Capitolo 2

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P.O.V. Chloe

Il suono della sveglia mi fa quasi saltare in aria. Sbadiglio stropicciandomi gli occhi per poi andare alla ricerca del cellulare e spegnere quel suono infernale. Qualcuno, però, mi anticipa. Sposto il mio sguardo nel letto affianco trovando Vincenzo già in piedi intento ad infilarsi una maglia mentre Ginevra lo guarda ancora assonnata.

<Io non ci voglio andare a scuola> esordisce la bambina stringendo a sé il cuscino <Nemmeno se ti accompagno io?> chiede il ragazzo accarezzandole i lunghi capelli neri. Lei sembra svegliarsi di colpo balzando in piedi sul letto <Allora si> esclama buttando le braccia attorno al collo del fratello che dolcemente la prende in braccio.

I due si voltano verso di me, Ginevra mi guarda entusiasta <Buongiorno Chloe, oggi Vincenzo mi porta a scuola> esclama felice. Le sorrido dolcemente prima di risponderle <Ho sentito nana> spostando il mio sguardo verso il moretto <Se la porti tu dormo un altro po'>.

<A che ora hai lezione?> domanda nascondendo uno sbadiglio. Ci penso qualche secondo, giusto il tempo di connettere <Inizia alle dieci e mezza> affermo. Lui annuisce e si dirige verso la porta con ancora in braccio la sorella <Vengo a svegliarti io> avvisa prima di chiudere la porta e sparire. Faccio spallucce, anche se non può vedermi, e mi rimetto a dormire, troppo stanca per pensare o per discutere.

Il concetto di sveglia di Vincenzo è quello di accendere tutte le luci ed esclamare a gran voce <Buongiorno, ho fatto la colazione> per poi restare in piedi a fissare il mio corpo inerme fino a quando non decido di muovermi.

<Hai fatto la colazione> ripeto, anche se sembra più una domanda <Certo, quindi muoviti se non vuoi che si freddi e poi fai tardi all'università> affondo la testa nel cuscino prima di ripetere a me stessa che ha preparato seriamente la colazione e la mattina non potrebbe iniziare in modo peggiore.

Beh non ha mandato a fuoco la cucina dai, accontentiamoci.

Mi alzo controvoglia raggiungendo il ragazzo che è ai fornelli. Prima di entrare, però, mi fermo sulla soglia per guardarlo mentre toglie dal fuoco il latte e quasi si scotta perché non usa la pattina. Ridacchio divertita attirando la sua attenzione <Ah finalmente ti sei alzata> esclama poggiando le due tazze sul tavolo <Ho comprato i cornetti> mi avvisa alzado un sacchetto bianco vittorioso. Poi siede <Ho dovuto girare non so quanti bar per trovare quello alla mela, spero vada bene> mi sorride.

Prendo posto affianco a lui rubandogli il sacchetto dalle mani <Come facevi a ricordarti del cornetto alla mela?> domando stupita. Mi guarda malioso e afferma <Ti conosco> alzando le spalle.

<Dovresti sapere anche che non bevo il latte a colazione da tipo dieci anni> ribatto a tono tirando fuori dal sacchetto il mio cornetto e anche il suo, rigorosamente al cioccolato <Questo perché non fai mai colazione con me>.

Touché

<Ginevra ha fatto domande?> cambio argomento indicando il suo occhio ancora gonfio. Lui annuisce mentre inzuppa il cornetto nel latte <Le ho detto che Marco per sbaglio mi ha colpito mentre giocavamo alla Wii>.

Trattengo una risata quasi per miracolo, prima di chiedere <E lei ti ha creduto?> con la bocca ancora piena per via del cornetto. Vincenzo fa spallucce <Non lo so, penso di si, lo spero> poi mi guarda dubbioso <A proposito, sai a che ora attacca mamma questa sera?> domanda.

<Puoi raccontare anche a lei la storia della Wii> la butto lì, divertita, ma lui mi guarda male. Sospira prima di rispondermi <Non ha otto anni, peggiorerei le cose e mi ucciderebbe comunque>.

Profumo di asfalto || PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora