Dovevo ancora riprendermi . Mi stavo sciogliendo. Avevo la pelle d'oca e sudavo ...eccome se sudavo. Mi avviai verso le casse per pagare il vestito.
Ogni anno le strade di new york venivano addobbate con lucine di natale e banchetti. Banchetti di ogni tipo: c'è chi vendeva caramelle e dolci, chi salumi , chi libri, chi formaggi... era molto divertente. Le strade erano sempre piene. I bambini si rincorrevano felici e gli adulti approffittavano per fare una bella passeggiata romantica sotto la luna piena.
Justin mi prese la mano e iniziò a correre. Inciampai ,come al solito, per uno stupido sassolino.
-hey stai bene?- disse fermandosi
Lo guardai come per dire 'secondo te?'
Cercai di alzarmi ma sentii un pò di dolore alla caviglia.
-andiamo- dissi
-aspetta la tua caviglia- senza il mio consenso mi prese e mi mise sulla sua schiena. Potevo benissimo sentire il suo dolce profumo. E poi da qui c'era una bella visuale. -scusami- disse iniziando a camminare.
La gente ci guardava e ci sorrideva. Ma cosa volevano una foto? Era molto imbarazzante..
I suoi capelli castani quasi biondi erano scompigliati per colpa del vento. Io invece sembravo un koala attaccata al suo albero preferito.
Prese 2 frittele e ci sedemmo in una panchina.
-come va la caviglia?- disse mordendo la sua frittella. Lo zucchero si sparse per tutto il suo viso. Sembrava un bambimo pasticcione. Risi al posto di rispondere. -perché ridi?- avvicinai la mia calda mano sul suo viso e tolsi tutto lo zucchero.
- va meglio ...era solo un dolore temporale- le persone , spesso molte coppie mano nella mano, passavano e sorridevano. Più in là c'era una bambina che giocava con un suo amico. Li fissavo e senza accorgermene una lacrima scese dal mio viso.
Justin se ne accorse.
-hey..- mi avvicinò a lui e mi abbracciò. Non volevo farmi vedere debole indifesa ma non ce la facevo. Era troppo il passato mi stava distruggendo.
-Ti prego perdonami- lo guardai confusa.
-per cosa?-
- quel disegno, la collanina...- guardava tutto ma non i miei occhi - me ne sono andato...ti ho lasciata da sola-
Non sapevo cosa dire. Mi faceva troppo male. L unica cosa che facevo era piangere, avevo trattenuto per troppo tempo le lacrime e adesso era ora di farle uscire.
- Ti prego parla, di qualcosa- disse disperato. -Katlyn ti prego-
Katlyn. Era da tanto che non mi chiamava così. Amavo come pronunciava il mio nome. Era musica per le mie orecchie. Ma non potevo. Lo guardai impassibile. I suoi occhi erano rossi. Le sue mani non stavano ferme un momento. E il suo respiro era spezzato.
Justin's pov
La guardai attentamente. Era passiva. Nessuna emozione usciva dal suo viso. Non potevo capire se era arrabbiata triste se voleva perdonarmi o non voleva piu vedermi. Niente di niente.
E poi il silenzio. È la peggior punizione che mi sia mai capitata.
- non restare chiusa dentro i tuoi silenzi, esci fuori e grida ciò che pensi- urlai. Volevo che parlasse , che mi dicesse ciò che sentiva.
E finalmente parlò
- io non ti odio...Io odio me stessa- disse abbassando lo sguardo sulle mani - sai quando non ce la fai più e cedi?
Quando non ce nessuno
Quando realizzi di star perdendo tutto
Quando realizzi che anche l unica persona a cui tieni di più si sta pian piano allontanando
Quando ti senti morire
Quando senti una mancanza fissa
Quando senti vuoti che nessuno sa riempire
Quando tutto ciò che vorresti è un abbraccio
Quando si piange senza motivo o perché se n'è hanno troppi
Quando vorresti morire invece di andare avanti
Quando ti senti fuori posto, nussuno di calcola, tutti ti trattano con indifferenza
Quando di notte crolli in silenzio e inizi a tremare
Quando tutto vorresti tornare come prima
Quando vorresti solo che la persona che ti vuole bene ti dica che passa tutto e che ci sarà e ti abbraccera fortissimo facendoti sentire al riparo e che tutto ritornerà come prima - disse tutto d'un fiato - poi realizzi che non accadrà mai e ti senti morire dentro e penserai giorno e notte a quanto cazzo fa male tutto questo...ma tu sei riuscito a capirlo? No. Ti è bastato prendere e lasciarmi li in quel fottuto parco. Ti avevo aspettato tutto il pomeriggio-
si soffermò per qualche secondo - le ore diventarono giorni, i giorni diventavano settimane, le settimane diventavano mesi e da mesi anni. Mi hai lasciata quando avevo bisogno d'aiuto. Ero debole. Ero una bambina. E immagina come mi sentivo dopo aver perso mia madre.Tu. Tu eri l'unico. L'unico che poteva aiutarmi. Potevi, anche con un solo gesto, farmi ridere, farmi dimenticare . Invece no. Mi avevi abbandonata. -disse con tutto l'odio che aveva in corpo. Per tutti questi anni aveva tenuto dentro tutto questo. Aveva mantenuto la calma e cercava di vivere la sua vita come se non fosse successo nulla.
-i-io mi dispiace- ero senza parole. Abbassò lo sguardo come per dire mi dispiace ma una cosa era certa, mi meritavo quelle. Se fossi in lei gli tirerei anche uno schiaffo. Ma le parole fanno più male. Ti entrano dentro come quando una lancia ti trapassa il cuore. Senti dolore e dolore e dolore...
Cercai di guardarla ma niente. Cercai di toccarle la mano ma la ritrasse subito come se fossi un animale pericoloso.
-perché - disse con voce roca -perché l'hai fatto? Soprattutto dopo la morte di mia madre - sta volta mi guardava. Mi guardava con occhi imploranti. 'Ti prego dammi una giustificazione adeguata cosicché ti possa perdonare' ecco cosa mi imploravano i suoi occhi.
- kate eravamo piccoli. Non so cos'avevo in testa. Non so perché non ero tornato da te. Non lo so e me ne pento! - senza accorgermene stavo urlando - ti prego perdonami!! - mi inginocchiai - una cosa è certa mentre mi aspettavi in quell altalena...si in quell 'altalena io ti guardavo da lontano. Non so perché non ero venuto da te, però ti guardavo da lontano e quando te ne sei andata ero rimasto li....per tutta la notte -
-Portami a casa- disse alzandosi.
-kate t....- mi interruppe - no ti prego justin portami a casa- e così fu.
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Alone ||Justin Drew Bieber||
Fanfiction-adesso tocca a me- disse avvicinandosi - il mio regalo è piccolo ma grande - a ogni suo passo indietreggiavo - non è sicuramente un oggetto- potevo sentire il mio cuore accellerare sempre di più. Le mie gambe diventarono gelatine e i miei polmoni e...