Capitolo 4

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Guardo il cielo blu scuro, quasi nero illuminato dalle stelle e penso che anch'io vorrei essere una di loro: una stella. Una stella che illumina il buio, che rende splendido il nero. Vorrei essere un stella insieme a tante, come tante ma diversa dalle tante, vorrei essere quella stella che dà forma ad una bellissima costellazione...

Il cielo invernale è qualcosa di stupendo, nitido e unico ogni volta anche se è sempre lo stesso da milioni di anni e sarà così per ancora tanto tempo. Orione è la mia costellazione preferita; il cacciatore che appare solo in questa stagione ma che è sempre presente anche quando non c'è .

Lo scorpione, il segno sotto cui sono nata, è il suo opposto; appare solo d'estate nelle zone a sud dell'emisfero boreale e la cosa che gli accumuna è una stella gigante rossa: entrambi ne hanno una. Io vorrei essere una gigante rossa. D'inverno vorrei essere la stella che completa Orione e d'estate quella che completa lo Scorpione.

Purtroppo non sono una stella e non brillo e soprattutto non faccio parte di nessuna costellazione, appaio e scompaio come una cometa e nessuno conosce veramente il mio cammino, la mia vita.

Sono distesa sul letto di camera mia e mi sento persa mentre sono immersa in questi miei pensieri e all'improvviso il mio cellulare suona mostrandomi una notifica: un messaggio da un numero che non conosco.
Di solito non ho tanta voglia di leggere subito i messaggi, non voglia dare importanza a qualcosa che è solo costituito da connessioni virtuali però il fatto che non conosco il numero mi insospettisce e quindi decido di aprire subito la notifica e leggere il messaggio.
<ehy ciao>

Tutto quello che c'è scritto.

<scusa, chi sei?>

Aspetto curiosa una risposta e mi chiedo davvero chi sia e il perché di questo messaggio. Poco dopo mi arriva la risposta.

<Sono Elias...ho preso il tuo numero dal gruppo di classe>

<Ah...e perché mi hai scritto?>

<Volevo sapere se hai pensato alla mia proposta e se hai una risposta...>

Giusto la proposta di fargli le ripetizioni di inglese...l'avevo messa da una parte della mia mente e l'avevo lasciata lì, effettivamente gli dovrei dare una risposta ma mi piace troppo lasciare le persone in sospeso: mi dà un senso strano di piacere e controllo sugli altri.

<In realtà ancora non ce l'ho la risposta... domattina ti dirò quando ci vedremo in classe> Gli rispondo dopo un quarto d'ora buono.

< Ok...non vorrei farti scomodare tanto se non ti va> mi risponde quasi subito. Sembra se la sia presa ma non gli voglio dare la soddisfazione di una mia risposta.

Mi metto il pigiama e mi preparo per andare a letto però prima mi affaccio in cucina per vedere se c'è ancora qualcuno sveglio e ci trovo mia madre. Mi avvicino a lei e vedo il suo solito sguardo triste, mi guardo attorno per essere sicura che non ci sia mio padre a osservarci.

- Sta dormendo profondamente, non ti preoccupare- mi fa rassicurandomi.

Ci guardiamo un po' e capisco che è una di quelle sere, che da un po' che mancavano, in cui si sfoga con me e ci diamo una mano a vicenda. Non è solo mia mamma ma la mia amica e compagna di questo strano destino.

Iniziamo a chiacchierare, più precisamente lei inizia a parlarmi e a dirmi tutto quello che le viene in mente al momento e io provo a razionalizzare ciò che dice per confortarla e in un certo anche confortarmi.

- Cosa dovrei fare?- mi chiede ad un certo punto.
- Lo sai come la penso, mamma. Però io ti appoggio in tutte le tue scelte perché credo che tu abbia più capacità di giudizio di me ma sai anche che sono forte quanto te e se volessi agire io sono con te.- le dico per l'ennesima volta ciò che penso.
- Arriviamo sempre a questo discorso e io ormai non so più che fare: tu mi dici di provare con il divorzio però sappiamo entrambi che tuo padre è una mina vagante e non so davvero come possa reagire ad una mia decisione del genere, anzi me lo immagino e il quadro è peggiore di ciò che stiamo già vivendo ora.- e non so se darle ragione o meno perché quello che dice ha il suo senso ed anch'io ho tanta paura effettivamente.

So che se mia madre prenderebbe una decisione coraggiosa come il divorzio mio padre farebbe qualcosa di pazzo e dovremo essere preparate a difenderci da lui però non riesco nemmeno più a sostenere una situazione come questa attuale.
- Hai ragione, però nemmeno trovo giusto che non possiamo uscirne.- e mentre dico ciò mi si fa evidente come una gabbia intorno a noi.
- Io non posso più, ma tu si: appena sarai riuscita a raggiungere la tua indipendenza economica potrai andartene via per la tua strada libera.-
- Mamma ma non capisci che non riesco a concepire il fatto di doverti lascia sola!- e mi si forma un groppo in gola mentre dico queste parole.
- Non lo so, bambina mia... non so davvero come può andare avanti 'sta storia.- mi fa con tono disperato mentre si mette le mani tra la testa.
Le poggio una mano sulle sue spalle piegate.

- Non c'è bisogno di trovare una soluzione ora, e poi ci sono io che ti aiuto. Non ci pensare.- concludo e ci abbracciamo senza più dirci niente.

È tardi ed è ora per entrambe di andare a letto che domani ci tocca a tutte due un'altra giornata impegnativa.

Alle sette in punto suona la sveglia e mi preparo come ogni giorno: altra giornata da affrontare.

All'ingresso della scuola noto subito Elias che mi viene incontro e so già cosa inizierà a dire e lo fermo fin dall'inizio mettendogli un dito sulle labbra per silenziarlo subito.
- Buongiorno prima di tutto - esordisco - e prima che tu inizi a farmi la solita domanda vorrei essere convinta che non mi pentirò nell'accettare la tua proposta.- e tolgo il mio dito dalle sue labbra per lasciarlo parlare.
- Ok... non mi aspettavo una tua entrata così- si prende un attimo per elaborare ciò che deve dire - non capisco perché tu dovresti pentirtene... Ti sto proponendo un lavoro in cui tu guadagneresti  un po' di soldi semplicemente facendo ciò che ti riesce meglio a mio parere.-
- Perché credi che sia davvero brava in inglese?- gli chiedo seriamente curiosa.
-  Si,certo che lo credo! Almeno in questa materia sei la più brava della classe e sembra tu la faccia senza un grande sforzo quindi per questo l'ho chiesto a te e non ad altri essendo io davvero in difficoltà con questa materia.- mi sembra sincero in quello che dice e credo che ormai non ha molto senso lasciarlo ancora sulle spine.
- Ok, mi hai convinto: sarò la tua insegnante privata di inglese- mi sento strana a dire una cosa come questa e mi viene quasi da ridere- ci possiamo mettere d'accordo quando vuoi, tranne il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Il prezzo per te sono otto euro l'ora.-
Mi guarda come sollevato.
- Perfetto!- mi dice a trentadue denti e mi porge la mano e mentre stringiamo questo accordo suona la campanella ed entriamo in classe.

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