Capitolo 1.

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Clara ripose la divisa azzurra nell'armadietto, prese la sua borsa e lasciò lo spogliatoio.

Erano le nove di sera, il suo turno in reparto era durato più del solito.
Tirò fuori il telefono dalla borsa, mentre con la mano sinistra cercava di non far cadere le chiavi dell'auto.

Sbloccò il telefono nell'esatto momento in cui usciva dall'ingresso principale dell'ospedale Sant'Orsola di Bologna, dove lavorava come infermiera nel reparto di pediatria.

Era stato un turno difficile e aveva davvero bisogno di distrarsi.

Quando finalmente riuscì a sbloccare il telefono, un messaggio di Nelson la stava aspettando.

Da Nels🐔:
"Ti stiamo aspettando, solito pub.
A che ora arrivi?"

Sorrise leggermente.

Aprí whatsapp, entrò nella chat con Nelson e premette il piccolo microfono in basso a destra.

Ormai erano i primi di Giugno e a quell'ora di sera il cielo era nel pieno della sua bellezza.
Aveva davanti agli occhi un tramonto mozzafiato che le alleggeriva un po' il cuore.

Mantre raggiungeva l'attraversamento pedonale, portò il telefono vicino alle labbra ed iniziò a parlare.

"Ci siete già tutti o devo passare a prendere qualcuno?"

Mandò l'audio all'amico e alzò gli occhi, notando che finalmente il semaforo era verde e poteva attraversare.
Si diresse a passo svelto verso la sua auto, una classica Panda 4x4 di colore rosso di cui era profondamente innamorata.

Quella macchina, benché ormai iniziasse ad essere vecchiotta, era stata la sua fedele compagna durante le numerose fughe sui colli.

"I colli" si trovò a pensare mentre entrava in auto.

Le mancavano.

Erano ormai due mesi che, tra un impegno e l'altro, non trovava il tempo per farci una fuggita.

Era stata sommersa da turni e corsi di aggiornamento e, quando aveva anche solo un pomeriggio o una serata libera, i regaz dovevano sistemare lo studio per il nuovo salotto.

Cosí, per stare insieme ai suoi amici, finiva sempre a passare il suo tempo libero nel loro studio a dare una mano.

"Non mi pagano nemmeno, questi ingrati" pensò sorridendo mentre allacciava la cintura.

Osservò il telefono, per vedere se Nelson le avesse risposto e le confermò che lei era l'unica a mancare all'appello.

Inserì le chiavi nel quadrante e partí.

Guidare la tranquillizzava, le era sempre piaciuto, soprattutto se c'era la sua musica preferita a farle compagnia.

Guiding light dei Mumford & Sons era al massimo volume, mentre la sua fidatissima panda si avviava al pub.

"And I know you claim that you're alright
But fix your eyes on me
I guess I'm all you have
And I swear you'll see the dawn again"
Cantava a squarciagola, mentre con le dita tamburellava sul volante, facendo uscire tutta la tristezza accumulata durante le ore di lavoro.

La musica era una delle poche cose al mondo che riuscivano a farla sentire completamente leggera, spensierata, come se fosse ancora una bambina.
La musica e Cesare, ma questa era un'altra storia.

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