Finale alternativo.

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Clara, la forchetta a mezz'aria mentre la portava alla bocca con l'ultimo boccone di torta al cioccolato, non poteva crederci.

Cercò di riformulare, di pensare ai fatti accaduti in quel ristorante, a quella cena, quella sera.

Cercò di capire come era arrivata a dire quel "Si", un "Si" che mai si sarebbe aspettata di dire, mai a qualcuno di diverso da Cesare, Cesare che odiava i matrimoni.

Quindi in sintesi non si sarebbe mai aspettata di dire "Si" e basta visto che Cesare non le avrebbe, in un universo giusto in cui loro stavano insieme, mai chiesto di sposarla.

Eppure, quella sera, aveva detto il suo "si" e non l'aveva detto a Cesare perché quello, a conti fatti, non era il loro universo e non lo era mai stato.

Sospirò guardando la forchetta ormai vuota; non pensava a Cesare in quel modo da anni, era certa di averci messo una pietra sopra, certa che dopo l'Africa, una relazione e una figlia fosse passata.

Invece eccola lì; fidanzata ufficialmente con un anello al dito, in uno dei ristoranti più belli ed eleganti di Londra, sua figlia a casa curata da Federico per quella sera ma con in testa e nel cuore ancora Cesare.

Il suo Cece.

Si guardò il dito indice della mano sinistra e per poco non si strozzò col resto della torta.
Bevve un po' d'acqua e poi alzò gli occhi sulla persona alla sua sinistra.

Abigail si spostò i lunghi capelli ramati dietro le orecchie e le sorrise.
Gli occhi castani risplendevano quasi quanto il piccolo anello che portava al dito, identico a quello di Clara.

Da lì a qualche mese si sarebbero sposate; ancora non ci credeva.

Abigail probabilmente colse i pensieri di Clara perché, mentre insieme si dirigevano fuori dal ristorante, la prese per mano e le chiese:

"Qualche ripensamento?"

"No" Disse subito Clara.
Dopotutto era vero, non aveva dubbi a riguardo; amava Abigail, la amava tantissimo; ma bastava davvero?
Forse no, forse non bastava amarla tantissimo, probabilmente doveva amarla più di Cesare e quello non sarebbe riuscita a farlo.

"Solo, fa strano pensare che tu, la stessa ragazza che inizialmente non voleva niente di serio, ti sia prima trasferita dall'altra parte dell'Inghilterra per me, e poi abbia deciso di sposarmi prendendoti carico di me e della piccola peste"
Concluse scherzando, dando un piccolo buffetto sulla guancia alla sua ragazza.

L'altra sorrise, baciandola delicatamente sulle labbra.

"Lo sai che amo sia te che la piccola diavoletta" Disse sorridendo per poi iniziare a parlare di tutte le cose che avrebbero dovuto organizzare: location, invitati, lista nozze...

Clara smise di ascoltare e tornò sui suoi pensieri, cercando di capire quando.
Quando era successo che la sua vita aveva preso quella piega?
Quando aveva rinunciato del tutto al suo sogno più grande?
Quando si era arresa davvero a vivere senza Cesare e prendere la vita per quello che era?

Sospirò, mentre stretta al braccio di Abigail non si rese conto che stavano passando sotto a Saint Paul.

Probabilmente quando, cinque anni prima, aveva deciso di prolungare il suo periodo di tre mesi a Londra per un anno.
Forse era stato quello il punto di non ritorno.

Ricordava ancora il giorno del suo compleanno di cinque anni prima, quando, seduta ad una panchina poco fuori l'ospedale, valutava se chiamare o meno Cesare.

Lì in quel esatto momento, Clara si era giocata la sua vita.
Chiamare o non chiamare?
Non avevano mai fatto un compleanno lontani, figurarsi uno senza sentirsi.

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