Incendiamo
la città.
Appicchiamo fuoco
sui vecchi fienili.
Fiamme ardenti
che avvolgono il mio paese
così come tu
quotidianamente
dai fuoco alla mia anima
forgiata in poesia
e limpido mare
che inutilmente
tenta di spegnere
la tua bramosia
folle
di possedermi.
Punti il tuo sguardo
cieco
buio
sulla mia figura
quotidianamente.
Inizio a pensare
che tenermi compagnia
nelle mie banali avventure
quasi ti diverta.
Desideri assistere alla mia vita
così come un bambino
desidera assistere
alla morte di una lucertola.
Dalla scorsa notte
ancora tremo.
Ieri mi fissavi
più intensamente.
All’imbrunire,
quando i crini del sole
prendevano a scomparire
lentamente,
ho sentito le tue mani
viscide
avvolgere insistenti
il mio collo
arrossato
pulsante.
Mi stavi avvolgendo
in un tenero abbraccio
all’aroma di morte.
Ti muovevi sui passi
di un’armonia
tenebrosa
ed io inerme
sentivo le tue membra
avvolgere con decisione
il mio corpo,
sentivo la mia persona
non darsi pace
incapace di muoversi
o ribellarsi.
Mi lasciai libidinosamente
cadere tra le braccia
del terrore
mentre i tuoi arti
informi
si muovevano sul mio corpo
ancora e ancora,
un’orrificante mano
insinuata tra le mie labbra
mi precludeva il potere
di parlare
urlare
ribellarmi
da Te
che ti impossessavi
del mio corpo
completamente paralizzato
sotto al tuo tocco.
Pensavo che un giorno
sarebbe stato troppo tardi
per salvarmi.
Immaginavo
i miei piedi strisciare al suolo,
apparentemente persi
e senza meta,
verso il tetto.
E lentamente a me stessa
sussurravo
dolci parole di rivalsa
e di sconfitta accettata.
Rassegnata
al mio fato
che usava carpirmi completamente
mi avvicinai all’estremità
di quel luogo
di incubi
da cui è impossibile fuggire,
scappare.
Mi avvolgevo
nella mia maglietta
tentando di fermare il sangue
arterioso
che zampillava dal mio corpo.
Ma ormai era tutto inutile.
Dopotutto, da chi credevo
di poter fuggire?
Te mi avresti perseguita
anche nell’altro mondo.
Sei la mia condanna a morte,
che lenta carpisce
ogni mia mera
energia
impedendomi
di ribellarmi
ogni giorno
di più.
Ma decisa
mentre mi avvolgevi
in un tuo abbraccio
mi spinsi oltre
ogni mia aspettativa.
E fu lì che
come comparisti,
scomparisti.
Nel nulla
ti dissuadesti lentamente
pezzo dopo pezzo,
arto dopo arto,
ti tramutasti in pesante
aria.
Aleggiasti sul mio capo,
poi accanto al mio cuore
come a volerne carpire
ogni più oscuro desiderio,
ogni più indegna bramosia.
Sono forse un essere peccamanioso,
io?
Oramai mi conosci così bene,
visitandomi ogni notte
e accoccolandoti al mio petto
come un tenero gattino
che dovresti saperlo meglio di me.
Sono forse un essere immondo, io?
Che, immune al giudizio altrui,
si spinge ove gli spregiudicati si sono
fermati,
ove all’imbrunire
la linea dell’orizzonte
si fonde con il colore cremisi del cielo?Diamo fuoco alla città.
Incendiami.
Bruciami assieme
ad ogni mia speranza.
Terrorizzami.