Il ritorno alla normalità e alla quotidianità che impone il lunedì è sempre qualcosa di pesante e strano; una sorta di risettaggio del proprio sistema operativo.Ammetto di avere un po' di ansia nel dirigermi verso scuola; ho paura di rincontrare Mark e della reazione che potrei avere nel rivederlo...e non so nemmeno cosa potrei aspettarmi da lui in realtà. Ho anche un po' di ansia di rivedere Kevin; mi è sembrato gentile e carino sabato notte però in un contesto diverso come a scuola non ho idea di che tipo possa essere.
E ad aggiungersi a tutte le mie ansie non da poco c'è il tocco di classe della mia professoressa di latino che decide di renderci i risultati dei compiti in classe della scorsa settimana; so già cosa aspettarmi senza che mi dia la versione corretta. In ogni caso la consegna comunque e vedo una brutta insufficienza che dopotutto immaginavo.
Osservo fuori dalla finestra e mi perdo nei miei pensieri. Senza pensieri non siamo nessuno, loro sono la nostra essenza, ci differenziano in base alle esperienze che ognuno fa nella vita, e mi viene da chiedermi se è la vita che ci fa pensare o sono i pensieri che ci fanno vivere? Non lo so forse uno è la conseguenza dell'altro.
Penso che è tutto paradossale, la vita è una continua contraddizione, continuo a rimuginare dentro me stessa guardando questo foglio pieno di correzioni rosse messo sul mio banco. Alle medie ero una secchiona, e al primo anno alle versioni di latino non mi batteva nessuno e invece adesso ho davanti agli occhi il risultato di quanto mi interessi poco o per niente questa materia e di quanto io non ho avuto, e non ho, voglia di impegnarmi in qualcosa che non mi piace. Ricordo che una volta alle elementari avevo preso una insufficienza poco grave e mi misi a piangere; se ora fossi ancora quella di una volta cosa avrei fatto per questo voto orribile? Tutto ciò dimostra quanto certe volte ci si può trovare in situazioni che non avremo mai potuto prevedere.
- Ehy, poi non hai più risposto al mio messaggio…- mi fa Elias distraendomi dal mio flusso di coscienza.
- Ehm….quale messaggio, scusa? Non ho letto niente questi weekend perdonami…- gli dico non capendo e giustificandomi di qualcosa che non so nemmeno cosa possa essere.
- Ah, no tranquilla. In ogni caso volevo sapere in quale giorno di questa settimana saresti libera per fare un po' di ripetizioni di inglese.-
- Hai ragione! Che insegnanti sgradevole e sbadata che sono…- gli dico ricordandomi dell'impegno che mi sono presa- quando preferisci, per me va bene anche domani.- concludo.
- Ah ok, perfetto. Domani è ottimo, a che ora è meglio per te? Io sono libero tutto il pomeriggio.-
- Alle tre va bene? È meglio che vengo io a casa tua se mi dai il tuo indirizzo. -
- Perfetto!- mi scrive il suo indirizzo di casa su un foglio e me lo porge.Quando suona la campanella dell'intervallo la classe si svuota e anch'io mi decido ad uscire per andare a fumare, però Carlotta mi ferma prima che mi metta la giacca.
- Ehy, come è andata a latino? Ti ho visto un po' sconsolata…-
- Insomma, non molto bene in realtà, ma me lo aspettavo.- confesso.
- Se vuoi possiamo ritrovarci ogni tanto il pomeriggio e fare le versioni insieme come abbiamo fatto domenica.- mi propone nel suo modo unico e spontaneo.
- Mi sembra un'ottima idea, se ne hai voglia ci sto, almeno ho un pretesto per studiare questa noiosa materia.- le rispondo entusiasta.
- Certo! È meno noiosa di quanto sembri, e poi studiare insieme rende tutto più divertente. - mi dice sorridendo.
- Se vuoi venire fuori continuare a chiacchierare, io sto uscendo a prendere una bocca d'aria.- le faccio mentre mi sto per mettere la giacca e prendo le sigarette e l'accendino dallo zaino.
- Verrei volentieri solo che devo passare un attimo al punto prestito della scuola per restituire un libro.- mi fa mostrandomi un malloppo bello spesso.
- Ok, va bene.- ci scambiamo un sorriso e mi avvio fuori.Nei dieci minuti di pausa dell'intervallo fortunatamente non vedo la minima presenza di Mark e questo mi fa sentire tranquilla anche se so che non posso continuare a sperare di non incontrarlo; so che capiterà dato che la scuola è la stessa.
Suona la campanella e mi avvio per tornare in classe ritrovandomi nella frotta di ragazzi che come me sono costretti a tornare alle monotone lezioni di questa giornata di inizio settimana.
Sento, ad un certo punto, qualcuno che mi punzecchia la spalla ma lascio stare immaginando sia un coglione che ha voglia di fare lo stupido scherzo ormai scaduto.Ma persiste e inizio a irritarmi, mi giro e sto per urlargli…
- Ehy ciao! Finalmente ti sei girata!- mi fa Kevin con una naturalezza assurda.
- Ma ti sembra normale puntezzecchiarmi con le dita dietro la schiena? Non potevi semplicemente chiamarmi?!- gli dico acida e irritata ma anche sorpresa di vedere lui.
- Ok...scusa...non ti ricordavo così acida.- mi fa un po' frustrato.
- Non sono acida…- cerco di inventarmi qualcosa per non farlo sentire troppo in colpa - ma non mi piace essere punzecchiata, tutto qui. Comunque ciao!- gli dico cercando di rimediare.
- Si, hai ragione...comunque io sono in quinta D, la prossima volta ci si può vedere a ricreazione.- mi risponde cercando di superare il mio rimprovero.
- Ah ok, perfetto. Io sto in terza C, la prossima volta ti porto la felpa che oggi non pensavo di incontrarti e l'ho lasciata a casa.-
-Tranquilla! Di tempo ce n'è, non muoio mica per una felpa- mi fa salutandomi ed entrando in classe.Sconcertata da questo incontro rientro in classe e le ore passano senza che io riesca a stare molto attenta.
Entro in casa e faccio per andare in camera per cambiarmi prima di mangiare però sento dei singhiozzi provenire dalla cucina e mi fiondo subito pensando a mia madre.
Infatti trovo lei seduta per terra con dei rivoli di sangue lungo il viso. Questa scena mi è troppo familiare ma ogni volta che la vedo non riesco a non rimanere scioccata e incredula.- Mamma, che ti ha fatto questa volta?- ma più che una domanda è un tentativo di rompere quei singhiozzi ritmici che riempiono la stanza.
- Ciao amore...come è andata la scuola oggi?- mi risponde come suo tipico.
- Non è il momento di parlare di me,mi sembra ovvio... Perché deve sempre fare così?- le chiedo retorica spostando l'attenzione su di lei.Vorrei solo qualcosa che mi desse una scossa e mi faccesse svegliare da questo incubo senza fine.
- Non lo so...si arrabbia e io sono quella più a portata di mano per sfogare i suoi nervi…- mi dice combattendo contro i suoi stessi singhiozzi, ma non ci riesce.
Rimango accanto a lei e iniziano a scorrere delle lacrime silenziose sulle guance; mi sento impotente, vorrei poter fare qualcosa ma è come stare in una gabbia invisibile dove sono le nostre paure a rinchiuderci dentro.
Ad un certo punto mia madre prova a schiarirsi la gola e mi prende tra le braccia.
- Amore, credo che questa volta dovrò avere il coraggio di fare ciò che non sono riuscita a fare fino ad ora.- esclama con una certa solennità e io so di cosa sta parlando.
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Il Mare D'inverno
Teen FictionLa vita è un continuo cambiamento. Questo è quello che pensa la protagonista di questa storia, una ragazza che non riesce a trovare qualcosa di stabile nella sua vita frenetica ed è in balia degli avvenimenti in prenda al fiume della vita. Linsday...