𝐏𝐚𝐫𝐭𝐞 𝟑

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Quando le porte si chiusero capì che era il momento di iniziare la fase due.

Di corsa andai verso l'ufficio di una donna e lo aprì con le chiavi che Toledo le aveva rubato. Se non sbaglio la donna si chiama Monica Gaztambide.

Tirai fuori il borsone che avevo messo dentro l'armadio quando ero andata a visitare la Zecca per il Professore.
Lo aprì di fretta e tirai fuori quello che cercavo. Una tuta rossa con degli anfibi neri e per finire l'oggetto che ci avrebbe caratterizzato: la maschera di Dalí.

Ricordo le discussioni che abbiamo fatto per scegliere quella maschera. C'era chi come me e Baltimora voleva le maschere di animali e poi chi come Dublino e Atene una maschera completamente bianca. Alla fine vinse quella di Dali scelta dal Professore.

Presi il borsone e corsi verso il primo bagno che trovai dopo di che la indossai.
Andai verso lo specchio. Mi guardai. Nel riflesso c'era una ragazza di tredici anni che mi guardava. Con occhi di un verde acqua, capelli sciolti  e al collo una collana d'oro. Quella ragazza aveva lo stesso l'aspetto della stessa di due anni, forse più cresciuta, prima che succedesse quel fatto....... Ma psicologicamente era cambiata... E non poco......

I miei pensieri furono interrotti da una voce che suonò dietro di me.
-Praga. Andiamo.
Era Vienna. Annuì, mi misi la maschera e poi la seguí.
-Emozionata?
Chiese mentre anche lei si tirava la maschera per coprire il viso.
Risposi di sì. Non riuscivo a dire altro.

Mi portò dagli altri. Alzai la maschera.
-Beh... Ora possiamo continuare con la fase due.
Disse Atene mettendosi la maschera e dandoci delle pistole.

Molte cose le avevamo nascoste nel tempo : pistole, fucili, caricatori, armi, maschere, mini bombe... Altre avevamo i nostri metodi per portarle all'interno.

Uscì e andai dagli ostaggi. Mi sistema i la maschera per fare l'entrata di scena. Non era una necessaria ma la volevo fare, anche mio zio Andrés l'avrebbe fatta.

Con lui avevo un rapporto strano. Su molti aspetti ci assomigliavamo invece su altri no. E su quelli che non avevamo in comune ci scontravamo molto spesso.

Entrai nella stanza dov'erano presenti tutti e con la pistola sulla spalla attirai subito l'attenzione.
-Benvenuti alla più bella rapina della Zecca di Spagna...
Dissi passando in mezzo al gruppo. C'erano esattamente le persone stabilite dal piano. Ne fui fiera.
-E siete pregati di non fare nulla contro di noi.. 
Continuai. Stavo per finire la frase quando una voce parlò:
-E dovremmo stare ad ascoltare una dodicenne armata probabilmente arrabbiata perché il ragazzo l'ha lasciata?
Mi girai verso quello che aveva parlato.

Era un uomo. Sui quaranta o forse qualcosa in più. Capelli neri e una faccia che ricordava un Umpa Lumpa.
Gli andai incontro e feci una cosa che avrebbe fatto mio zio. L'avrei preso in giro.
-Allora per tua informazione il ragazzo che non ho mai avuto non mi ha lasciata....E tu saresti ....
Chiesi anche se lo sapevo già.
-Arturo Romàn...
Rispose l'uomo continuando a lanciare occhiate alla pistola.
-Il capo della Zecca. Non è vero?
Parlò una voce dietro di me. Baltimora. L'uomo annuì.
-Beh caro Arturo,ti esce bene il tuo lavoro...comunque ho tredici anni.
Dissi sfoggiando un sorriso e per poi andarmene dall'uomo.

Amsterdam mi seguì.
-Quella testa di pinna ci creerà molti casini. Lo sai?
Disse sussurrando con molta convinzione guardandomi negli occhi.
-Si. Lo so.. Molto bene. Del resto assomiglia ad una persona qui vicino...
Risposi riuscendo a trattenere un sorriso.
-Mi stai dando dell'Arturo Romàn? Non esagerare, e poi mi sono ispirata ad una ragazza.... Magari la conosci.
Disse il ragazzo ridendo. Mi scappò una risata. Poi mi girai e ritornai dagli altri.

-Stavo dicendo. Vi conviene non fare nulla contro di noi. E io per chi se lo stesse chiedendo sono Praga.
Dissi mentre tutti mi guardavano.

-Prendete queste e indossatele. E potete chiamarmi Baltimora.
Disse la ragazza passando tra le persone e dandogli le tute, le stesse che indossavamo noi.

-E poi queste.
Disse Toledo dandogli dei fucili finti. Ci sarebbero serviti più avanti.

Finti ovviamente. Il Professore aveva chiaramente detto di non uccidere nessuno.

La strategia era molto semplice. Prendere in giro la polizia.

-Ci serve un informazione. Chi lavora qui?
Chiese Amsterdam.

Alcune persone alzarono la mano come in teoria si dovrebbe fare in classe ma in pratica nessuno lo fa.

-Allora seguitemi. Ci divertiremo tantissimo.
Disse Atene entusiasta facendo cenno a quelli di seguirla.

-E poi chi ama l'esercizio fisico?
Disse sempre il ragazzo facendo un sorriso.

Alcuni alzarono la mano tra cui Arturo.

-Arturito. Tu no. Ti vogliamo così bene che devi stare con noi.
Rispose. Nel frattempo quelle persone seguirono Toledo giù. Dovevano scavare il tunnel dalla quale saremmo scappati con tutti i soldi che avrebbe fabbricato Atene e alla quale tutti noi avremmo aiutato.

Il piano per ora stava andando alla perfezione.... Per ora.

Spazio autrice
Ora c'è anche il nostro bellissimo essere vivente di nome Arturito Romàn. Domani ho la mi prima videolezione e niente. Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Vic♡

𝐋𝐚 𝐑𝐚𝐩𝐢𝐧𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora