Athena.

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Se non fosse per lui, la mia storia non avrebbe alcun senso.

"Andiamo Athena" disse mio fratello.
"La vuoi smettere?"
"Ma per quale motivo non vuoi partire?"
Girai la mia testa dall'altra parte. Ero seduta sul letto della mia camera. Le pareti gialle senape piene di miei disegni e calcoli sembravano ridere di me. Non volevo andarmene e soprattutto senza un valido motivo.

Vi spiego come siamo arrivati a questa situazione. Era un giornata normale di ottobre. Il freddo stava entrando nelle aree mediterranee dell' Italia e le foglie stavano diventando gialle rosse e marroni. 

Stavo leggendo un libro sulla veranda, ma improvvisamente una macchina nera si fermò davanti al mio cancello. Dalla macchina scese niente meno che mio fratello. Scese vestito tutto in tiro, aveva un completo nero, forse non voleva dare nell'occhio, ma la sua missione era fallita. Tutti gli anziani si voltarono mentre mettevano apposto i loro utensili. Io risi leggermente. Posai io mio libro sul tavolino e corsi ad abbracciare mio fratello, Apollo, il dio della musica, della religione, del sole e della filosofia. Aveva i capelli castani ricci e gli occhi scuri.
"Fratello mi sei mancato tantissimo." Aprii il cancello e ci abbracciammo fortissimo. Ci accomodammo dentro casa, per evitare i pettegolezzi che potevano crearsi all'interno del paese. Gli mostrai la mia casa e lui fece qualche commento sul fatto che avessi più fogli sparsi e libri di astronomia che acqua. Poi ci sedemmo nella mia camera, lui sulla sedia dove prima c'erano tutti i miei vestiti e io sul letto.

"Come stai?" Chiesi a mio fratello "Insomma ti sei fatto una vita dopo che papà è morto, io ancora non riesco a dimenticare. Sia maledetto il giorno in cui è nata quella odiosa."
"Non l'ho dimenticato." Disse di sobbalzo "Voglio dire... Sì, sono felice finalmente, mi sono rifatto una famiglia e oltre a te ora ho i miei figli e mia moglie."
"Non so come sia possibile. Noi Dei ci possiamo innamorare solo di altri esseri come noi e succede una volta sola nella vita. È la mia unica volta è stata con un ubriacone che poi si è rivelato un killer perfetto, anche lui..."
dissi bevendo un goccio d'acqua per mandare giù il nodo che si era formato in gola.

"A proposito di questo..." incominciò lui, io mi alzai si scatto.
"Non ricominciare con questa storia." dissi io, iniziai a camminare per tutta la stanza. "Io non voglio muovermi se non prima di 3 anni."
" Lo so, ma io non capisco cosa tu ci trovi in questo...posto..." lui fece una facci di disgusto guardando la mia camera. " Devi riuscire ad allenarti per interagire con degli adolescenti, i successori non saranno altro che adolescenti."

Io risi:" Non mi sembra così difficile se devo dirla tutta."
Lui mise le braccia conserte e con una smorfia disse:" E come vorresti fare?"
"Potrei mettermi nella situazione tale in cui posso fare domande strane, per esempio in una situazione tale in cui la sincerità è tutto." Apollo roteo gli occhi e rise, aveva capito a cosa mi riferivo. " E potrei dirgli: Ciao bello, non è che mi faresti vedere la tua parte più pazza."

Scoppiai a ridere al pensiero e lui mi seguì.

"E sentiamo..." dissi io risedendomi sul letto " Dove mi vorresti mandare? Dove oh dio Apollo posso avere le migliori interazioni con adolescenti in piena fase ormonale?" continuai a ridere ma quando lui mi lanciò l'opuscolo mi fermai subito. C'era scritto:" Hight school dance and singing- Los Angeles." 

Los Angeles, Los Angeles...
"Io non ci torno in America."
" Perché?" anche a lui assunse un tono serio e si rimise in piedi. Si appoggiò sulla ringhiera del mio letto per guardarmi ancora meglio.
"Lo sai bene il perché."
" Athena i tempi cambiano, come è successo all'Italia e successo anche in America."

"Basta! L'aveva detto pure lui prima che lo massacrarono di botte. " io mi misi a piangere, mi manca mi manca tutti i giorni, Aidan, la persona più buona del mondo.

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