Interludio

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Il ragazzo stava percorrendo le caotiche calli nascoste dietro ai palazzi di Venezia. Aveva un corpo tanto esile da sembrare quasi malato. Eppure il suo sguardo era acuto e si guardava intorno con circospezione. 

Era Fugo Pannacotta, il ragazzo misterioso che aveva rivolto la parola a Coniglio e poi era improvvisamente scomparso. Si stava dirigendo verso un edificio che si trovava nella zona dietro Piazza San Marco. Lì, tra un gruppetto di vecchie case color tè, c'era il covo della gang che dominava su Venezia.


Una stanza che un tempo era stata una cantina. I lavori di ristrutturazione forse erano ancora in corso. Sparsi per il locale c'erano ancora diversi sacchi di cemento, grosse pale e picconi. 

Era stato introdotto in quella stanza dopo aver percorso un corridoio lungo e stretto, e adesso si trovava di fronte a un uomo dalla statura incredibilmente piccola.

-Come prima prova, posso dire che te la sei cavata bene...- bisbigliò l'uomo basso con tono di palese ironia nella voce.

Doveva essere molto vecchio, perché la voce era ridotta a un bisbiglio e sembrava quasi volersi perdere da un momento all'altro. La stanza era molto buia, illuminata solo dalla luce di qualche candela. Polvere vecchia, accumulatasi probabilmente in decine di anni, lasciava sfumare in ambigue tenebre i contorni della stanza. 

Al di là di quelle tenebre, l'uomo parlò ancora.

-Ma non basta per farti accettare dall'organizzazione. Lo capisci, vero? 

Il ragazzo fece cenno di comprendere.

-L'obbiettivo finale è uno solo...

-...

Per quanto cercasse di aguzzare la vista, il volto dell'uomo restava avvolto nelle tenebre e non si vedeva. Anche le candele erano disposte sapientemente in modo che rimanesse in ombra.

Fugo lo guardava fisso come se stesse cercando di leggere nell'ombra l'espressione con cui l'uomo stava parlando. 

-L'obbiettivo finale è uno solo, la testa di Bucciarati. E' tutto quello che vuole il Boss. Lo sai bene, vero, Fugo il traditore

Fugo Pannacotta era uno dei membri del gruppo che faceva capo a Bucciarati. Era stato un ragazzino prodigio, figlio di benestanti, dal sorprendente quoziente d'intelligenza di 152. Per rispondere alle aspettative di chi gli stava intorno, si era dato da fare tanto da riuscire a entrare all'università all'età di soli tredici anni. Fugo ricordava molto vagamente quel periodo della sua vita, così come di aver giocato sulle ginocchia del padre, e della madre che lo aiutava con gentilezza nello studio. 

Nell'atmosfera prosperosa di una famiglia dell'alta società, probabilmente si era solo lasciato trascinare da ciò che lo circondava. Per rispondere alle aspettative del suo prossimo, era stato un ragazzo che non si era mai fatto una propria opinione...

Certo, in quasi ogni parte del mondo, la maggior parte delle persone hanno esperienza di un periodo vissuto in una situazione del genere. In quel senso, il suo non era un caso particolarmente strano. Sia i figli dei ricchi, sia quelli dei poveri, sia quelli che hanno perso la mamma o sono stati allevati in un orfanotrofio, tutti fanno fatica a trovare la propria identità e spesso subiscono passivamente il fatto di ''essere bambini''.

Il suo primo atto di ribellione era avvenuto proprio all'università. Fugo, che non amava le persone impazienti, per una sciocchezza era andato su tutte le furie e aveva colpito selvaggiamente un professore con un dizionario. L'uomo era rimasto gravemente ferito ed era stato ricoverato con una prognosi di qualche mese. Ovviamente Fugo fu espulso. 

Da quel momento aveva perso completamente il controllo. 

I genitori avevano fatto del loro meglio per riprenderlo a convincere gli studi ma, alla minima occasione, Fugo perdeva nuovamente il controllo. Nessuno riusciva a tenerlo a freno. La madre lo pregava piangendo ti tornare come una volta e, ogni volta che lo faceva, il dolore di Fugo era grande. Per quanto ci provasse, non riusciva proprio a controllarsi. In breve si era trovato senza amici. 

Quasi senza rendersene conto, aveva cominciato a frequentare gli ambienti della malavita finché non aveva più fatto ritorno a casa.

Nonostante fosse entrato a far parte di un'organizzazione, il suo carattere violento non era cambiato. Anche lì i compagni avevano cominciato a evitarlo. Tutte le bande di Napoli seppero in breve che, quando si arrabbiava, arrivava quasi ad ammazzare di botte quelli con cui litigava. Un temperamento terribile, che sembrava voler fare da controparte a un'intelligenza fuori dal comune. In quel pericoloso equilibrio perdeva se stesso, e l'agitazione che ne seguiva lo portava a un nuovo sfogo di violenza. Fugo, per l'organizzazione, stava cominciando a diventare un peso. 

Chi l'aveva preso sotto la sua protezione a quel punto era stato proprio Bucciarati. 


Eppure adesso le loro strade si erano divise.

Le ragioni erano state molteplici. 


Le Bizzarre avventure di JoJo: Golden Heart, Golden RingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora