienna e Dublino.
Esclamò Toledo per poi girarsi verso la ragazza a terra.
-È........
-No no. Respira. Ha avuto un attacco d'asma....
Rispose la ragazza visibilmente preoccupata.
-Portiamola nella Tana. Li almeno potrà riposarsi e stare tranquilla.
Disse Toledo preoccupato mentre giocava con la collana che portava al collo. Tutti annuimmo.
-Io sto qui. Il piano deve continuare. Continueremo la produzione. Ci impegneremo.
Esclamò Atene decisa. E andando verso Toledo e Amsterdam.
-Voi "uomini" muovetevi a scavare il tunnel. Chiaro?!
Continuò lei. I ragazzi annuirono.
Toledo prese in braccio la ragazza e uscì dalla stanza seguito da me e Amsterdam. Non parlammo.

Asma. Baltimora non aveva detto che ne soffriva. Ma del resto tutti non avrebbero mai detto tutto.... Me compresa.

Arrivati alla Tana, Toledo mise la ragazza sul divano che era lì. Rimanemmo in silenzio fino a quando non sentimmo una voce parlare.
-Ma... Ma dove sono?
Baltimora. Si era svegliata.
-Hai avuto un attacco d'asma.
Dissi sollevata vedendo che la ragazza stava bene.
-Ah..... Scusate se non ve l'ho detto. Non pensavo che mi venisse durante il colpo. Ultimamente non succedeva mai...
-Non ti preoccupare... Hai bisogno di qualcosa?
Chiesi sollevata e preoccupata al tempo stesso. La ragazza mi guardò confusa e poi disse:
-Aria fresca.

Aria. Per avere aria fresca bisognava uscire. Non era nel piano. Ma era pur sempre una mia amica. Allora pensai alla cosa che avrebbe fatto ogni persona che tiene ai suoi amici.

Sentivo lo sguardo dei due ragazzi su di me. Aspettavano una decisione.
-Si. Usciremo in terrazza.

Spazio Autrice
Sono riuscita ad aggiornare. Non pensavo di farcela. Tra il telefono stupido, la tesina, i compiti è tutto complicato. Comunque spero sempre che vi sia piaciuto.

Vic♡

𝐋𝐚 𝐑𝐚𝐩𝐢𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora